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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

MILANO

La Grecia apre all’Europa, ma la Germania - almeno per il momento - chiude la porta a un’intesa dell’ultimo minuto. La lettera firmata da Alexis Tsipras con le ultime controproposte ai creditori internazionali per chiudere un accordo in extremis sul salvataggio di Atene è arrivata a Bruxelles questa notte: per la prima volta il premier dichiara di accettare la proposta degli europei, il testo pubblicato domenica scorsa dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker, ma aggiunge cinque punti.

Dopo una timida apertura ("sono in costante contatto con le autorità di Atene"), Juncker chiude alla Grecia: "La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum. Ho dato mandato che nessun Commissario intervenga su quesiti, che riguardino la politica greca. E’ mancata la volontà di chiudere, la distanza era di soli 60 milioni". Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk gli fa eco: "L’Europa vuole aiutare la Grecia ma non può aiutare nessuno contro il suo volere. Aspettiamo i risultati del referendum greco"

La stessa decisione è stata presa dall’Eurogruppo, riunito oggi in teleconferenza. Il presidente Jeroen Dijsselbloem ha spiegato: "Data la situazione politica greca non c’è terreno per ulteriori discussioni. Aspettiamo semplicemente il risultato del referendum di domenica. Non c’è margine per estendere il piano di aiuti".

Una presa di posizione che Tsipras ha immediatamente cavalcato parlando alla televisione, in un discorso alla nazione: "La Grecia resta al tavolo negoziale, ma il voto di domenica non è contro l’euro. Siamo contro l’austerity. Votate no, i creditori stanno ricattando i greci, ma questa situazione non durerà per molto. Salari e pensioni non andranno persi". Immediata la replica del Fmi: "La nostra priorità è aiutare il popolo greco". Il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis mostra fiducia: "Le nostre proposte sono state ben accolte".

Il documento. La lettera di Tsipras (in inglese)

In mattinata era stata la Germania ad attaccare la Grecia. Secondo Berlino, infatti, il negoziato non può tornare allo "status quo: siamo in una situazione completamente nuova" ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, aggiungendo che la lettera di Tsipras "non è una base per parlare di misure serie". Sulla stessa lunghezza d’onda anche il cancelliere Angela Merkel che dopo aver giocato il ruolo della colomba a lungo ha detto che parlare prima del referendum indetto dalla Grecia "non ha senso". Gli aiuti alla Grecia sono quindi sospesi dopo che Atene ha unilateralmente abbandonato il negoziato. "La Grecia - ha proseguito Merkel - il diritto di fare il suo referendum sulle proposte europee, ma i partner europei hanno egualmente il diritto di rispondere a quello che sarà il suo esito".

Il passo indietro di Tsipras e la disponibilità ad accettare le condizioni dei creditori rischia quindi di essere arrivato troppo tardi. Da Berlino, il premier italiano Matteo Renzi dice che Atene non "può essere il paradigma dell’Europa" e pur criticando l’eccesso di burocrazia di Bruxelles attacca la Grecia: "Il referendum è un errore". Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, spiega: "Siamo in una diversa procedura, il programma è scaduto, ora bisogna negoziare un nuovo programma ma prima serve l’ok dell’Eurogruppo a fare un nuovo programma. La situazione è complicata, ma le porte dell’Europa sono aperte". Alla questione si appassiona anche Papa Francesco, che il portavoce padre Lombardi definisce "preoccupato: desidera far sentire la propria vicinanza a tutto il popolo ellenico", in specie alle famiglie. Chiede che "la dignità della persona" rimanga al centro di ogni "dibattito politico e tecnico" e della "assunzione di scelte responsabili".

Di come è stata affrontata l’intera questione e del ruolo italiano ha parlato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un questione time alla Camera: "L’Italia ha mantenuto in tutto negoziato posizione di grande apertura, sottolineando la necessità continuare a portare avanti un dialogo in un quadro in cui è le priorità della politica europea e nazionale siano crescita e occupazione", ha spiegato sottolineando che "l’uscita dall’euro della Grecia non è mai stata un’opzione".

CONTROPROPOSTA DI TSIPRAS
BRUXELLES - Era stata promessa ieri dal titolare delle finanze greche Yanis Varoufakis ai colleghi dell’area euro per fare chiarezza sulla posizione greca. La lettera firmata da Alexis Tsipras con le ultime controproposte ai creditori internazionali per chiudere un accordo in extremis sul salvataggio di Atene è arrivata a Bruxelles questa notte.

Il primo ministro greco per la prima volta dichiara di accettare la proposta degli europei, il testo pubblicato domenica scorsa dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker, ma aggiunge cinque punti.

DOCUMENTO La lettera di Tsipras (Pdf, in inglese)

Se i greci aprono sulle liberalizzazioni, chiedono di annullare la riforma delle pensioni del 2012 tornando a quella del 2010 e riservandosi di intervenire nuovamente in materia previdenziale ad ottobre. Anche sulla riforma del lavoro Tsipras promette di intervenire in autunno. Torna in discussione anche l’abolizione dell’Iva per le isole.

Intanto prosegue la mediazione tra il premier greco e la cancelliera Angela Merkel. Nelle ultime ore Tsipras parlando riservatamente con i mediatori di Roma, Parigi e Bruxelles si era detto pronto a cancellare il referendum di domenica in caso di accordo. L’Eurogruppo previsto per questa mattina alle 11.30 è stato rinviato alle 17.30 per studiare la nuova missiva giunta da Atene. Tuttavia diverse fonti diplomatiche parlano di rigidità da parte di Berlino.

In caso di mancato accordo si andrà al referendum con il “sì”, contro il quale Tsipras si è schierato, leggermente avanti nei sondaggi riservati che in Grecia non possono essere pubblicati. Tsipras anche in caso di sconfitta crede di poter rimanere in carica, andare ad elezioni anticipate e vincere. Diversi governi europei invece sembrano scommettere sul cambio di governo.

LE BORSE
La Grecia non ha onorato la scadenza da 1,6 miliardi di euro di rimborsi verso il Fondo monetario internazionale, che registra così il maggior ’mancato incasso’ della sua storia. Il secondo programma di aiuti internazionali verso Atene è terminato senza una proroga e neppure un accordo per iniziarne un terzo, così nelle casse degli strumenti comunitari sono rimasti circa 16-18 miliardi cui l’economia ellenica non potrà attingere. Le banche della Penisola sono chiuse e i pensionati in coda presso gli sportelli aperti per ritirare quanto possibile, nonostante alcuni lamentino il mancato accredito degli assegni previdenziali vista la situazione d’emergenza di alcuni fondi. Tutti elementi che fanno montare alle stelle la pressione su Alexis Tsipras, il premier greco, perché ammorbidisca le sue posizioni in vista del referendum del 5 luglio, dando il placet a un accordo con i creditori.

Il leader ellenico ha inviato le sue contro-proposte a Bruxelles - in vista dell’Eurogruppo convocato per la serata di oggi - e dalle due pagine di missiva emerge che ci sono alcune aggiunte al programma pubblicato da Jean Claude Juncker, ma ritenute da alcuni osservatori marginali. Nonostante gli analisti abbiano visto nella sua proposta un cedimento verso l’accordo, in un discorso al suo popolo Tsipras ha continuato a sostenere il ’no’ al referendum, cioè il rifiuto del piano dei creditori internazionali. Angela Merkel, dal canto suo, è chiara: prima il voto, poi si torna a trattare.

La sensazione degli investitori resta positiva, anche perché Tsipras potrebbe ’scavarsi la fossa’ da solo con la consultazione: Milano riesce a chiudere in rialzo del 2,21%, Francoforte del 2%, Parigi dell’1,94% e Londra dell’1,24%. Wall Street segue l’ottimismo europeo, dopo che giugno è andato in archivio con una flessione del 2% circa per lo S&P500: quando i mercati Ue si apprestano a chiudere, i listini Usa sono allineati intorno al +0,65%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi cala di una decina di punti in area 145 punti base, mentre il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario scende sotto il 2,28%. L’acuirsi delle tensioni sul mercato obbligazionario degli ultimi giorni, comunque contenute dall’intervento della Bce, rischia di far perdere all’Italia quel vantaggio - in termini di risparmi sugli interessi - determinato dal Qe di Mario Draghi: come ricostruisce Repubblica in edicola, citando uno studio del Cer, a questi livelli di tassi (in asta i Btp decennali sono risaliti al 2,35% contro l’1,34% di aprile) rischiano di svanire 2 miliardi di ’margini’ per i conti pubblici. L’euro è poco mosso mentre l’attenzione degli operatori si concentra sugli sviluppi legati alle trattative per evitare il referendum. La moneta unica europea tratta poco sotto la soglia di 1,11 dollari, dopo una fiammata a 1,117 dollari in scia alle prospettive d’accordo.

Sull’entusiasmo delle ultime ore pendono ancora molti caveat, e a ricordarli ci pensa il falco Wolfgang Schaeuble per il quale il negoziato con la Grecia non può tornare allo "status quo: siamo in una situazione completamente nuova". Per il ministro delle Finanze tedesco, l’ultima lettera del premier ellenico Alexis Tsipras che "non è una base per parlare di misure serie". Il premier italiano, Matteo Renzi, torna a incalzare il popolo greco: "Il referendum non è sulla simpatia della Ue, ma sul tornare o meno alla dracma".

LIVINI
ATENE - Alexis Tsipras prova a sparigliare le carte del negoziato con la Troika calando a sorpresa il suo asso finale. Un compromesso che (se passerà) proverà a vendere in Grecia come una vittoria ma che per Bruxelles segna in realtà la sua capitolazione. Il premier ellenico, del resto, non aveva molte altre scelte se non questa mossa in extremis. I controlli dei capitali stanno asfissiando l’economia greca. Le code dei pensionati alle banche di oggi sono una scena difficile da digerire anche per i militanti di Syriza. La Bce potrebbe presto dare un’altra stretta alla sua posizione tagliando il valore dei titoli depositati a garanzia dagli istituti di credito di Atene in cambio dei prestiti d’emergenza. Scelta che rischia di mandare all’aria – dice il tam tam - una o due delle prime banche domestiche.

Il vero problema del premier è però l’angolo in cui si è messo convocando un referendum in cui – comunque vadano le cose – rischia di uscire sconfitto. Se vince il sì si dimetterà, l’ha già lasciato capire, dando il via a un governo di unità nazionale. Se vince il no dovrà gestire un caos economico da brividi oppure andare alle elezioni subito in caso di dimissioni del presidente della Repubblica. Un vicolo cieco da cui Tsipras sta cercando di uscire in queste frenetiche ore.

Le concessioni fatte alla Troika sono tante. Le ultime linee rosse rimaste sono chiare: il no all’aumento dell’Iva sulle isole dell’Egeo – che oggi godono di aliquote agevolate – e un minimo scalpo sul fronte delle pensioni. Uno dei temi più sensibili nella base del suo partito. In cambio otterrebbe quei soldi contanti (15 miliardi per iniziare) di cui Atene ha bisogno come il pane non solo per restituire i prestiti a Bce e Fmi ma soprattutto per far riprendere a funzionare l’economia che con le banche chiuse sta scivolando verso il collasso. La strada rimane lo stesso in salita. Questa intesa dovrà passare le Termopili del Parlamento ellenico dove i voti dell’ala radicale di Syriza dovrà davvero turarsi il naso per dire sì. Si vedrà. Ma il viaggio verso il referendum per Tsipras è e resta un azzardo che, politicamente, potrebbe costargli tantissimo.

E forse è proprio questo l’angolo in cui l’ex Troika voleva cacciarlo, centellinando la liquidità e le concessioni dopo le incomprensioni con il premier e con Yanis Varoufakis nelle ultime settimane. Obiettivo finale: trovarsi dopo il referendum con un nuovo governo e nuovi interlocutori con i quali riprendere i negoziati.

COME SI ORGANIZZA UN REFERENDUM IN UNA SETTIMANA?
LASTAMPA.IT

• Il referendum di domenica 5 luglio è stato deliberato solo sabato scorso. Ora è una corsa contro il tempo.

• Non è facile organizzare una consultazione che coinvolge 20 milioni di persone

• La Grecia non ha ancora selezionato tutti i presidenti di seggio

• In alcune isole non sono stati individuati i luoghi da destinare ai seggi

• Nei seggi tradizionali, tipo le scuole, non è stato ancora allestito nulla che faccia riferimento al referendum

• Il quesito è pronto, ma il ministero deve ancora stampare le schede secondo la Camera di commercio di Atene non c’è abbastanza carta per stampare 20 milioni di schede e non si trovano venditori disposti a fare credito

• D’altra parte l’ultimo referendum si è svolto nel 1974 quando venne chiesto di scegliere tra monarchia e repubblica. E allora non si preparò in una settimana

LASTAMPA.IT
Il giorno dopo la scadenza (non rispettata) del prestito del Fmi e a in attesa del referendum (in programma domenica) la partita tra la Grecia e l’ex Troika (Bce, Fmi e Ue) continua. Tsipras si è detto disponibile a trovare un accordo sulla base l’ultima proposta di Ue, Fmi e Bce, ma ha posto 5 condizioni che la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha subito bocciato rinviando i negoziati a dopo il referendum. Atteggiamento confermato dal presidente della Commissione Ue Juncker (“basta contatti con Atene) e anche dall’Eurogruppo che, dopo una riunione lampo, ha decretato il “congelamento” delle trattative fino al voto di domenica.







RENZI: “REFERENDUM UN ERRORE”

Parlando da Berlino Renzi si è detto «più preoccupato dal terrorismo che dalla Grecia» e ha spiegato che il referendum a suo avviso è «un errore» anche se non vuole «mettere bocca in una questione che riguarda un altro Paese». «Ora - ha aggiunto - è fondamentale cercare di far prevalere le ragioni del buon senso. Per questo nei mesi, nelle settimane e anche nei giorni scorsi abbiamo cercato di trovare un punto di intesa. Vedremo cosa accadrà».



TSIPRAS: “RESTIAMO AL TAVOLO”

«La Grecia resta al tavolo negoziale» ha ribadito Tsipras parlando alla tv greca. «Vogliamo un accordo con i partner europei, ma che sia sostenibile». Poi confermando il referendum di domenica ha spiegato che un voto negativo al referendum «non significherebbe dire no all’Europa, ma tornare a un’Europa di valori». Tsipras ha confermato che «salari e pensioni on andranno persi» poi ha accusato i creditori di ricattare i greci per spingere a un voto positivo nel referendum. «Ci dicono, o accettate le proposte dei creditori o avrete difficoltà».



LA MOSSA DI ATENE

Ecco le 5 modifiche al documento dell’ex Troika chieste da Tsipras

1. Nuove aliquote Iva, ma salvaguardia del 30% di sconto sulle isole.

2. Aumento graduale dell’acconto dell’imposta sul reddito d’impresa individuale al 100 per cento e del trattamento fiscale preferenziale per gli agricoltori (tra cui i sussidi per le accise sul gasolio) entro la fine del 2017. Riduzione del tetto di spesa per le spese militari per 200 milioni nel 2016 e per 400 nel 2017 attraverso una serie mirata di azioni, tra cui la riduzione dell’organico e della frequenza degli appalti.

3. La riforma varata nel 2010 sarà pienamente attuata, mentre quella del 2012 sarà rinviata sino alla piena attuazione del testo scritto quest’anno. In altre parole vuol dire che si arriverà all’età pensionabile di 67 con una maggiore gradualità.

4. Il nuovo quadro giuridico per il lavoro sarà definito nell’autunno 2015.

5. Immediata attuazione delle raccomandazioni dell’Ocse sulla liberalizzazione delle professioni e di alcuni mercati.

FRANCESCO MANACORDA
La questione può sembrare futile, in presenza di cifre esorbitanti come quelle che volteggiano in questi giorni sulle teste dei greci e di tutti gli europei, ma visto che lunedì le casse greche avranno a malapena di che pagare i salari statali e le pensioni di un mese, non è completamente fuori luogo porsi anche un ulteriore interrogativo: quanto costerà il referendum alla Grecia?
I conti li hanno fatti per primi i tedeschi, e questa mattina la Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive: «La Corte dei Conti greca ha stimato che il referendum costerà 110 milioni di euro, cifra che al momento non risulta essere disponibile». La cifra di 110 milioni di euro - citata anche sui media greci e ripresa da Afp - è cinque volte superiore a quella dichiarata dal ministro degli Interni greco Nikos Voutsis, che ha parlato invece di un costo complessivo delle operazioni di voto di 20 milioni di euro.
La questione si complica ancora di più dopo il tweet di Erik Schatzer, giornalista di Bloomberg, che citando il presidente della Camera di Commercio greca, afferma che non ci sarà nessun referendum questo week end, perché non c’è abbastanza carta per stampare 20 milioni di schede, e non si trovano venditori disposti a fare credito».

ZATTERIN
«Eravamo a un passo da chiudere», dicono sul fronte dei creditori di Tsipras, ripensando a venerdì sera. «Ci volevano strangolare», ripetono i greci puntando il dito contro le istituzioni creditrici. Nei loro confronti Atene ha contratto un debito corposo: 73,6 miliardi col programma di salvataggio del 2010-2012; altri 142,5 con il secondo piano. Il denaro è stato pagato per salvare le banche che si sono allegramente scoperte quando la crisi finanziaria è esplosa in America nel 2007. Il baratto comportava «misure di riequilibrio strutturale e finanziario contro liquido anticrisi». A ottobre si poteva firmare col cristiano-democratico Samaras, ma hanno frenato i falchi. Appena arrivato, Tsipras ha ottenuto una proroga del secondo piano, fino a stasera. L’intesa non è mai stata raggiunta. Ora nelle casse elleniche non c’è più un cent.

Per quattro mesi si è trattato inutilmente. Ecco cosa chiedeva l’ultimo progetto di compromesso. E come avrebbe cambiato la terra di Platone, e adesso, anche di Syriza.





La riforma dell’Iva

La proposta chiedeva tre aliquote: il 23% già esistente per i consumi ordinari, allegato a ristoranti e il catering; il 13% di imposta «ridotta» per alimentari, energia, alberghi e l’acqua; un 6% di «super-ridotta» sui farmaci, i libri e i teatri. Si auspicava inoltre l’eliminazione degli sconti sulle isole e si prospettava la possibilità di rivedere le aliquote a fine 2016, a patto che il gettito rimanesse invariato a 1,8 miliardi l’anno. Lo schema non modificava la struttura della tassazione del valore aggiunto, quanto la ripartizione. I greci intendevano fra le altre cose mantenere i ristoranti al 13% insieme con gli alberghi. Sono stati accontentati a metà.



L’età della pensione

«Sistema insostenibile», valuta l’ex Troika. Rappresenta un costo da 13 miliardi l’anno, il 16% della spesa pubblica. La proposta centrale dei creditori era di elevare l’età dell’accesso al vitalizio a 67 anni, oppure a 62 con 40 anni di contribuzione, a partire dal 2022. Un limite, questo da applicare a tutti, con l’eccezione dei lavori usuranti e alle madri con figli disabili. Necessario? In effetti, circa un greco su sei di età compresa fra i 50 e i 59 è in pensione, dato che vale quattro volte la media Ue. I cinquantenni che hanno lasciato il lavoro costano 300 milioni al mese e sono il gruppo di pensionati più corposo. Fra le componenti del riequilibrio invocato dai «Tre» l’aumento dal 4 al 6% in media del contributo per la salute dei pensionati.



La difesa

Per recuperare margini di spesa si suggeriva di tagliare di 400 milioni il bilancio militare che, secondo le stime Nato, è il secondo più alto dell’Alleanza insieme con quello britannico (vale oltre il 2 per cento del pil). Atene lo mantiene florido per l’arcano timore di una guerra con la Turchia, ma anche per una forma di sostegno all’economia e all’occupazione.



Le imprese

«Alzare la tassa societaria dal 26 al 28 per cento» e introdurre una imposta sulla pubblicità televisiva. Semplice, a volere.



Le navi

L’idea dell’ex Troika era di colpire i ricchi, o comunque i benestanti, che in Grecia hanno a che fare col mare e tutto ciò che lo attraversa. «Estendere il campo di applicazione della tassa di lusso alle imbarcazioni di almeno dieci metri». E alzarla dal 10 al 13% a partire dall’anno fiscale 2014.



I controlli

Uno dei punti deboli dell’amministrazione greca, sinora, è stata l’Agenzia delle Entrate, sostanzialmente inesistente, come il catasto. I creditori: «Dovete adottare un quadro legislativo che crei un’agenzia autonoma».



Il salario minimo

Qui si auspicava il lancio di una consultazione sulla remunerazione minima che, in Grecia, è di 683 euro, il doppio dei Baltici e dell’Ungheria, più elevato di Portogallo e Polonia, il che spiega molte ritrosie. L’obiettivo era quella di valutare la fattibilità di una sua riduzione, anche temporanea. Tsipras e i suoi non erano d’accordo.