Sergio Luciano, ItaliaOggi 1/7/2015, 1 luglio 2015
L’ITALIA HA POCO DA STAR TRANQUILLA CON UN DEBITO PUBBLICO COSÌ ALTO
Qui non si tratta di un «derby» (per citare il tweet di Renzi) tra pessimisti e ottimisti, tra gufi e allodole: in caso di «Grexit» accadrà ciò che i mercati decideranno che accada in base al loro solito modo di ragionare, il calcolo delle probabilità e dei tempi nei quali le varie alternative potranno verificarsi. E la vera sfida che la crisi greca, se sfociasse nell’uscita di Atene dall’Unione europea, porrebbe ai paesi periferici dell’Unione ha un solo nome: la sostenibilità del debito pubblico rispetto al Pil.
Fa bene il ministro Padoan a rassicurare gli italiani, ma la china su cui sta scivolando la Grecia fa risuonare sinistramente alla memoria il vecchio adagio turistico «italiani e greci, stessa faccia, stessa razza». Padoan dice che il nostro debito pubblico, salito a 2.194 miliardi di euro, è in condizioni di «sostenibilità» e che, per quanto stia ancora crescendo, dall’anno venturo «comincerà a diminuire». Tutto vero: purché a tassi bassi e crescita sostenuta. Ma se la Grecia esce dall’euro i tassi costanti non restano e la magrissima crescitina che l’Italia ha ritrovato (ma che riguarda di fatto quasi soltanto le imprese che esportano) rischia di andarsi a far benedire.
«Stessa faccia, stessa razza», dunque, suona quasi come una minaccia. L’efficienza nel risanamento della finanza pubblica in Italia sembra essersi quasi sfiancata nelle riforme dure dell’emergenza Monti, soprattutto quella delle pensioni in parte contraddetta dalla Consulta, la spesa pubblica corrente continua a salire, la spending review è stata di fatto congelata, perfino un’ascoltatissima consigliera del premier come Veronica De Romanis, ha rivelato proprio ItaliaOggi, ha stroncato la bozza di riforma della pubblica amministrazione del ministro Marianna Madia proprio perché decorrelata dalla spending review Ma se non si cresce molto e non si taglia sul serio la spesa pubblica corrente, come si potrà davvero far scendere velocemente il debito pubblico senza nessuna di quelle manovre straordinarie che pure, e anche in questo caso le testate del gruppo Class Editori lo ripetono da tempo, sarebbero lì da farsi? «Stessa faccia stessa razza» è uno slogan divertente, ma almeno in materia di finanza pubblica lasciamolo agli animatori turistici
Sergio Luciano, ItaliaOggi 1/7/2015