Alberto Flores d’Arcais, Affari&Finanza – la Repubblica 29/6/2015, 29 giugno 2015
NASA, LA FABBRICA DEI BREVETTI INDUSTRIALI
New York
L’ultimo grande accordo è quello siglato con la Nissan. Per cinque anni il marchio giapponese sarà partner della Nasa nel progetto per sviluppare l’auto del futuro, quella che non avrà bisogno di un essere umano alla guida. I ricercatori dell’Ames Research Center - il laboratorio dell’agenzia spaziale Usa in California - sono già al lavoro con quelli della casa giapponese per recuperare il gap nei confronti di Google Car, assicurarsi un mercato che gli esperti ritengono di sicure soddisfazioni e profitti. È l’ennesimo esempio della nuova strategia che la Nasa ha messo a punto negli ultimi anni, una serie di partnership che variano da potenti company dell’industria aeronautica (Boeing) o informatica (Microsoft) a brand famosi e lussuosi come Omega (l’orologio “allunato” con l’Apollo), fino a marchi più locali e meno conosciuti che fabbricano prodotti tecnologici certificati di ogni tipo: dal cibo ai prodotti per la pelle, dai forni intelligenti ai materassi supermorbidi, dai sistemi per purificare l’acqua a quelli di riscaldamento/ raffreddamento. In questi anni, e in misura crescente da quando la Nasa ha scoperto questo modo per finanziare le successive missioni, sono stati fatti passi da gigante nella vendita di brevetti finalizzata a sviluppare tecnologie che erano servite inizialmente per lo spazio e che sono state adattate in modo da migliorare la nostra vita di tutti i giorni. Con lo Space Certification Program venne creato il “seal of approval”, il sigillo di approvazione con il marchio dell’agenzia spaziale per quelle società con prodotti o servizi legati allo spazio. La parte del leone la fanno le società che grazie al loro core business (aviazione, alta tecnologia, robotica, sistemi satellitari) sono legate, spesso anche con ricchi contratti, alle missioni spaziali come Honeywell, Lockheed, Geocontrol. Negli ultimi anni è cresciuto però il numero di “seal of approval” per le aziende che fanno dell’innovazione legata al comfort il loro marchio. Ecco dunque che da Boulder (Colorado) la Backpacker’s Pantry, specializzata in alimenti per chi ama il trekking, lancia il “cibo per gli astronauti”, sacchetti di cibo precotto per ogni avventura, compresi i dolci e i piatti vegani. Per chi ama i prodotti per la pelle, certificati sono quelli della linea Epfora di AriBio, società coreana che oltre a produrre cosmetici è impegnata con grandi finanziamenti nella ricerca di nuovi medicinali per malattie rare e per le cellule staminali. Ci sono poi aziende come la Fischer (la “penna dello spazio”) che garantiscono la scrittura in situazioni climatiche o ambientali estreme, ci sono i forni intelligenti della Tmio, che grazie ad Internet permettono di cucinare a casa propria pur essendo in ufficio, a scuola, al cinema. Ci sono poi gli olii e le capsule della Dsm, specializzata nel cibo liofilizzato o derivato da micro-alghe, c’è il Pro-San della Microcide, lo spray sanitario che uccide il 99,999 per cento dei batteri senza avere alcun effetto tossico, ci sono i porta-iphone della Salt Case che proteggono ogni tipo di apparecchio elettronico anche ad altissime temperature. E c’è lo Sbir (Small Business Innovation Research) il programma (altamente competitivo) che incoraggia le start-up a cercare fondi federali dimostrando di avere il potenziale per commercializzare nuove tecnologie. Chi entra nel programma ha garantiti 125mila dollari per i primi sei mesi, 750mila se riesce a passare alla fase della commercializzazione di altri 24 mesi. Per le grandi aziende i dollari si moltiplicano in modo esponenziale. La Boeing, una delle due aziende che hanno vinto la gara della Nasa per il trasporto degli astronauti americani dalla stazione spaziale internazionale agli Usa, ha ottenuto dal governo ben 4,2 miliardi. L’altra (Space Exploration Technology) 2,6. Sono commesse che possono far vivere un’azienda per anni. È un po’ a questo che punta (fatte le debite proporzioni) la Nissan, che insieme alla Nasa testerà il funzionamento a distanza di una flotta di auto elettriche “telecomandate” che replicano il funzionamento del rover inviato su Marte e manovrato da una stazione di controllo.
Alberto Flores d’Arcais, Affari&Finanza – la Repubblica 29/6/2015