Massimo Russo, La Stampa 1/7/2015, 1 luglio 2015
Whatsapp, Wechat, iMessage, Viber, Skype o Facetime. Tutti gli strumenti che sostituiscono internet alla rete cellulare, così basta un wi-fi per chiamare e scrivere gratis In attesa delle decisioni della Commissione – che ieri finalmente ha fissato a giugno 2017 la fine degli addebiti per il roaming europeo sulle chiamate, gli sms e i dati dei telefoni cellulari – i consumatori la riforma l’hanno già fatta, a colpi di app e di doppie sim
Whatsapp, Wechat, iMessage, Viber, Skype o Facetime. Tutti gli strumenti che sostituiscono internet alla rete cellulare, così basta un wi-fi per chiamare e scrivere gratis In attesa delle decisioni della Commissione – che ieri finalmente ha fissato a giugno 2017 la fine degli addebiti per il roaming europeo sulle chiamate, gli sms e i dati dei telefoni cellulari – i consumatori la riforma l’hanno già fatta, a colpi di app e di doppie sim. Schengen ha abbattuto le frontiere, ma – almeno finora – non i muri delle tariffe per il traffico dati e la voce quando ci si sposta da un paese all’altro dell’Unione. A questo ha pensato il fai da te dei viaggiatori, che ormai hanno imparato a evitare lo svuotamento istantaneo della ricaricabile, o peggio le migliaia di euro in bolletta a sorpresa al ritorno dalle vacanze, per aver lasciato incautamente acceso il servizio che scarica in automatico la posta elettronica e gli allegati. Gli effetti del passaparola sui conti economici delle aziende di telecomunicazioni sono stati calcolati da Ovum, una società di analisi londinese, che valuta in 386 miliardi di dollari, nei sei anni tra il 2012 e il 2018, la cifra che gli operatori telefonici stanno perdendo a livello globale per l’uso crescente da parte dei loro abbonati dei servizi cosiddetti “over the top”. Si tratta delle numerose applicazioni che evitano la rete cellulare per far viaggiare i messaggi o la voce attraverso internet, con il voip. Strumenti il cui utilizzo crescerà fino a raggiungere la cifra iperbolica di 1700 miliardi di minuti, o se preferite 30mila secoli di chiamate a sbafo, fra tre anni. Prima istruzione del manuale del conversatore post roaming è dunque quella di spegnere le reti dati e voce sul proprio telefono, per poi ricorrere alle applicazioni. Si tratta della messaggistica di Whatsapp, di Wechat, di iMessage, per continuare con Viber e Skype, o dei servizi che consentono di parlare e videochiamare gratis tra telefoni, computer e tablet dello stesso produttore, come Facetime di Apple. Tutti strumenti che sostituiscono internet alla rete cellulare, e qui – almeno in teoria – saremmo da capo alle prese con il roaming. Ma il tam tam è svelto, e ha trovato i suoi rimedi. Il primo su tutti è il Wi-Fi, che in Europa è quasi ovunque più diffuso che in Italia. Dunque musei, bar, hotel, ristoranti, stazioni, aeroporti, treni, bus, sono i luoghi in cui si può chiamare senza pagare. Non è difficile costruire una mappa che ogni giorno offra diversi momenti di copertura. Poi ci sono i viaggiatori frequenti, che quasi sempre acquistano schede dati o voce dei paesi stranieri in cui soggiornano abitualmente: esistono pacchetti in grado di soddisfare per una ventina di euro anche i bandivori più esigenti. I più smaliziati, inoltre, deviano il numero del proprio cellulare su un’utenza Skype, così da non subire addebiti nemmeno per le chiamate ricevute, a patto di avere il Wi-Fi. Le società di telecomunicazioni conoscono la situazione, e ormai da qualche anno hanno iniziato a loro volta a proporre offerte che – a costi contenuti – prevedono il roaming per qualche settimana. D’altra parte esse stesse lamentano la necessità di investimenti elevati e la mancanza di concorrenza, visto che le comunicazioni sono fortemente regolate a livello nazionale e riservate a un numero di operatori ristretto. E così, in questa rincorsa tra escamotage e tariffe, la vera vittima è l’innovazione. Con 28 autorità e norme diverse, il mercato unico europeo digitale ancora non esiste, e gli oltre 500 milioni di cittadini sono in realtà separati da solidi confini. Risultato, le grandi piattaforme digitali nascono e crescono quasi tutte dall’altra parte dell’oceano. L’accordo che sancisce un’attesa di altri due anni per la fine del roaming, raggiunto a fatica nelle ultime ore notturne della presidenza lettone dell’Unione, servirà forse a mettere la parola fine allo slalom tra le tariffe e permetterà ad esempio alle automobili connesse a internet, destinate a essere sempre più comuni, di continuare a funzionare anche oltre frontiera. Ma non basterà per liberare la crescita. Massimo Russo, La Stampa, mercoledì 1 luglio 2015