David Carretta, Il Messaggero 3/7/2015, 3 luglio 2015
PIANO UE, TSIPRAS FUORI GIOCO E GOVERNO TECNICO
Un “sì” massiccio nel referendum di domenica, che porti alle dimissioni di Alexis Tsipras, per arrivare rapidamente ad un accordo con un governo tecnico su un nuovo pacchetto di aiuti che eviti la Grexit: in sostanza è questo lo scenario su cui stanno lavorando i responsabili della zona euro, anche se i sondaggi in vista della consultazione popolare indicano risultati incerti. «Se il popolo greco voterà a favore del programma di riforme, sarebbero necessarie nuove elezioni e Tsipras dovrebbe dimettersi», ha avvertito il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt. Ma, con le banche che stanno esaurendo rapidamente la liquidità, per restare nella zona euro servirebbe anche «un governo tecnico» con cui negoziare tra la partenza del governo Tsipras e eventuali elezioni, ha detto il presidente dell’Europarlamento. «Se questo governo di transizione raggiungerà un accordo ragionevole con i creditori, allora l’era di Syriza sarà finita e la Grecia avrà un’altra chance», ha spiegato Schulz.
LE CONDIZIONI
Lo scenario tratteggiato da Schulz presenta diverse incognite, ma appare l’unico attraverso il quale è possibile scongiurare la Grexit. Il Consiglio dei governatori della Bce si riunirà martedì per valutare l’esito del referendum. In caso di successo del “no”, i creditori non sembrano disponibili a sedersi nuovamente al tavolo delle trattative. «Al massimo ci sarà qualche riunione o vertice per dimostrare che l’Europa ci ha provato fino all’ultimo, ma senza risultati concreti», prevede una fonte comunitaria. Senza un accordo entro il 20 luglio, Atene non sarà in grado di rimborsare alla Bce 3,5 miliardi di debito in scadenza. Messo di fronte a un doppio default (Fmi il 30 giugno e Bce il 20 luglio), il Consiglio dei governatori potrebbe decidere di tagliare la liquidità di emergenza del programma Ela, innescando una reazione a catena che porterebbe alla Grexit. Le banche potrebbero riaprire solo dopo una ricapitalizzazione effettuata attraverso perdite per i correntisti o l’introduzione della dracma. Il governo greco sarebbe costretto a pagare stipendi e pensioni attraverso dei “pagherò” simili agli IOU utilizzati dalla California dopo il suo default nel 2008.
«Le conseguenze non sono le stesse se c’è un sì o un no», ha ricordato il presidente francese, Francois Hollande. «Se sarà un sì, anche sulla base delle proposte che sono già scadute, i negoziati possono essere conclusi rapidamente», ha detto. Ma sullo scenario più ottimista pesa un’altra incognita: se Tsipras rifiuterà di lasciare il potere, si aprirà una lunga crisi politica dall’esito incerto. Il presidente greco, Prokopis Pavlopoulos, che ha cancellato un viaggio a Berlino la prossima settimana per gestire un’eventuale emergenza, potrebbe dimettersi per provocare elezioni anticipate. I partiti pro-europeisti - i conservatori di Nuova Democrazia, i liberali di To-Potami e i socialisti del Pasok - dovrebbero formare un blocco unico per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. Ma il rischio di un nuovo successo elettorale di Tsipras esiste.
Anche l’ipotesi evocata da Schulz di governo tecnico per arrivare rapidamente a un accordo sarà difficile da realizzare. Syriza, che attualmente ha 149 deputati sui 300 del parlamento greco, finora è rimasta compatta dietro a Tsipras. Solo 3 deputati su 14 dei Greci Indipendenti - la destra populista alleata in coalizione con Syriza - hanno annunciato che voteranno “sì”. Con Tsipras o un altro primo ministro, poi, il governo greco dovrà accettare condizioni più dure di quelle finora proposte dai creditori per ottenere un nuovo programma che - secondo le stime del Fmi - dovrà durare tre anni con aiuti fino a 50 miliardi.