Filippo Falsaperla, La Gazzetta dello Sport 29/6/2015, 29 giugno 2015
CATTIVISSIMO VALE
Venti anni di battaglie, talvolta furiose, lasciano i segni. Nel corpo, per fortuna nel suo caso leggeri, ma soprattutto nell’animo. Il maschio alfa non può rinunciare al suo ruolo di capobranco senza lottare. Soprattutto se Madre Natura gli ha dato un talento sconfinato ed un ego ancora più grande. Valentino Rossi non si è stancato di mettersi in gioco per dimostrare che a 36 anni è ancora il numero 1. Sarebbe la decima volta, impensabile a quest’età e dopo gli alti e bassi tra Yamaha, Ducati e ancora Yamaha. Soprattutto per l’attacco dei giovani leoni. Ma i 10 punti (questo numero ricorrente…) di margine su Lorenzo, dopo una fuga iniziata nella prima gara del Qatar, raccontano di una belva mai sazia.
Ha iniziato presto, il giovane Valentino. E in un certo senso gli ha dato una mano il nemico (ex) per antonomasia, Max Biaggi. Ancora non incrociavano in pista i loro destini, ma alla vigilia del GP del Giappone, nel 1998, quando correva in 250, una sera al ristorante italiano di Suzuka, Max lanciò il primo duello: verbale. «Quanto parla di me, si deve sciacquare la bocca», disse ai giornalisti per replicare a un parere polemico dato da Valentino la gara prima in Malesia. Ma dalle parole passare ai fatti fu un tutt’uno. Sulla stessa pista, nel 2001, in 500, Rossi provò un attacco all’esterno alla prima curva e Biaggi per difendersi e intimorire tirò fuori il braccio sinistro, mandandolo pericolosamente sull’erba. Al giro dopo la replica, durissima alla prima curva, con tanto di dito medio alzato a dimostrare tutto quello che pensava di lui.
Ancora peggio poche gare dopo, a Barcellona, dove un podio tutto italiano, con anche Loris Capirossi si trasformò in ring, con Valentino che allungò il casco verso l’occhio di Max dopo un accenno di baruffa tra gli entourage dei due piloti: da allora cambiò l’accesso alla zona premiazione…
Non andò molto meglio con Sete Gibernau. I due recitavano da amici, perché venne fuori che erano stati entrambi a Ibiza e qualcuno scrisse che erano andati in vacanza insieme, mentre dividevano semplicemente il sole e il mare dell’isola, ciascuno per conto proprio. Ma anche questa «ipocrisia» si ruppe quando in Qatar, nell’esordio della stagione 2004, con la pista sporchissima di sabbia, i meccanici di Valentino spazzarono la piazzola di partenza e Sete denunciò la cosa alla Direzione gara. Vale fu costretto a partire in fondo alla griglia: rincorsa forsennata dall’ultima fila, caduta e promessa: «Non vincerà mai più». Ci stava riuscendo lo spagnolo alla prima gara dell’anno dopo, ma arrivò la spallata all’ultima curva di Jerez. Guerra aperta… e stravinta.
Con Casey Stoner non è stato mai amore. In qualche modo il ritiro giovanissimo dell’australiano è «colpa» di Valentino, accusato di essere il cocco del paddock con licenza di fare quel che vuole. Casey non ha mandato mai giù Laguna Seca 2008, con quel sorpasso «piratesco» sulla terra del Cavatappi e le accuse di scorrettezze continue: che si riferisse alla strana (magari con una «pinzatina» maliziosa) caduta all’ultima curva della stessa gara? Quello che pensava Stoner di Valentino lo abbiamo sentito nel 2011, a Jerez, quando Rossi, alla prima possibile soddisfazione con la Ducati sull’acqua, travolse Stoner: i commissari aiutarono a ripartire solo lui e Casey lo aspettò il giro dopo a bordo pista per un applauso irridente. E poi ai box gliela cantò: «Oggi la tua ambizione ha superato il tuo talento». Duro, nella sua ironia.
Il nemico successivo Valentino se lo è trovato in casa, quando nel 2008 gli misero accanto Jorge Lorenzo. Una mossa che ha mandato giù soltanto da poco e che fece crescere — materialmente, anche per le gomme che erano di marca differente — un muro tra di loro, nel 2009. Ma in effetti il contatto è stato solo sporadico. Anzi unico. Motegi 2010, quando Jorge era vicino al primo Mondiale e Valentino lo stuzzicava. Lo attaccò duro e lo spagnolo, invece di lasciar perdere, replicò e ci fu il contatto, con lamentele successive alla Yamaha per non averlo «protetto» mentre si giocava il titolo. Ma in pista te la devi sbrigare da solo… Ancora più malizioso era stato alla gara dopo, quella dell’incoronazione di Jorge, in Malesia. Una rimonta esagerata, dall’11° posto, soltanto… per rovinare la festa al «compagno». Missione compiuta.
Ora siamo ai ferri corti con Marc Marquez, il ragazzino che aveva il suo poster in camera e brigò per farsi firmare dal suo idolo un modellino nel 2008. Otto anni dopo siamo al contatto diretto, anzi ai contatti: Argentina ad aprile e domenica in Olanda. In entrambe le occasioni Valentino era davanti e aveva il diritto di traiettoria, ma Marquez lo accusa, sempre senza dirlo apertamente, di avergli chiuso violentemente e volontariamente la traiettoria. Marc, impara la lezione: questo è mestiere, forse un giorno farai così anche tu.