Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 29/6/2015, 29 giugno 2015
IL PIACERE TRAGICO NEL (SAPER) LEGGERE IL TASCABILE CERONETTI
Prima di leggere il libro (lo farete, lo farete), provate un esperimento: aprite dieci volte a caso il Tragico tascabile di Guido Ceronetti (Adelphi, 14 euro). Leggete una frase qualunque, poi contate quante volte avete sorriso (dentro o fuori, non importa). Chi scrive ha totalizzato un dieci rotondo, per l’incanto del lessico denso, lieve, profondo, vaporoso: la penna si muove leggera e affonda, le parole danzano in molte lingue senza mai perdere il ritmo. Dimostrazione della bontà del test: “Se non si hanno smanie di salvare l’uomo, ma il buon senso di salvare il tragico, il tragificabile si riduce molto: uno scoglio nell’Oceano del Dolore. Tuttavia, se non ti senti pensato dal tragico, quale bussola hai nella vita?”. Poi, a caso (veramente): “Limitata e sporadica, la depressione è esistita sempre, e con più nomi nominata: spleen, cafard, acedia, taedium vitae. Oggi è epidemica, pandemica, colpisce dovunque chiunque. Dove ci sono molti libri, là ha un luogo di elezione, si fissa, non la mandi più via”; “La confessione più attesa dell’anno, invano: uno scrittore dalla carriera ramificata e contundente che si dichiara pubblicamente fallito. Ho buone ragioni per dirlo, ma rettifico subito: non mi ritengo completamente fallito”. Infatti dissentiamo fortissimamente nonostante un’assai condivisibile motivazione (“Il mio fallimento consiste nell’aver assistito, senza poter far nulla, alla progressiva degenerazione della lingua italiana vivente”). È un piacere così raro leggere la bella parola, soprattutto quando il movente non è l’estetica ma il pensiero. Questi quarantacinque phamplet, di argomento vario, sono testi apparsi negli anni su Stampa, Corriere, Repubblica, Il Fatto, spesso riveduti e corretti per la forma libro. I temi – tenuti insieme magistralmente (si conceda l’avverbio aulico) dallo sguardo dell’autore – sono diversi: dall’invettiva contro la vecchiaia ai Songs of Experience di William Blake, passando per le vacanze che furono villeggiatura e una difficile iniziazione telefonica al cellulare. “Quando, manovrando o più spesso inaspettatamente, leggo ‘Spegni’ mi sento come Jean Valjean che trova finalmente l’uscita dopo la sua famosa traversata di Parigi nell’umbra mortis delle fogne”. L’orizzonte sono le “scogliere perfide di vecchiaia (più temuta, credimi, che desiderata)”: da qui Ceronetti – poeta, scrittore, biblista e latinista – scova i particolari che illuminano tutto. Compresi noi che leggiamo una riflessione sulla Disoccupazione Giovanile (e sulla dannazione giovanile “al semplificarsi del ragionamento, al panico per concetti complicati, alla perdita di ogni libertà di sognare”). “Spinoza campava da ottico, e filosofava gratis”. Il resto, al vostro piacere.
Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 29/6/2015