29 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - STASERA COMINCIA IL DEFAULT GRECO
REPUBBLICA.IT
MILANO - Dopo il caos, gli appelli perché la crisi greca si risolva senza la rottura dell’Eurozona. Da Berlino e Bruxelles arrivano chiare voci nella direzione dell’unità della moneta europea, anche se non mancano le accuse al governo di Atene, responsabile - a detta dei creditori - dell’attuale situazione disperata. "Se l’euro fallisce, l’Europa fallisce", rilancia oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel, che auspica "un compromesso" tra il governo ellenico e i partner internazionali. "La prospettiva resta quella di un’Eurozona a 19 membri", fa eco il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, rigettando quindi l’idea di un ritorno alla dracma per l’economia greca. Anche i parlamentari europei si attivano e la conferenza dei capigruppo Ue approva a larghissima maggioranza la richiesta avanzata da Gianni Pittella a Jean Claude Juncker, di tenere nelle prossime ore un Eurosummit straordinario. Proposta "non convincente", per Angela Merkel. Anche Alexis Tsipras si muove per chiedere una proroga del programma di aiuti fino al referendum del 5 luglio, dopo il quale riprendere le trattative in base alla volontà del popolo greco.
Grecia, Juncker: "Non è una partita di poker, qui vinciamo o perdiamo tutti"
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"Sono molto rattristato dallo spettacolo che ha dato l’Europa sabato scorso", quando è saltato il tavolo di trattative tra Grecia e creditori e il premier ellenico, Alexis Tsipras, ha indetto la consultazione popolare sul pacchetto predisposto dai creditori: "Egoismi e giochi tattici e populisti hanno avuto la meglio". E’ uno dei passaggi della conferenza stampa che lo stesso Juncker ha tenuto per raccontare la sua versione dell’avvitamento della crisi, in risposta al discorso che Tsipras ha tenuto ai suoi cittadini, annunciando il voto. "Voglio che l’Eurozona resti a 19 membri", ha aggiunto Juncker, "e che sia chiaro che nell’Eurozona non ci sono una democrazia contro 18 o 18 contro una". Ma Juncker non ha lesinato le critiche dirette al governo greco, reo di "aver rotto unilateralmente le trattative, spezzandole con una richiesta di referendum e spendendosi perché il popolo greco dica no" alla proposta di accordo.
Il presidente della Commissione ha voluto difendere il lavoro suo e del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, dicendo che le critiche rivolte loro sono immeritate. "L’Eurozona non è una partita di poker, si perde o vince tutti quanti". Juncker ha elencato le concessioni - di metodo (ad esempio l’abbandono della Troika in favore del Brussels group) e merito (l’assenza di tagli a retribuzioni o pensioni nel pacchetto dei creditori) - fatte ad Alexis Tsipras, che però non le ha colte. "Abbiamo lavorato a un pacchetto socialmente più equo e mi aspettavo che anche il governo greco lavorasse in questa direzione", ha rinfacciato ancora a Syriza, ricordando poi che "loro stessi potrebbero presentare altre misure, purché i conti tornino". Rivolgendosi direttamente al popolo greco, ha ribadito che "nel nostro piano non c’era stupida austerità". I greci "devono sapere che la porta è ancora aperta, devono sapere la verità", ha spiegato invitando i "leader greci a prendersi le proprie responsabilità, come hanno fatto quelli irlandesi o portoghesi". Da parte dei creditori, "non ci saranno altre proposte, le abbiamo già fatte", ha aggiunto ancora svelando che - in caso di intesa - i partner erano pronti "a discutere misure sul debito e nuovi aiuti dall’autunno". Infine, l’appello a "votare sì" al referendum del prossimo 5 luglio: "Un ’no’ al referendum, sarebbe un ’no all’Europa’". Concetto ribadito via Twitter dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che prospetta un "derby tra euro e dracma" alle urne, e non tra "Juncker e Tsipras".
In Germania, Merkel ha convocato tutti i capi di partito per fare il punto della situazione. "Il cancelliere continua a essere disponibile a colloqui con il premier greco, se questi lo desidera", ha spiegato il portavoce Steffen Seibert aggiungendo che Berlino "rispetterà l’esito del referendum" indetto dal Parlamento ateniese. La stessa Merkel ha poi sottolineato che "l’euro è più che una valuta" e che per la sua difesa ci vuole "solidarietà e responsabilità". Ancora, "l’Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte ad ogni sfida", ha spiegato dalla celebrazione dei 70 anni della Cdu. La leader tedesca ha ricordato che "la Grecia ha ricevuto un’offerta generosa", ma ad Atene "non c’era la volontà di un compromesso"; restano comunque aperte le porte per "trattative dopo il referendum". In Spagna, il ministro dell’Economia, Luis de Guindos, ha ribadito che il Paese è "blindato contro i rischi di contagio". Il presidente francese, Francois Hollande, invece, ha attaccato Tsipras: "Deploro la scelta di Atene e eravamo vicini a un accordo". Sulla stessa lunghezza d’onda anche i socialdemocratici tedeschi, secondo cui la scelta di tenere un referendum "è inaccettabile".
Anche il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, si è appellato al "popolo greco perché voti ’sì’ al referendum. Due ore fa mi ha chiamato Tsipras e ha detto che sottoporrà a quesito il documento proposto all’Eurogruppo del 25 giugno. Spero che il popolo voti a favore", ha detto. Il numero uno dell’Europarlamento ha chiesto di "fermare gli orologi" fra il momento in cui scade il programma di aiuti alla Grecia, domani sera, e il referendum di domenica prossima. Dal canto suo, il premier greco ha domandato una proroga di un mese al programma di aiuti "per poter svolgere il referendum in un clima calmo e positivo che consenta al popolo greco di prendere questa cruciale decisione senza pressioni esterne. I negoziati riprenderanno il 6 luglio, con l’obiettivo di raggiungere subito un accordo in linea con la decisione del popolo greco".
Le dichiarazioni dei massimi esponenti dell’Unione seguono una mattinata che si era tinta di giallo, in quel di Bruxelles. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, in un primo momento aveva annunciato che il presidente Juncker - che ieri ha pubblicato il piano proposto alla Grecia dai creditori internazionali - avrebbe fatto "alcune nuove proposte". A stretto giro, però, è arrivata la smentita ufficiale, poi confermata in conferenza stampa. Una dimostrazione del fatto che in Europa convivono due anime profondamente diverse: tra un lato le colombe, dall’altro i falchi del rigore, al lavoro - secondo diversi rumor - per far cadere il premier greco.
La speranza di fondo è che le parti si avvicinino il più possibile prima di domenica, ma nel frattempo i mercati crollano. "Siamo a pochi centimetri dall’intesa - ha detto ancora Moscovici - mi auguro che il governo sostenga il sì al referendum di domenica". Un’ipotesi che al momento pare irrealistica. Il premier Tsipras ha chiesto ai cittadini di affossare il piano dei creditori e ieri, dopo un duro attacco alla Bce che ha deciso di non aumentare la liquidità di emergenza alla banche greche, ha deciso di chiudere gli sportelli per 6 giorni e fermare le contrattazioni alla Borsa di Atene.
In campo è tornata direttamente anche la Casa Bianca: il segretario di Stato degli Usa, Jack Lew, ha chiesto di valutare con attenzione la ristrutturazione del debito greco, a patto che Atene prosegua sulla strada delle riforme. Un messaggio colto al volo dal Commissario Ue agli Affari economici, Moscovici, che gioca il ruolo della colomba: "Bisogna trovare un compromesso. La porta per il negoziato è aperta. Io sono per una Grecia riformata nell’Eurozona, senza austerità".
La situazione nel Paese è drammatica. Con il via ai controlli sui capitali e un tetto di 60 euro sui prelievi ai bancomat (ma nessuna soglia per le carte emesse da banche straniere), la Grecia è in ginocchia e rischia di affossare l’intera Eurozona. Il ministro delle Finanza, Yanis Varoufakis si appella così ai governi "perché scongiurino il disastro", ma i partner europei non sembrano troppo preoccupati. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan mostra tranquillità: "Non siamo nel 2011, le istituzioni hanno armi per combattere la speculazione. Non c’è nessun rischio per il debito italiano".
BORSE
MILANO - La Grecia affonda le Borse e mette in tensione allo spread fra Btp e Bund tedeschi, che sulla paura di un’uscita di Atene dalla moneta unica arriva a sfiorare quota 200 punti (197) prima di ritracciare a 159, contro i 123 di venerdì scorso. Il rendimento del debito italiano sale al 2,39%, ai massimi dall’inizio di novembre dello scorso anno: una corsa che rischia di minare anche la tenuta dei conti italiani. Basti pensare, infatti, che 100 punti base si traducono in un aumento del costo del debito - per l’Italia - di circa 4 miliardi di euro l’anno.
Insomma nel giorno in cui la Grecia ha deciso di non aprire Borsa e banche, i mercati sono travolti della vendite e in pochi minuti sono stati bruciati 340 miliardi. E così in quella che per l’indice Euro Stoxx 50 è la peggior giornata dal 2011, Piazza Affari torna ad accelerare in ribasso sul finale di seduta e chiude in rosso del 5,17%, ben sotto 23mila punti. Partono le vendite su tutti i listini Ue, con i listini periferici in maggiore difficoltà: Madrid arretra in chiusua del 4,43%, Londra perde l’1,97%, Francoforte il 3,56% e Parigi il 3,74%. Atene resta chiusa fino al 6 luglio, il giorno dopo il referendum indetto da Alexis Tsipras, mentre Wall Street segue l’Europa in netto ribasso: quando chiudono i mercati del Vecchio continente, il Dow Jones lascia sul terreno l’1,2%, in linea con il Nasdaq e lo S&P500.
A Milano tutti i titoli chiudono in rosso, ma le vendite più pesanti colpiscono le banche con Mps in fondo al listino con un calo superiore ai 10 punti percentuali. Male, in mattinata, anche i listini asiatici: Tokyo chiude a 2,9%, Sydney perde il 2,24%, Seul l’1,56%, Taipei il 2,40%, Singapore l’1,35%. Le cose vanno ancora peggio a Shanghai che già aveva registrato perdite nelle ultime due settimane. Nonostante un taglio a sorpresa dei tassi di interesse nel weekend, lo Shanghai Composite Index cede il 7,35%. Sotto pressione l’euro: la moneta unica è scesa ai minimi da un mese a 1,0955 dollari sui circuiti elettronici, contro 1,1165 dollari di venerdì (le valute), salvo poi risalire e chiudere in area 1,115 e 136,7 yen.
Gli addetti ai lavori sono consapevoli che domani scade la rata da 1,6 miliardi di euro che la Grecia deve rimborsare al Fmi: il governo pare non essere in grado di pagare e ha indetto un referendum per domenica prossima sul nuovo piano di aiuti proposto dai creditori internazionali. Di fatto si troveranno a decidere tra una nuova ondata di austerity e l’addio all’euro. Un voto che sarà reso ancora più complicato dalla mancanza di soldi: il premier Tsipras assicura che pensioni e stipendi verranno pagati, ma dal primo luglio Atene non avrà più alcun sostegno dalla comunità internazionale.
BORSA E BANCHE
ROMA - Un lunedì con Borsa e banche chiuse in Grecia, un blocco che potrebbe durare fino a dopo il referendum sul piano di aiuti, in agenda domenica prossima. Il Consiglio per la stabilità finanziaria greco, infatti, ha raccomandato la chiusura delle banche per i prossimi 6 giorni lavorativi. In base all’indicazione, le banche dovrebbero dunque riaprire martedì 7 luglio: lo stop dovrebbe arrivare a comprendere lunedì 6 luglio, giorno successivo alle consultazioni popolari. Da martedì in poi, i cittadini greci potranno prelevare un massimo di 60 euro al bancomat. Gli stranieri potranno invece prelevare il massimo previsto dalle loro banche. Intanto inizieranno i controlli sui capitali.
E’ questa la decisione del governo durante una riunione d’urgenza. "E’ quanto ha raccomandato la Banca di Grecia" ha detto il premier Alexis Tsipras, spiegando poi di essere ancora in attesa di una risposta dai creditori alla richiesta di proroga del piano di aiuti fino al referendum: "La Bce potrebbe garantire più liquidità già da stasera. Ma né loro né altri potranno impedire il voto di domenica. I soldi, gli stipendi e le pensioni dei greci sono al sicuro". Il leader dell’opposizione, Antonis Samaras, però, chiede a Tsipras un passo indietro revocando il referendum e formando un governo di unità nazionale. La Banca centrale della vicina Macedonia ha adottato misure di precauzione per evitare speculazioni.
Per tenere aperte le banche non è quindi bastato che la Bce decidesse di mantenere al livello attuale di 89 miliardi i fondi di emergenza Ela alle banche greche. "Continuiamo a lavorare in stretta collaborazione con la Banca di Grecia - ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi - e approviamo con vigore l’impegno dei Paesi membri ad assumere le iniziative necessarie a gestire le fragilità delle economie dell’area euro".
Di fatto, la Bce si è limitata a prendere atto del referendum annunciato da Tsipras e della decisione dell’Eurogruppo di negare una proroga degli aiuti ad Atene, aggiungendo che lavorerà per assicurare la stabilità finanziaria dei paesi dell’Eurozona e che in caso di ricadute negative per il resto dell’area euro è pronta a far ricorso a "tutti gli strumenti a sua disposizione". La decisione del consiglio direttivo, riunito in teleconferenza da Mario Draghi, ha in parte accolto gli appelli di Atene dopo il no incassato ieri dall’Eurogruppo. Il governo Tsipras, invece, auspicava che la Bce garantisse il proseguimento dell’erogazione della liquidità d’emergenza anche dopo la scadenza di martedì sera, quando scadranno i termini per rimborsare 1,6 miliardi al Fmi, ma Draghi non ha preso posizione.
La Bce ha infatti il diretto potere di vigilanza sulle quattro maggiori banche del Paese (Alpha Bank, Banca del Pireo, Banca nazionale di Grecia e Eurobank): tocca quindi a Francoforte stabilire se dispongano del pre-requisito indispensabile per continuare ad avere accesso a questi fondi: essere solventi. E dopo martedì potrebbe essere impossibile. Proprio oggi la Commissione Ue ha deciso di pubblicare le proprie proposte ad Atene: sulla questione, però, è intervenuta anche al Casa Bianca che ha chiesto un sforzo congiunto che permetta alla Grecia di proseguire il suo percorso "di riforme e crescita all’interno dell’Eurozona". Preoccupato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan che al Tg1 ha detto: "Dobbiamo utilizzare questi giorni per trovare una soluzione positiva, la Grexit non è auspicabile, ma è stata Atene ad abbandonare unilateralmente il tavolo".
Grecia, referendum austerity: graffiti e striscioni raccontano la crisi
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La situazione è sempre più delicata. Il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, però, non perde la speranza di arrivare a un’intesa in extremis: "La Merkel - ha dichiarato in un’intervista alla Bild - ha le chiavi per un accordo immediato. Spero le usi". Parlando alla Bbc, invece, il ministro ha rilanciato l’idea che sia la Bce a pagare il Fmi con gli interessi incassati dal collocamento dei bond greci nel 2014: "Noi abbiamo un credito e un debito simili con gli stessi creditori della Troika: perché non possono spostare quei soldi tra di loro, da una tasca all’altra?". No comment dalla Bce, mentre Christine Lagarde, direttore del Fmi, non nasconde la propria delusione sullo stallo delle trattative: "Continuo a credere che un approccio equilibrato è richiesto per aiutare la ripresa della stabilità economica e della crescita della Grecia". Il Paese resta in ansia e continua intanto a fare la fila davanti ai pochi bancomat che ancora erogano denaro, dopo che solo nella giornata di ieri sono stati ritirati dai depositi 700 milioni di euro. Nel frattempo in piazza si sono radunate centinaia di persone per protestare contro l’austerity e confermare il loro appoggio a Tsipras.
Grecia, corsa ai bancomat
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In serata, il durissimo discorso di Tsipras in tv: il rifiuto della richiesta di Atene "è stato un atto senza precedenti per gli standard europei, che mette in dubbio il diritto di un popolo sovrano di decidere", ha detto rivolgendosi alla nazione. Il premier ha poi parlato di "atto profondamente offensivo e vergognoso per le tradizioni democratiche dell’Europa. I tentativi di cancellare il processo democratico sono un insulto e una vergogna per le tradizione democratiche in Europa". Tsipras ha poi invitato la popolazione alla calma sottolineando che "i depositi dei greci sono al sicuro" e che la Banca centrale ellenica ha suggerito di chiudere banche e Borsa nella giornata di domani: il premier accusa di questo la Bce ma né l’Eurotower né altri, aggiunge, "fermeranno il processo del referendum". Se i partner dell’Eurozona vogliono, afferma ancora, "possono dare alla Bce la libertà di ripristinare la liquidità delle banche anche stanotte stessa".
Tsipras: "La Grecia non cederà al ricatto della Bce"
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Poco prima su Twitter, Tsipras aveva scritto: "La dignità del popolo greco risponderà al ricatto e all’ingiustizia inviando un messaggio di orgoglio e speranza a tutta l’Europa".
E nella notte, nuovo intervento del ministro del Tesoro statunitense, Jack Lew, in un vicenda interna all’Eurozona. Lew ha reso noto di aver chiamato in serata il premier ellenico Alexis Tsipras per dirgli che è nell’interesse della Grecia, dell’Europa e dell’economia globale trovare una soluzione che riporti Atene sulla strada delle riforme e della ripresa. Il ministro del Tesoro americano ha aggiunto che Washington segue da vicino la situazione greca, sottolineando l’importanza dell’impegno alle riforme greche e la discussione sul potenziale alleggerimento del debito. Il portavoce di Lew ha concluso ricordando la necessità che la Grecia compia i passi necessari per mantenere la stabilità finanziaria prima del referendum del 5 luglio.