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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

OTTO PASSI DI ATENE VERSO LA GREXIT

Le prossime tre settimane sono cruciali per lo sviluppo della crisi greca, dopo la messa in mora da parte del Fmi martedì 30 giugno. Il 20 luglio sarà la fase finale: il giorno in cui la Grecia dovrà ripagare i titoli di Stato detenuti dalla Banca Centrale Europea. Escludendo un qualsiasi accordo dell’ultimo minuto, ecco passo per passo come si chiuderà la partita.
1Con la scadenza del programma di salvataggio che l’ha sostenuta per cinque anni e il rifiuto dei creditori dei disperati tentativi di Atene di guadagnare tempo, martedì la Grecia è diventato il primo Paese della storia a non rimborsare il Fmi.
Il Fondo ha informato che il governo greco non è riuscito a trasferire 1,6 miliardi di euro per chiudere l’operazione martedì, il singolo mancato pagamento più grande nella storia del Fmi.
2 Il Fmi non ne sarà felice, ma questo insoluto avrà scarse conseguenze pratiche. Il Fondo Salva Stati ha la possibilità di dichiarare in default i prestiti d’emergenza alla Grecia e richiedere un rimborso accelerato, ma sarebbe una soluzione drastica che probabilmente non eserciterà, almeno non subito.
3 Qui le cose si complicano. La mancata restituzione dei prestiti al Fmi cambia la visione della Bce sulla liquidità di emergenza per le banche greche, il principale punto debole della Grecia. Le banche greche hanno fatto affidamento per mesi sui prestiti di emergenza di Francoforte. Hanno poca liquidità e pochi asset cedibili rapidamente, quindi quando un correntista fa un prelievo, devono farsi prestare i fondi dalla banca centrale per consegnare i contanti. Quest’anno, fino a maggio - il dato più recente - i greci hanno prelevato 35 miliardi di euro e le banche estere hanno ritirato altri 30 miliardi di euro di prestiti, ma le greche dispongono di liquidità per meno di 2 miliardi. Domenica, la Bce ha congelato la liquidità di emergenza a circa 89 miliardi di euro. Incapaci di ottenere ulteriori fondi da restituire ai correntisti, lunedì le banche sono rimaste chiuse e perché riaprano dovrà essere ristabilita la liquidità di emergenza. Difficile immaginare che la Bce la conceda senza un accorda tra il governo greco e le istituzioni creditori.
4 Al momento, la Bce sta adottando una via intermedia. Dal momento che le banche hanno bisogno di più denaro ogni giorno per far fronte ai prelievi, congelare la liquidità d’emergenza fa fermare le banche, ma non le porta alla bancarotta. Di fatto, la Bce fa capire che non darà nuovi prestiti, ma continua a rinnovare quelli in essere. La cosa più difficile sarà porre fine alla liquidità di emergenza e richiedere il rimborso dei prestiti a scadenza.
5 Due eventi potrebbero porre fine alla liquidità d’emergenza: l’insolvenza delle banche o il valutare inadeguata una garanzia. Consideriamo i due punti uno alla volta. Per i documenti contabili, le banche greche sono solventi. Gli asset, soprattutto i prestiti, eccedono le passività, soprattutto depositi e prestiti Bce. Ovviamente, la situazione potrebbe cambiare, forse molti prestiti hanno bisogno di essere estinti o svalutati. Forse i crediti per imposte differite (sostanzialmente, le promesse di rimborsi fiscali da parte del governo greco) valgono meno di quanto stimato. Le banche non possiedono grandi quote di debito pubblico greco: 13,8 miliardi di euro su quasi 400 miliardi di euro. Anche se il debito fosse azzerato, le banche resterebbero solvibili.
Le garanzie sono un’altra cosa. L’Ela è assicurato da una serie di collaterali: prestiti delle banche, covered bond, una piccola parte di debito pubblico. Per le quattro grandi banche, tuttavia, una categoria speciale di bond garantiti dallo Stato costituisce buona parte delle garanzie. Ciò significa che ai fini dell’Ela la Bce deve valutare se la garanzia data dal governo è adeguata. È una scelta obbligata. Alcuni nel Consiglio Bce potrebbero ritenere che la fine del programma di assistenza del Fmi comprometta la garanzia del governo e l’adeguatezza degli speciali bond, ma la Bce potrebbe congelare la liquidità di emergenza almeno fino al referendum.
6 Questa sospensione può durare fino al 20 luglio. Quel giorno scadranno 3,5 miliardi di euro in titoli di Stato greci detenuti dalla Bce. Se la Grecia non paga, la Bce difficilmente manterrà in vita gli Ela. Un effettivo mancato pagamento rende la decisione sofferta sulla garanzia del governo molto più chiara.
7 A quel punto l’Ela viene meno e le banche non possono ripagare i prestiti. Quindi la garanzia che hanno indicato sarà escussa: hanno dato a garanzia più di un euro per ogni euro concesso in prestito, e quindi collasseranno.
8 Probabilmente il 21 luglio, se i prestiti concessi ai sensi dell’Ela sono overnight (la scadenza esatta è ignota), le banche collasseranno. A quel punto, senza il sostegno della Bce, il governo dovrà creare una nuova moneta per riavviare il sistema finanziario e provvedere i pagamenti. È la Grexit.
Tutto ciò si può ancora evitare? Sì, ma i tempi sono estremamente stretti. Il referendum è il 5 luglio. Se vince il Sì, Tsipras darà le dimissioni. Dovrà essere formato un nuovo governo, firmato un accordo, dovranno essere approvate leggi e sborsato del denaro in tempo per i pagamenti del 20 luglio.
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Charles Forelle, MilanoFinanza 2/7/2015