varie, 2 luglio 2015
AUTORITARIO
«LeBron è un tipo autoritario. Durante i timeout fa finta di ascoltare il coach, poi decide che si fa a modo suo: voterebbe per Renzi, sono uguali» (Gigi Datome).
COMUNISTA «Berlusconi non mi volle perché secondo lui ero comunista. Gianni Brera, dopo lo scudetto vinto col Verona, gli suggerì di prendermi, ma il presidente del Milan si era messo in testa quella cosa: diceva a tutti che ero comunista… Io al limite votavo socialista, perché lo era mio padre. Ma sono sempre stato apolitico» (Osvaldo Bagnoli, 80 anni compiuti ieri).
ROSARIO «Andare a messa è la cosa più semplice da fare. Il tatuaggio me lo sono fatto perché prima un rosario lo portavo sempre al collo e adesso posso averlo su di me anche in campo» (l’attaccante del Lione Alexandre Lacazette, capocannoniere nell’ultimo campionato di Ligue 1).
BRAVO «Io parto da un presupposto: tutti gli allenatori vogliono vincere, se non ti fanno giocare è perché pensano che non sei il più bravo» (il neoacquisto della Roma Iago Falque).
TAPIRO «Il gossip mi piace quando lo gestisco io. Certo, ci sono stati periodi pesanti, ma ora va meglio. Vivere a Verona poi aiuta: qui al massimo arrivano a consegnarmi il Tapiro. Ne ho già tre, Filippo uno. Li metterò in bacheca con le medaglie» (Federica Pellegrini).
ISTINTO «Mio padre mi chiede di essere solo un po’ più riflessiva, racconta ma non di rinunciare al mio istinto. Ma il campo è una cosa, la vita un’altra. Sì, quando prendo una decisione, ci penso...» (Camila Giorgi).
POSTER «Quando ho cominciato a giocare il mio idolo era Monica Seles: ho cercato di copiare i suoi colpi sin dalle prime partite. Nella camera a casa dei miei, a Brindisi, ho le pareti ancora piene dei suoi poster» (Flavia Pennetta).
DOPO «Sono in moto da quando ho sei anni, ormai ho una lunga storia alle spalle. Mi vedo in pista, diciamo, altri cinque o sei anni, a 34 anni mollerò. Che cosa farò dopo? Potrei restare in questo ambiente, magari allevare qualche giovane talenti, oppure volare mille miglia lontano da qui» (l’irlandese Jonathan Rea, leader della Superbike con la Kawasaki).
MARE «Quando guardo avanti mi vedo per mare. È quello che sono, non vedo perché dovrebbe cambiare qualcosa a sessanta o a settanta. Se il fisico regge, ovviamente. Speriamo bene» (Giovanni Soldini).