a.g., La Gazzetta dello Sport 29/6/2015, 29 giugno 2015
TIMBRAVA BIGLIETTI POI SOLO GOL
Dal Cile, dov’era con la nazionale impegnata in Copa America, rientrerà in Colombia, a casa, per poi ripartire per Milano dopo un po’ di relax. Anche il giro per arrivare nel grande calcio è stato piuttosto lungo: Colombia, serie B venezuelana, Belgio e Spagna. Ha distribuito gol: al Minerven (Venezuela) ne segna dodici, decisivi per la conquista della serie A. A Barranquilla, nel 2008, è con 14 reti il re dei cannonieri di B. Allo Junior, stavolta nella massima serie colombiana, debutta il primo marzo 2009 con una doppietta: in 3 anni e 97 gare ne firma altri 48 (utili a eleggerlo per due volte miglior marcatore del torneo), di cui tre nella finale per il titolo vinto nel 2011 (dopo l’Apertura 2010). Lo Junior è stata la squadra di Gabriel Garcia Marquez, nobile tifoso: con i colori del «Tiburon» Bacca ha segnato più gol del mitico brasiliano Freitas. Sul trono dei bomber Bacca è poi salito anche in Jupiler League, campionato belga, con 28 gol in 45 partite col Bruges. Al Siviglia dall’estate del 2013, con venti gol nell’ultimo campionato, è il secondo più prolifico tra gli umani dietro Griezman e i marziani Ronaldo, Messi e Neymar. In Nazionale debutta con una rete alla Bolivia, in amichevole: da lì altre diciannove presenze e sei reti, partecipando tra le altre cose a un Mondiale e a una Copa America. Ora, per la prima volta in carriera, Bacca entrerà anche a San Siro.
AUTOBUS Perché, nonostante i gol, ci abbia messo così tanto ad arrivare lo ha raccontato lui stesso alla Gazzetta , qualche settimana fa: «All’inizio non mi fidavo del calcio. Mi chiedeva grandi sacrifici e non ero sicuro che potesse darmi un’opportunità di vita reale. Diciamo che avevo un problema di testa: ero bravo, ma non mi piacevano gli allenamenti, non mi piaceva sacrificarmi. Mi sembrava che il calcio non mi offrisse sbocchi: giocavo, ma l’opportunità vera non arrivava. Evidentemente anche per colpa mia, avevo la mentalità sbagliata. Avevo perso la fiducia e se andavo ad allenarmi non potevo lavorare. Venendo da una famiglia povera preferivo guadagnare anche poco ma qualcosa per poter comunque dare una mano». Così, prima di timbrare il cartellino in attacco, Bacca timbrava sugli autobus: bigliettaio sulla tratta da Barranquilla a Puerto Colombia. Poi in aiuto al mercato del pesce, dove il papà Gilberto guidava un peschereccio, e con il nonno e lo zio che lavoravano nel settore.
MOGLE Oggi Bacca è uno dei professionisti del gol più ambiti e sulla dedizione al lavoro dice di dovere molto alla moglie: «Quando ho conosciuto la mia ragazza, la sua famiglia, che stava meglio di noi, mi ha aiutato tanto nel tentativo di provare a diventare calciatore, specie quando mio padre non aveva i soldi per permettermi di andare ad allenarmi. Oggi è mia moglie e madre dei miei figli, grazie a lei sono cresciuto e ho capito che quella era la mia strada». La signora Bacca è oggi professoressa e ingegnere civile. Bastava forse avere fede, come quella che l’attaccante ripone in Dio. Dopo ogni gol Bacca si inginocchia e punta gli indici al cielo, in segno di ringraziamento. Wikipedia rintraccia questa dichiarazione rilasciata a El Pais : «Credo in Dio e lo amo con tutto il mio cuore. Lui mi ha dato le qualità per giocare a calcio e per questo ogni volta che segno alzo le braccia al cielo. Quando iniziai la mia carriera, ho avuto qualche incidente che poteva farmi smettere di giocare. Ho commesso gravi errori. Dio, però, mi ha mostrato la strada. Mi è costato tanto arrivare fin qui, ma ne è valsa la pena. Ho lottato sempre per essere un buon calciatore». Per Galliani, a.d. rossonero, è anche qualcosa in più, per esempio il grande centravanti di cui aveva bisogno il Milan.