Mattia Ferraresi, Panorama 1/7/2015, 1 luglio 2015
USA, IL CANDIDATO INDIANO ULTRACATTOLICO
Se vogliamo risparmiare soldi, liberiamoci della Corte suprema» ha proposto il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, tanto per mettere in chiaro la sua opinione sulla sentenza che legalizza il matrimonio gay negli Stati Uniti. Jindal ha annunciato la propria candidatura alla presidenza americana giusto un paio di giorni prima che l’America si tingesse di arcobaleno e Obama incassasse una grandiosa vittoria politica. E il governatore non potrebbe essere più lontano dalle posizioni pro-gay. Ai cronisti ha spiegato che «la decisione della Corte suprema apre la strada a un assalto frontale alla libertà religiosa per i cristiani che non sono d’accordo»; il che conferma che il 44enne di origine indiane si presenta come il candidato della destra religiosa, quello che cercherà di catalizzare i conservatori sociali ammaccati dalla decisione dai giudici.
Non è il solo. Nella nutrita schiera di candidati repubblicani (13 finora) anche Mike Huckabee e Rick Santorum pescano nello stesso bacino elettorale, quello degli sconfitti della «culture war» americana. Strana evoluzione, dato che il governatore era salito rapidamente al rango di giovane promessa, anni fa, più per le qualità del tecnocrate che per la robustezza dei suoi valori: una specie di moderato orientato alle soluzioni che funzionano più che alla purezza dell’ortodossia. Jindal è una mente brillante, con un percorso di studi fra medicina e politica sanitaria, diventato a 28 anni presidente del sistema delle università pubbliche della Louisiana. E mentre il partito repubblicano si e mosso verso sinistra sulle questioni sociali, lui è andato nella direzione opposta, cosa che fa di lui un candidato capace di entusiasmare un rumoroso pezzo d’elettorato. La sua temporanea immagine di conservatore moderato era anche impreziosita dai tratti indiani. Ora il colore della pelle è diventato oggetto di contesa, con la sinistra che lo critica perché lontano dall’identità indiana. Di indiano, in fondo, gli è rimasto poco, dal momento che si è convertito al cattolicesimo quando era al liceo, dopo essere stato cresciuto induista dai genitori. Alla disputa sulla pelle si deve il tocco ironico che appare sulla maglietta per il lancio della sua campagna: «Abbronzato.
Riposato. Pronto».