Manuel Follis, MilanoFinanza 1/7/2015, 1 luglio 2015
TRONCHETTI, TELECOM UN ERRORE
L’ingresso in Telecom Italia per Pirelli «fu un errore». Non ha usato giri di parole Marco Tronchetti Provera, presidente del gruppo della Bicocca, per descrivere gli anni dell’avventura nelle telecomunicazioni. Quell’avventura fu un errore «ma anche un sogno», ha spiegato il manager in occasione della presentazione del libro Pirelli.
Innovazione e Passione di Carlo Bellavite Pellegrini che ripercorre i 143 anni della storia della società. Una storia all’interno della quale gli anni di Telecom hanno rappresentato un capitolo complesso e spinoso. Fu un errore, ha raccontato Tronchetti, non sotto il profilo industriale ma per la «scarsa consuetudine con la politica», una caratteristica sottolineata nel corso del dibattito anche dall’ex direttore del Corsera da Ferruccio de Bortoli: l’operazione Telecom «non era da fare per la scarsa attitudine storica di Pirelli a trattare con il potere». Eppure, ha ribattuto poi Tronchetti, «è stata proprio questa scarsa consuetudine a rendere Pirelli l’azienda competitiva che è oggi». Nel ripercorrere «senza ombre e rimpianti» la storia dell’ingresso in Telecom nel 2001, Tronchetti ha ricordato che l’operazione fu un prodotto del successo della banda larga e che l’intervento di Pirelli venne chiesto mentre Telecom versava in condizioni finanziarie difficili, peraltro bersagliata dalle agenzie di rating. «Pensavo che il mondo fosse cambiato», ha detto il numero uno della Bicocca, ovvero «non più concessioni governative, ma tecnologia. Guardavo a quello che accadeva negli Usa. Fu un’operazione industriale», ha proseguito, osservando che date le potenzialità tecnologiche offerte dall’innovazione «avvicinarsi ai media era necessario». Quindi, ha confermato Tronchetti «guardavamo alla convergenza, ma questo portò all’incontro con Rupert Murdoch. «Pensavo che un’operazione del genere, che contrastasse il potere di Berlusconi nei media, potesse essere guardata con simpatia dal governo di centro-sinistra», ha ricordato il manager. E invece cambiò tutto, così come cambiarono i rapporti con le authority che fino a quel momento non avevano avuto intoppi. «Fu un errore pensare che questo tipo di operazione fosse realizzabile in Italia», ha spiegato Tronchetti aggiungendo che «si toccò un nervo scoperto e anzi ci fu una rapida reazione politica». Insomma, tutte le authority («ma proprio tutte», ha sottolineato Tronchetti) presero di mira la società e di fatto l’iniziativa venne bloccata, ha ricordato Tronchetti accusando anche i media di aver enfatizzato l’aspetto giudiziario che a distanza di anni ha dimostrato come oltre al fumo non c’era alcun arrosto. «Ci fecero capire che non era possibile portare avanti il progetto. Inoltre assieme alla spinta mediatica» contraria all’operazione c’era il rischio di portare alla «distruzione dell’azienda», ha ricostruito Tronchetti. «L’indipendenza di un’impresa non è cosa gradita al mondo pubblico in senso lato», è stata la sottolineatura finale del suo intervento. Nel corso della serata De Bortoli ha spiegato che «Tronchetti Provera fu vittima di un pregiudizio ideologico del centro sinistra» perché «ha sempre rispettato l’autonomia dei giornalisti» e «ha pagato un prezzo per la sua indipendenza». Più in generale invece Paolo Mieli, altro storico direttore del Corriere della Sera, ha ricordato che «in questi 20 ani abbiamo raccontato le bande di destra, ma non quelle affaristiche di sinistra che pur ci sono state e l’hanno fatta franca. Ma non credano che gli storici dimentichino».
Manuel Follis, MilanoFinanza 1/7/2015