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 2015  giugno 30 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA PROPOSTA DELL’ULTIM’ORA DI JUNCKER


REPUBBLICA.IT
MILANO - Alexis Tsipras risponde all’ultima chiamata di Jean Claude Juncker e chiede un nuovo piano di salvataggio, il terzo, per la Grecia, insieme alla ristrutturazione del debito al 180% del Pil che strozza ogni possibilità di ripresa del Paese. La proposta greca finisce sul tavolo dell’Eurogruppo, che si riunisce in teleconferenza in serata, ma il cancelliere tedesco, Angela Merkel dice no: "Prima il risultato del referendum". Da Bruxelles, però, cresce la fiducia e il presidente americano, Barack Obama, chiede di continuare a trattare per raggiungere una soluzione.
Il primo a muovere è stato il presidente della Commissione Ue: ha fatto un tentativo in extremis per far rientrare la crisi che si è improvvisamente aggravata quando Tsipras, il premier greco, ha indetto un referendum per il 5 luglio, chiamando il suo popolo ad esprimersi sulle proposte d’accordo tra Atene e i creditori internazionali. Juncker, dopo l’accorata conferenza stampa nella quale ha difeso l’operato delle istituzioni comunitarie e invitato i greci a votare ’sì’, ha fatto un’offerta dell’ultimo minuto ad Atene per arrivare ad un accordo entro la mezzanotte di oggi, quando scade il piano di aiuti. Quest’ultimo a fine febbraio era stato prorogato di quattro mesi e oggi la scadenza è giunta: passata la mezzanotte di oggi, per Atene significherebbe non accedere più a circa 16 miliardi di fondi. Per altro, la data corrisponde anche con l’ultimo giorno utile perché Atene rimborsi gli 1,6 miliardi di rate che deve - per il mese di giugno - al Fmi: la Grecia, ha confermato il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, non pagherà, quindi è possibile la messa in mora da parte del Fondo, anche se il default vero e proprio scatterebbe tra un mese circa. "Spero in un accordo coi creditori", ha aggiunto Varoufakis. Standard & Poor’s, però, ha deciso di tagliare il rating di Alpha Bank, Eurobank, National Bank of Greece e Piraeus (le maggiori banche greche) a selective default: secondo l’agenzia di rating, senza ulteriore sostegno esterno il fallimento delle banche è "praticamente una certezza". A ruota potrebbe seguire un decisione sul paese.
La telefonata di Juncker, le contro-proposte di Tsipras. Del piano ultim’ora di Juncker hanno parlato fonti europee ed elleniche, secondo quanto scrive Reuters nella ricostruzione del quotidiano Kathimerini online. Il portavoce del presidente della Commissione ha poi confermato che l’offerta da ultim’ora è arrivata con una telefonata a Tsipras nella serata di ieri, specificando che la Commissione ha indicato ai greci che "metterà a disposizione tutte le risorse disponibili" per sostenere la crescita economica. Nel bilancio comunitario, sono previsti 35 miliardi. In un primo momento, il quotidiano riportava il rifiuto ellenico alla nuova mediazione, tanto che un portavoce del governo riferiva che "Alexis Tsipras voterà ’no’ domenica". Ma in seguito è emerso un ripensamento dello stesso Tsipras, che ha valutato l’offerta e replicato con una contro-proposta.
Nella lettera ai vertici Ue, Tsipras ha chiesto un accordo di due anni con l’Esm (European Stability Mechanism, il fondo salva-Stati che si è attivato per Cipro o la ristrutturazione delle banche spagnole) per coprire le necessità finanziarie elleniche e nel frattempo ristrutturare il debito. Si tratterebbe di coprire una trentina di miliardi di scadenze tra il 2015 e il 2017; in attesa di definire il nuovo meccanismo, inoltre, andrebbe esteso di qualche giorno l’attuale programma. "Il governo greco", ha specificato Atene in un comunicato, "resta al tavolo delle trattative e continua a ricercare una soluzione percorribile per rimanere nell’euro". Attivare l’Esm, però, significa sottoscrivere clausole stringenti per avere in cambio i fondi. Resta da capire quali riforme economiche, del pacchetto dei creditori, Tsipras sia disposto ad accettare: in pratica, la sua controproposta potrebbe risolversi in un ’niente di nuovo’.
Fredda comunque Angela Merkel: "Stanotte a mezzanotte scade il programma, io non conosco altri segnali concreti". Da Berlino considerano sia "troppo tardi" per un’estensione degli aiuti, e in ogni caso bisogna aspettare il referendum per dare luogo al terzo salvataggio. Riferendo ai Parlamentari, la cancelliera ha detto di "non aspettarsi alcuna novità" nel corso della giornata; per il falco Wolfgang Schaeuble, "Atene resterà nell’euro anche con un ’no’ al referendum".
L’offerta: subito un Eurogruppo, soluzioni sul debito. Secondo le ricostruzioni che sono filtrate dalle agenzie internazionali, l’offerta di Juncker non prevedeva un cambiamento di fondo nelle proposte - rispetto alle ultime, pubblicate nel fine settimana - ma la promessa di convocare un Eurogruppo d’emergenza per approvare l’intesa e sbloccare un pagamento immediato ad Atene, in modo da permetterle di rimborsare il Fmi con gli 1,6 miliardi da ripagare entro oggi. Per ricevere i fondi, Tsipras avrebbe dovuto inviare un’accettazione scritta della proposta e impegnarsi a fare campagna per il ’sì’ nel referendum, come d’altra parte hanno iniziato a fare - con toni a dir poco insoliti - tutti i massimi rappresentanti di Bruxelles e delle cancellerie del Vecchio continente. Lo sblocco della situazione eviterebbe anche lo scadere del piano d’aiuti internazionali, che termina appunto oggi.
Un crowdfunding europeo per pagare la rata Fmi della Grecia
L’offerta di Juncker prevede l’Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche - tetto presente anche nella versione delle proposte dei creditori datate 26 giugno e pubblicate dallo stesso Juncker domenica scorsa -. Sempre se l’offerta fosse accettata, ha ricustruito Kathimerini, i ministri delle Finanze dell’Eurozona si sarebbero resi disponibili a ri-adottare una dichiarazione che rimanda a un impegno già preso nel 2012, con il quale prendere in considerazione una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, l’abbassamento dei tassi di interesse e l’estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro a partire dal prossimo ottobre.
Le reazioni all’estero. Sull’esito del voto si è espresso anche il ministro Pier Carlo Padoan, che ha "massimo rispetto per le decisioni del governo e popolo greci". L’esito della consultazione non preoccupa il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che al Sole 24 Ore ha chiarito: "L’Italia è fuori dalla linea del fuoco". Dal premier è partito anche un avvertimento a Tsipras, al quale ha ricordato: "Una cosa è chiedere flessibilità nel rispetto delle regole. Un’altra è pensare di essere il più furbo di tutti, essere cioè quello che le regole non le rispetta". Duro anche lo spagnolo Mariano Rajoy, che ha chiesto le dimissioni del leader greco.
La situazione in Grecia. Nel frattempo, la situazione per la gente comune si prospetta sempre più complessa. La disoccupazione resta sempre oltre il 25% e oggi la stampa ellenica parla della possibilità di abbassare da 60 a 20 euro il limite giornaliero di prelievi allo sportello, mentre i pensionati, ai quali in un primo tempo era stato detto che avrebbero potuto ritirare 240 euro a settimana, sono stati informati adesso che potranno prelevare solo 120 euro ogni sette giorni: la nuova misura è stata adottata al termine di una riunione svoltasi la scorsa notte fra responsabili del ministero delle Finanze e rappresentanti degli istituti di credito. A tal fine, sarà aperto un migliaio di sportelli. Nel frattempo, i reportage internazionali raccontano che molti pensionati, che attendevano l’accredito dei loro assegni, sono rimasti oggi a bocca asciutta. Alla situazione delle banche guarda anche la Bce, che riunisce di nuovo il direttivo per aggiornarsi sul programma di liquidità d’emergenza, che non dovrebbe essere ’staccato’ fino al referendum.

LASTAMPA.IT
La notizia è che il negoziato è ripartito. Grecia e creditori hanno ripreso a parlarsi. A Bruxelles è arrivata questo pomeriggio una nuova proposta finale di Tsipras, che – dicono – sarebbe stata elaborata anche sulla base di alcuni consigli della Commissione. Chiede al fondo salvastati Esm di concedere un prestito biennale per rispettare gli obblighi nazionali e internazionali. Atene vorrebbe 29 miliardi: servono per coprire 12,3 miliardi nel 2015, 7,1 nel 2016, 9,6 nel 2017. Un Eurogruppo si terra à alle 19. Ma nella lettera greca non si parla di cosa Atene farà in cambio di soldi quanto a riforme e consolidamento.
LO SCAMBIO DI LETTERE
Juncker aveva chiesto al governo greco una campagna per il «sì» al referendum e di ripartire dallo schema di accordo proposto sabato scorso dalle istituzioni. In cambio, Bruxelles aveva offerto lo sblocco repentino del più possibile dei 35 miliardi di fondi europei per lo sviluppo attualmente stanziati per la repubblica ellenica. Alla lettera di Juncker, il premier greco ha riposto con una controproposta. Atene chiede un programma di salvataggio di due anni al fondo europeo Esm, assieme a una ristrutturazione del debito.
LA POSSIBILE SOLUZIONE
Il meccanismo può funzionare. Dipende però da cosa ci hanno messo i greci in termini di riforme e consolidamento. Il piano lascerebbe scadere il secondo piano di salvataggio e ne avvierebbe subito uno nuovo, finanziato questa volta direttamente dal Fondo salvastati Esm. Avrebbe la durata di due anni e non vedrebbe la partecipazione del Fondo monetario che, però, sarebbe rimborsato a stretto giro grazie a soldi europei. E Atene chiede anche un intervento di riduzione del debito.
SCADE LA RATA
Il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha confermato che oggi il governo non rimborserà la rata da 1,6 miliardi di dollari dovuta al Fondo Monetario Internazionale. «Spero in un accordo con i creditori», ha aggiunto Varoufakis. «Naturalmente anche dopo mezzanotte non taglieremo fili del dialogo, o non saremmo l’Unione europea», dice Angela Merkel. Ma fonti del governo tedesco avvertono: «È troppo tardi per un prolungamento del programma». Poi arriva la stoccata della cancelliera: «Berlino non prenderà in considerazione l’ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia, come proposto da Atene, prima dell’esito del referendum di domenica prossima»
FOCUS - Iva, pensioni e navi: come funziona l’economia greca (di M.Zatterin)
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L’esito del referendum in Grecia non sembra preoccupare il governo italiano. «L’Italia è già fuori dalla linea del fuoco», ha chiarito Renzi al Sole24Ore. «La mia preoccupazione non è per ciò che potrebbe accadere all’Italia, ma per gli scenari globali di difficoltà che si potrebbero aprire», ha aggiunto Renzi. «Massimo rispetto per le decisioni del popolo e del governo greco» è stato espresso dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha difeso la condotta dell’esecutivo italiano accusato da alcuni di essere stato assente nel dibattito sulla Grecia. Il governo, ha detto, è da sempre «impegnato allo scopo di ottenere risultati e non visibilità».

MARCO ZATTERIN LA STAMPA.IT

marco zatterin
corrispondente da bruxelles

«Eravamo a un passo da chiudere», dicono sul fronte dei creditori di Tsipras, ripensando a venerdì sera. «Ci volevano strangolare», ripetono i greci puntando il dito contro le istituzioni creditrici. Nei loro confronti Atene ha contratto un debito corposo: 73,6 miliardi col programma di salvataggio del 2010-2012; altri 142,5 con il secondo piano. Il denaro è stato pagato per salvare le banche che si sono allegramente scoperte quando la crisi finanziaria è esplosa in America nel 2007. Il baratto comportava «misure di riequilibrio strutturale e finanziario contro liquido anticrisi». A ottobre si poteva firmare col cristiano-democratico Samaras, ma hanno frenato i falchi. Appena arrivato, Tsipras ha ottenuto una proroga del secondo piano, fino a stasera. L’intesa non è mai stata raggiunta. Ora nelle casse elleniche non c’è più un cent.
Per quattro mesi si è trattato inutilmente. Ecco cosa chiedeva l’ultimo progetto di compromesso. E come avrebbe cambiato la terra di Platone, e adesso, anche di Syriza.





La riforma dell’Iva
La proposta chiedeva tre aliquote: il 23% già esistente per i consumi ordinari, allegato a ristoranti e il catering; il 13% di imposta «ridotta» per alimentari, energia, alberghi e l’acqua; un 6% di «super-ridotta» sui farmaci, i libri e i teatri. Si auspicava inoltre l’eliminazione degli sconti sulle isole e si prospettava la possibilità di rivedere le aliquote a fine 2016, a patto che il gettito rimanesse invariato a 1,8 miliardi l’anno. Lo schema non modificava la struttura della tassazione del valore aggiunto, quanto la ripartizione. I greci intendevano fra le altre cose mantenere i ristoranti al 13% insieme con gli alberghi. Sono stati accontentati a metà.



L’età della pensione
«Sistema insostenibile», valuta l’ex Troika. Rappresenta un costo da 13 miliardi l’anno, il 16% della spesa pubblica. La proposta centrale dei creditori era di elevare l’età dell’accesso al vitalizio a 67 anni, oppure a 62 con 40 anni di contribuzione, a partire dal 2022. Un limite, questo da applicare a tutti, con l’eccezione dei lavori usuranti e alle madri con figli disabili. Necessario? In effetti, circa un greco su sei di età compresa fra i 50 e i 59 è in pensione, dato che vale quattro volte la media Ue. I cinquantenni che hanno lasciato il lavoro costano 300 milioni al mese e sono il gruppo di pensionati più corposo. Fra le componenti del riequilibrio invocato dai «Tre» l’aumento dal 4 al 6% in media del contributo per la salute dei pensionati.



La difesa ì
Per recuperare margini di spesa si suggeriva di tagliare di 400 milioni il bilancio militare che, secondo le stime Nato, è il secondo più alto dell’Alleanza insieme con quello britannico (vale oltre il 2 per cento del pil). Atene lo mantiene florido per l’arcano timore di una guerra con la Turchia, ma anche per una forma di sostegno all’economia e all’occupazione.



Le imprese
«Alzare la tassa societaria dal 26 al 28 per cento» e introdurre una imposta sulla pubblicità televisiva. Semplice, a volere.



Le navi
L’idea dell’ex Troika era di colpire i ricchi, o comunque i benestanti, che in Grecia hanno a che fare col mare e tutto ciò che lo attraversa. «Estendere il campo di applicazione della tassa di lusso alle imbarcazioni di almeno dieci metri». E alzarla dal 10 al 13% a partire dall’anno fiscale 2014.



I controlli
Uno dei punti deboli dell’amministrazione greca, sinora, è stata l’Agenzia delle Entrate, sostanzialmente inesistente, come il catasto. I creditori: «Dovete adottare un quadro legislativo che crei un’agenzia autonoma».



Il salario minimo
Qui si auspicava il lancio di una consultazione sulla remunerazione minima che, in Grecia, è di 683 euro, il doppio dei Baltici e dell’Ungheria, più elevato di Portogallo e Polonia, il che spiega molte ritrosie. L’obiettivo era quella di valutare la fattibilità di una sua riduzione, anche temporanea. Tsipras e i suoi non erano d’accordo.

TONIA MSTROBUONI
1 - Referendum: cosa si vota?

Il primo problema del referendum greco è: cosa si vota? Ufficialmente, la proposta dei creditori. “Sì”, se si accetta, “no”, se si rifiuta. E il quorum per considerarlo valido è il 40%. Ma ieri il presidente della Commissione europea Juncker ha diffuso una nuova versione del documento che Bce, Ue e Fmi stavano discutendo con il governo greco, prima dell’interruzione delle trattative, venerdì scorso. Ci sono delle piccole concessioni su nodi cruciali, ad esempio l’Iva sugli alberghi non sarà aumentata al 23%, come proposto in un primo momento, resterà al 13%. O la spesa militare non sarà tagliata a 200 milioni, ma resta a 400 milioni. Il problema, probabilmente, è che Alexis Tsipras rischiava già di non avere la maggioranza in Parlamento per un accordo che impone comunque nuovi sacrifici. E secondo Yanis Varoufakis i 15,5 miliardi proposti da qui a novembre sarebbero comunque stati insufficienti per la Grecia, ormai al collasso. E’ questo che ha fatto decidere Tsipras di rovesciare il tavolo e indire un referendum.



SCHEDA - Euro giù e speculazione, le conseguenze della Grexit (di M.Zatterin)



2 - Come sopravvivere fino al voto

Le incognite sono molte, da qui a domenica. Sia da parte greca, sia europea. La più importante, per la sopravvivenza di Atene, è cosa farà la Bce. Ieri ha mantenuto il livello di liquidità d’emergenza che può essere concessa alle banche al livello di venerdì scorso, 89 miliardi, e ha costretto il governo a chiudere le banche e la Borsa e a introdurre un controllo dei capitali. Draghi ha detto che rimarrà «vigile», dunque pronto a intervenire per non provocare il collasso del sistema bancario. Ma la Bce non vuole rimanere col cerino in mano, non vuole passare alla storia come la «colpevole» del default ellenico. E’ improbabile che chiuderà i rubinetti, come chiedono da tempo alcuni banchieri centrali, tedeschi in testa. Draghi preferisce garantire la sopravvivenza di Atene finché non saranno i greci a decidere del proprio destino. E la Grecia?





3 - L’incognita del presidente della Repubblica

Mentre da Bruxelles arrivano voci su un possibile vertice straordinario il 1 luglio, ad Atene alcuni guardano con attenzione al presidente della Repubblica, il conservatore Prokopis Pavlopoulos. Il suo portavoce ha smentito domenica voci su possibili dimissioni. Ma Pavlopoulos ha anche detto che non resterà presidente, se la Grecia uscirà dall’euro. Le sue dimissioni costringerebbero Tsipras quasi sicuramente alle elezioni anticipate, non avendo l’attuale maggioranza di governo (Syriza e Anel) la maggioranza di due terzi per eleggere un nuovo presidente.



COMMENTO - Il mondo impossibile di Tsipras (di P.Baroni)



4 - Cosa succede se vince il “sì”

Tsipras e Kammenos, i due leader della maggioranza di governo (la Grecia è guidata da un esecutivo rosso-nero, costituito dall’estrema sinistra di Syriza e la destra nazionalista di Anel) faranno campagna per il no. Dunque, nel caso di vittoria dei sì, alcuni ministri hanno già detto che il governo si dimetterà, com’è logico che sia. A quel punto gli scenari sono due: elezioni anticipate o, vista la drammaticità della situazione, un governo di unità nazionale o addirittura tecnocratico. Il presidente Pavlopoulos tenterà di convincere i partiti dell’opposizione Nea Dimokratia, Pasok e To Potami e una fetta più moderata di Syriza a votare un esecutivo di unità nazionale per firmare l’accordo con i creditori ed evitare il default. Le prossime scadenze della Grecia sono immediatamente successive alla data del referendum: il 10 e il 17 luglio sono previsti rimborsi di bond per 3 miliardi, il 13 una rata del Fmi da 450 milioni (che si aggiunge ai mancati pagamenti di giugno da 1,6 miliardi) e il 20 luglio vanno restituiti alla Bce ben 3,5 miliardi. Al momento, nei sondaggi, i “sì” sono avanti, forse la chiusura delle banche alimenterà la paura e la propensione dei greci a voler chiudere l’intesa con la vecchia Troika. Ma non è detto: potrebbe anche alimentare la rabbia contro i creditori “strozzini” e rovesciare il clima.



5 - Cosa succede se vince il “no”

Sarebbe la vittoria del governo greco, ma è improbabile che i creditori possano tenerne conto e riaprire un negoziato con Atene, dopo i disastrosi mesi di impasse negoziale da fine gennaio al tragico vertice dello scorso fine settimana. Ci si avventurerebbe nelle “acque inesplorate” da cui i leader europei, incapaci di trovare un accordo con la Grecia, hanno spesso messo in guardia. Incapace di far fronte ai suoi debiti, Atene fallirebbe e sarebbe costretta, molto probabilmente, a uscire dall’euro.