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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Con Renzi stiamo asfaltando l’autostrada per il 5Stelle. Miguel Gotor, parlamentare Pd, ex ghostwriter di Pier Luigi Bersani. Agenzie.

Ormai i greci sono ridotti all’impotenza, non possono neanche rapinare una banca. Jena. la Stampa.

L’attentatore di Tunisi aveva fatto l’animatore: quindi non era la prima volta che portava il terrore in spiaggia. Spinoza. Il Fatto.

In Italia non vedremo mai risparmiatori in fila indiana davanti ai bancomat. Sarebbero tutti accalcati per passare avanti. Il rompi spread. MF.

Matteo Orfini è il presidente del Pd. Dev’essere una carica che spetta al più anziano. Edelman. Il Fatto.

Stiamo attenti, noi del Pd, a non diventare una setta come le altre. Il problema non è Renzi ma il pensiero politico che non c’è. Alfredo Reichlin alla assemblea romana dalla minoranza Pd. Agenzie.

«Ma perché», chiedono a D’Alema dalle tavolate di un circolo Arci fra Reggio Emilia e Parma, «non ce ne andiamo da questo Pd?». «Io non vado», risponde D’Alema «in un gruppo minoritario, ho passato la vita a inseguire l’idea di un grande partito riformista. Dobbiamo riprenderci casa nostra. Nel frattempo facciamo associazioni, teniamo aperti posti come questo, anche per chi non ha più lo stomaco di prendere la tessera del Pd, perché li capisco, ma non disperdiamoci». Massimo D’Alema (Giampiero Calapà). Il Fatto.

In Parlamento mi sono annoiato perché è un organo collegiale vasto, nel quale la possibilità di incidere del singolo è pari allo zero: ho passato due anni poco utili, mi sono dimesso prima di aver maturato il diritto al vitalizio. Riccardo Illy, ex presidente della Regione Friuli (Alessandro Ferrucci). Il Fatto.

I quattro attentati terroristici di venerdì 26 giugno hanno fatto in totale 117 morti (39 in Tunisia, 27 in Kuwait, 50 in Somalia e uno in Francia) oltre a centinaia di feriti. Un colpo durissimo, spettacolare, in pieno mese del Ramadan, che dovrebbe essere consacrato alla preghiera, al raccoglimento, alla riconciliazione e alla pace. Ma di questo mese sacro ai musulmani, i terroristi hanno fatto un mese di morte, massacri e guerra contro quelli che chiamano i «miscredenti», in totale contraddizione con lo spirito e la lettera dell’Islam. Tahar Ben Jelloun, scrittore musulmano. la Repubblica.

Quando vedo studenti che scandiscono «Crs-Ss» (Poliziotti-Ss, ndr) e che costruiscono barricate e bruciano automobili, penso che siano figli di ricchi, ragazzi borghesi, e rido dello spettacolo ridicolo che offrono. Ma non mi limito a ridere, mi mescolo in mezzo a loro e la notte, mentre dormono all’Odéon o nelle aule della facoltà di medicina, li derubo meticolosamente: orologi, collane, spille... «Continuate a fare la rivoluzione, ragazzi miei, che intanto tiro su un po’ di grano». Gérard Depardieu. la Repubblica.

Il culto delle piccole comunità, così caro ai cattolici, è finito in una farsesca idolatria di tribù mitologiche e sostrati etnici inventati. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1991.

Al sommo Alessandro Manzoni si deve un’altra colossale opera storica occultata e dimenticata dalla cosiddetta Cultura, per la sua terribilità. Si tratta de La Rivoluzione francese dal 1789 e la Rivoluzione italiana del 1859: Saggio comparativo. Nessuno è riuscito a descrivere storicamente l’infamia del Terrore come fa lui; ma v’è qualcosa di ancor più importante: l’aver egli mostrato come il Male assoluto fosse in premessa e non già una deviazione da una giusta partenza. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio, 2014.

«Se dite ’’come è triste Venezia’’ si vede che non avete mai visto Porto Marghera», è la battuta più bella di tutta la vita di Dario Fo. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Ho sempre preferito chiedere perdono che chiedere permesso. Isabella Ferrari, attrice (Malcom Pagani). Il Fatto.

Mio padre morì che avevo 13 anni. Da piccolo, durante la guerra, sfollammo dal paese. Legato al petto della mamma, con i tedeschi che minacciosamente ci scortavano. Ci portarono a Bazzano. Ricordo l’eco dei bombardamenti. E un prato minato. Qualcuno saltò. Era un prato sulla via del ritorno. Non potemmo evitarlo. Mi dissero: attento Luigi. Devi zigzagare sul ciglio della stradina e prega di non imbatterti in una mina. Ancora oggi ho l’impressione di camminare così nella vita. Luigi Ontani, pittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Il tassista ha inchiodato un tablet a fianco del volante e ci guarda le partite: «Mica sempre, oh...questo po’ essere pure ’n TomTom... si me ferma ’a polizia, ecco... schiaccio così e la partita non c’è più... vabbe’ ogni tanto se ’incanta... d’artronde ’e partite ’e fanno de domenica pe’ quello, che c’è poca gente pe’ strada...». Roma appena la tocchi, la riconosci subito: «...nun vedo l’ora de stacca’ pe’ isolamme co’ ’e cuffie... pijo ’o skate, musica a palla e po’ me nun esiste più gnente». Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli. 2014.

Ora aveva quasi smesso di piovere. Fece scendere Argo dai sedili posteriori e prese con sé la piccola valigia, e un ombrello. Si incamminò sulla gradinata che portava alle case affacciate sul lago. Argo annusava eccitato i muri, e la tirava verso la sommità degli scalini. Una piazzola, e poi due altre scale che salivano in direzioni opposte. A. prese senza esitazione quella di destra. Camminò ancora due minuti, costeggiò un muro coperto di edera e si trovò davanti a un grande cancello di ferro. Oltre, tra le sbarre, si intravedeva la casa: buia, massiccia, più grande di come se la ricordava. Due altre ville, accanto, avevano tutte le finestre spente. A. cercò nelle tasche, e estrasse il mazzo di chiavi datole dall’amica. Ce n’era una lunga, di foggia antica, che certamente era quella del cancello. Infatti entrò subito nella toppa, e dopo due scatti secchi la serratura si aprì. I cardini emisero una specie di sospiro nello spalancarsi dei battenti. Marina Corradi. Tempi.

Federico Fellini è stato una profonda fonte di ispirazione e ha girato film eterni. La Dolce vita e Otto e mezzo su tutti. Rivedendo gli altri mi sono un po’ ricreduto. Solo in Amarcord c’è la straordinaria inventiva dei capolavori. Da un certo punto in poi, Fellini è diventato troppo felliniano, esageratamente felliniano. Certe cose non andrebbero riviste, come non bisognerebbe reincontrare i vecchi amori. Meglio conservare la memoria per il bello. Pupi Avati (Malcolm Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.

Oggi non ho voglia di niente. Farò quel che dice mia moglie. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 1/7/2015