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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

MA IN CINA LA BOLLA SCOPPIA

Borse europee ieri in rialzo del 2% (indice Eurostoxx) ma listino di Shanghai in ribasso di oltre il 5%. I timori legati all’esito della crisi greca, in attesa del referendum di domenica prossima, hanno distolto l’attenzione degli investitori dalla Cina. I maggiori problemi per l’economia globale potrebbero però arrivare proprio da lì.
Lo Shanghai Composite Index, dai massimi del 12 giugno ha lasciato sul terreno il 22%, entrando ufficialmente in una fase orso, se si considera tale una flessione delle quotazioni superiore al 20%. In calo anche il più piccolo mercato di Shenzhen. E sebbene il China Financial Futures Exchange, l’autorità di vigilanza del mercato, abbia diffuso un comunicato in cui nega i rumor che circolavano nei giorni scorsi, secondo i quali alcune grandi banche d’affari estere erano diventate pesantemente ribassiste sulla borsa cinese, utilizzando i future sull’indice, le preoccupazioni non si sono placate. Dopo il rally messo a segno nel 2014, il listino di Shanghai ha infatti raggiunto livelli di valutazione che molti considerano insostenibili, visto che il p/e (prezzo/utile) è intorno a 30 contro 17 del mercato Usa. Per gli investitori istituzionali che avevano puntato sul rialzo del listino, potrebbe essere arrivato il momento di fare cassa, in uno scenario economico in rallentamento, con il pil stimato quest’anno in aumento del 7% dal 7,4% del 2014. Le debolezze si fanno sentire sul fronte interno, con l’indice Pmi della produzione industriale di giugno inferiore alle attese degli analisti, mentre l’export è in frenata, a causa della domanda fiacca sui principali mercati di sbocco.
Per sostenere l’economia, le autorità di Beijing nello scorso fine settimana hanno tagliato i tassi ufficiali, per la quarta volta da novembre, e i coefficienti di riserva delle banche, oltre ad avere deciso una serie di misure volte ad aumentare la quota (30%) dei fondi pensione statali (che gestiscono 565 miliardi di dollari) investita in azioni. L’attività economica, secondo gli analisti di Morgan Stanley, è però destinata a restare debole e non si possono escludere nuove misure espansive, a causa dell’alto costo dei finanziamenti in termini reali. Anche sul fronte monetario la situazione resta difficile. Per gli specialisti di Daiwa Securities la Cina è entrata nella cosiddetta «trappola della liquidità», a causa delle pressioni deflazionistiche e dell’ingente debito, da cui sarà arduo uscire, perché le tradizionali politiche economiche potrebbero non rivelarsi in questo caso efficaci. Nelle intenzioni della banca centrale (la People’s Bank of China) c’è, a parere degli esperti di Hsbc, la volontà di sgonfiare gradualmente il listino azionario (soft landing) evitando lo scoppio della bolla. Ma dovrà fare i conti con il sentiment degli investitori, destinato a restare molto volatile.
Ester Corvi, MilanoFinanza 2/7/2015