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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

Il 30 giugno è alle spalle, la Grecia, grazie alla richiesta di referendum per ora non è ancora ufficialmente affondata, oggi è “Grex”, se domenica i greci votano “no” sarà “Grexit”, se votano “sì” ritorna Grecia, ma resterà ai domiciliari

Il 30 giugno è alle spalle, la Grecia, grazie alla richiesta di referendum per ora non è ancora ufficialmente affondata, oggi è “Grex”, se domenica i greci votano “no” sarà “Grexit”, se votano “sì” ritorna Grecia, ma resterà ai domiciliari. E’ l’Europa, bellezza. Per noi cittadini comuni, lo strappo è stato comunque positivo. Ci ha fatto capire tante cose, le debolezze di questa curiosa casa europea (miserabile e bottegaia), le carenze drammatiche delle nostre attuali leadership (inette, e pure arroganti). Abbiamo imparato però una cosa importante, il materasso è il sostituto ideale della banca: perché fare code per riavere il nostro denaro, meglio starci sdraiati sopra. All’ultimo istante, Junker ha tentato di fare una controproposta alla Grecia (da un punto di vista negoziale una fesseria), subito colta (giustamente) da Tsipras, che ha rilanciato un terzo piano, escludente la Troika. Ciò ha costretto Merkel a intervenire, vietando a Junker e Tsipras il bicchiere della staffa. E’ solo l’ultimo esempio della ridicola governance dell’Europa, tarata sui due partiti un tempo dominanti (PPE-PSE). Mese dopo mese si intuisce che il duo PPE-PSE sta perdendo credibilità e voti fra i cittadini europei, lentamente stiamo andando verso il fallimento del progetto euro. Abbiamo però capito che nessuno può abbandonare la nave Europa, a meno di farlo tutti insieme. E’ ciò che Grillo e Salvini ottusamente si rifiutano di comprendere, sprecando così energie preziose. Non potendo interrompere il processo, cerchiamo almeno di viverlo con leggerezza. E’ ciò che cerco di fare io, tenendo una specie di diario irreverente fatto di tweet e di camei rivolti a questo curioso momento. Gli ultimi interventi di Krugman e di Pikety, pieni di ovvietà riciclate, sono da scompisciarsi, non parliamo della telefonata Obama-Merkel, della conferenza stampa di Junker, col solito dilemma che lo perseguita, non si capisce mai dove finisca la sobrietà e dove inizi l’incontinenza. Francesco Giavazzi si chiede “quanti Tsipras ci sono ancora in Europa”, pur conoscendo benissimo la risposta. La Grecia è arrivata a Tsipras non per caso, ma come ultima chance, dopo aver provato in successione Premier conservatori, liberali, socialisti, “tecnici”, tutti inetti o corrotti, o entrambe le cose, e teme che l’Italia faccia lo stesso. Stia sereno, noi siamo già avanti nel processo, il prufesùr e il professorino li abbiamo già provati e hanno fallito clamorosamente, sulla graticola ora c’è il maestrino, poi toccherà ai preti di strada Di Maio e Salvini. Comunque, amici greci un consiglio: votate “sì”. Credetemi è la soluzione strategicamente più intelligente, e la più spiazzante per i vostri nemici. Fate vostro l’aneddoto di Dag Solstad riferito a una adultera altera. Colta in fragrante dal marito, disse: “Allora tu credi di più a ciò che vedi che a quel che io ti dico?”. Ottima strategia per negoziare con Bruxelles. Ormai le élite europee hanno il complesso della Moneda, senza che nessuno li spinga, si stanno asserragliando dentro il Palazzo, vedendo nemici ovunque. Curiosamente la stessa cosa sta avvenendo nei media. Siamo sempre più l’un contro l’altro armati, almeno intellettualmente. Perché? Guardando le facce di questi giorni di Draghi, Junker, Merkel, Hollande, Renzi ho provato un moto di tenerezza, di colpo avevano perso la loro irritante arroganza, parevano i pulcini bagnati dei cartoni animati. Ci chiediamo, perché si preoccupano tanto se la Grecia è appena il 2% dell’Europa? Temono forse che possa essere una Sarajevo o peggio un californiano Big One, che spazzerà via loro e le loro idiote App? A noi cittadini comuni, che le attuali élite vengano spazzate via non importa nulla, anzi, prima avviene meglio è. Le élite non hanno capito che costringendoci (chissà perché) a vivere di fretta, stressando mode e consumi in nome della globalizzazione (cosa sarà mai), noi cittadini stiamo dimenticando il take off (quella simpatica pacca sulla spalla che nella mia gioventù e maturità credevo utile per passare dalla povertà alla ricchezza), sentendoci circondati dal take down (quel disfacimento, quel degrado, che forse gli indici economici non colgono, ma i nostri occhi e sensi sì). Amici greci, se votate “sì”, costoro domenica sera ottusamente esulteranno, poi si accorgeranno che, a loro insaputa, li avete nuovamente infilati in un cul de sac. A lunedì. editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri