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 2015  giugno 27 Sabato calendario

ASCOLTA E SORRIDI: È IL SEGRETO DEL PRIMO APPUNTAMENTO


Oggetto di infinti documentari e di non pochi brividi d’orrore da parte dei maschi che tendono ad avere sempre tragicamente la peggio nel rapporto con le femmine della loro specie (citofonare alla mantide religiosa o al fuco delle api che si suicida per fecondare la regina), il “rituale di accoppiamento” è il preambolo e la condizione universale del mondo animale per partecipare al gioco della vita.
Senza arrivare alle fatiche mostruose del pinguino imperiale dell’Antartide che percorre ogni anno, una sola volta all’anno, anche 100 chilometri sulle zampette e sulla pancia per raggiungere la sua bella, o del salmone che risale esausto oceani e fiumi per trasformarsi in sushi, sashimi o colazione per gli orsi, gli umani si sottopongono a rituali, balletti, danze, pantomime certo meno cruente, ma ancora più complicate e ansiogene. Un esercizio che ha il proprio momento di più acuto stress nel “primo appuntamento”.
Nonostante scaffali di libri, chilometri di film come l’indimenticabile Harry ti presento Sally, migliaia di blog e siti internet, consigli di amiche e amici più esperti e sopravvissuti al primo contatto con l’alieno o l’aliena, non esiste un libretto d’istruzioni, non c’è un bugiardino con il dosaggio, gli effetti secondari o le controindicazioni da applicare al rituale dell’accoppiamento. Una lacuna che ha spinto due importanti università della California, Stanford e l’Università di Santa Barbara, a dedicare mesi di ricerche scientifiche ai “do” e ai “don’t”, al che fare o non fare al primo appuntamento. In un brillante e voluminoso lavoro, che dimostra come anche le migliori università abbiano a volte troppo tempo libero, i ricercatori hanno raggiunto alcune conclusioni che, nell’interesse del miglioramento dei rapporti fra i sessi, qui brevemente riportiamo.
La prima è una buona notizia per quella vasta porzione di umanità che non eccelle nell’aspetto fisico: tratti come la statura, il colore degli occhi, le fattezze del volto sono importantissimi per ottenere l’aggancio, ma perdono rapidissimamente di valore con il proseguire della conversazione fra i soggetti (sospiri di sollievo in California e non soltanto). Gli elementi esteriori, come le bollicine, non resistono a lungo se lasciati all’aperto.
Molto più decisivo per lei – la ricerca si è occupata per ora di coppie eterosessuali – è l’attenzione che lui dedicherà a quello che dice. È cruciale che lui sappia ridere alla sue battute, ma sempre ridendo “con” lei, un decimo di secondo dopo, mai “di” lei, che sarebbe un sicuro stronca-rituale. Il maschio della specie umana deve dunque imparare l’arte di interrompere la femmina che parla e parla, con garbo e scelta di tempo, non per prevaricare, ma per segnalare interesse e partecipazione a quello che lei dice. Pare che le femmine della nostra specie siano molto più interessate a essere ascoltate che ad ascoltare, a condizione che l’interlocutore maschio si appassioni, o finga di appassionarsi, a ciò che lei dice.
Se il “mating ritual” di noi primati evoluti funziona, la prova starà in quello strumento fondamentale di comunicazione che noi umani possediamo e che resta più indicativo di ogni altro segnale: la voce. Il tono di voce di lei tenderà a cambiare, facendosi progressivamente più acuto se è interessata, secondo il ben documentato e inconscio stereotipo della femminilità. Al contrario, la voce di lui si farà più grave e profonda, nel canone della virilità.
Lo studio, condotto su migliaia di single come di coppie, aggiunge, senza grandi sorprese, che maschi e femmine della specie affrontano il primo appuntamento con intenzioni che potremmo definire, scientificamente, “asimmetriche”. Nel “rituale dell’accoppiamento” alle femmine interessa soprattutto il rituale, mentre la vasta maggioranza dei maschi sembra essere, almeno secondo gli acuti ricercatori, decisamente più interessata all’accoppiamento. Obiettivo per il quale i maschi sono disposti ad accettare, se vogliono raggiungerlo, qualche iniziale sacrificio.
Infatti mai si videro pinguine percorrere cento chilometri per andare a cena con un pinguino.