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 2015  giugno 29 Lunedì calendario

CASSA DEPOSITI IDRA O IRCOCERVO DELLA POLITICA ECONOMICA

Un’Idra o un ircocervo? La Cassa Depositi e Prestiti, protagonista delle narrazioni industrial-finanziarie di questi giorni per l’ energico intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi, è un po’ tutte e due le cose: la mitologica creatura serpentina a nove teste e la leggendaria bestia metà caprone e metà cervo. Le caratteristiche dell’ircocervo derivano dalla asserita impossibilità di esistere di quell’animale inverosimile, che Benedetto Croce citò per certificare l’assurdità dell’idea stessa di liberalsocialismo e che potrebbe applicarsi a un ente pubblicoprivato che si finanzia con i 250 miliardi di risparmio postale degli italiani. L’Idra è evocata per le nove teste, ma la Cassa in realtà ne ha molte di più. Controlla un universo informe, di cui è difficile identificare i confini. Si va dai prestiti allo Stato al pagamento dei debiti dei comuni fino alla partecipazione in 424 aziende operanti in ogni settore produttivo (o improduttivo) immaginabile. A parte Eni, Fintecna, Sace, Snam, Terna, il petrolio, il gas e l’elettricità, la Cdp si occupa di strade, scuole, immobili, calamità naturali, agroalimentare, turismo, alberghi, beni culturali, difesa, grande distribuzione, telecomunicazioni, assicurazioni, intermediazione finanziaria. E scusate se dimentichiamo qualcosa. Ma come si riesce a governare questo universo informe? A dispetto delle cifre che fanno impressione (attivi per 400 miliardi, patrimonio di 35) la strategia, se c’è, sembra quella di nutrire un organismo bulimico in modo occasionale e erratico. Di politica industriale non si intravedono molte tracce e diversi investimenti non si capisce a quale logica rispondano. Tra i recenti interventi, c’è un investimento di 80 milioni del Fondo strategico nel gruppo alberghiero di Rocco Forte, che a parte il nome non ha niente di italiano, ha bilanci in perdita, un fatturato di 246 milioni e debiti per 600 milioni di euro. Forte vuole fare nuovi alberghi di lusso in vecchie strutture militari sul Garda, a Venezia, a Bergamo, a Torino. Che c’è di strategico? Liberarsi di qualche bene demaniale? Ma negli alberghi di lusso non si fa housing sociale, che dovrebbe essere una delle mission previste per la Cassa. Di case per chi ne ha bisogno a prezzi ragionevoli non risulta che ne sia stata costruita neanche una. Si è preferito puntare 165 milioni sull’“eccellenza delle carni” entrando nell’azienda della famiglia Cremonini. Giovedì scorso, nella riunione del Consiglio d’amministrazione che ha avviato la sostituzione dei vertici fortemente voluta da Matteo Renzi sono stati approvati altri finanziamenti per oltre 1,9 miliardi che non sembra sfuggano all’erraticità: da opere di edilizia scolastica a operazioni a supporto dell’export, fino a interventi nella cantieristica e nella meccanica. Ma il dossier caldo arriverà sul tavolo solo dopo il cambio dei vertici, con le nomine di Claudio Costamagna e Fabio Gallia. Si chiama Telecom, è una sorta di classico delle battaglie politiche degli ultimi anni e forse una delle ragioni del siluramento di Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini. Renzi e il suo mentore economico Andrea Guerra vedono con favore l’ingresso in Telecom, il cui azionista di riferimento è diventato il gruppo francese Vivendi di Vincent Bolloré. Vedremo. Intanto, sullo sfondo si ode il vociare sul nuovo Iri. Tardivo: la Cdp già oggi è il doppio dell’Iri nei tempi d’oro dell’economia pubblica. a.statera@repubblica.it
Alberto Statera, Affari&Finanza – la Repubblica 29/6/2015