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 2015  giugno 29 Lunedì calendario

CASTORI: «IL MIO CARPI SUONA IL ROCK»

Un sole tiepido accarezza il piccolo stadio Cabassi, è un pomeriggio pigro con i tifosi al bar che discutono del Carpi tra una battuta colorita e una partita a carte. Arriva il vulcanico mister Fabrizio Castori e sorride soddisfatto. A sessant’anni, dopo aver allenato in tutte le categorie, ha conquistato la Serie A e se la gode. Una gioia piena che scandisce attraverso le canzoni. Se ne è preparate una sfilza.
«Se il Carpi fosse una canzone sarebbe Stairway to heaven , scala per il paradiso, dei Led Zeppelin — attacca — o anche Knockin’on heaven’s door , bussando alla porta del paradiso, di Bob Dylan. Ma ci sta anche Una storia importante di Eros, Stupendo e Vivere una favola di Vasco e Ti porto via con me di Jovanotti». E canticchia… «Ti porto via con me… in questa notte fantastica…».
Quanto è appassionato di musica?
«Moltissimo, sin da ragazzo. Ho tre figli, tutti laureati: Silvia, Marco e Alice, che si è diplomata al conservatorio, suona il piano ed è maestra di coro e orchestra. Non si dedica al pianobar, che le farebbe guadagnare di più, preferisce accompagnare i cantanti lirici. E’ la mia fotocopia: se non le piace una cosa la scarta, al di là degli interessi. Marco, invece, suonava la chitarra in una band heavy metal e hard rock».
Il brano che l’ha fatta innamorare di sua moglie Paola?
«Le mie poesie per te degli Stadio. Ci siamo conosciuti giovanissimi, sono diventato padre a vent’anni e adesso sono nonno. Il nipotino quando viene allo stadio vorrebbe scavalcare la tribuna per entrare in campo perché è abituato a giocare a casa con me».
Il suo artista preferito?
«Roberto Vecchioni. L’uomo che si gioca il cielo a dad i, che lui aveva dedicato al padre, mi ha accompagnato quando facevo il militare a Torino. Ho visto una decina di suoi concerti e quando allenavo il Cesena sono salito sul palcoscenico con lui. Emozionante. Una volta, a Bagnacavallo, ho ascoltato l’album Il Contastorie durante le prove, prima del concerto. Mi piacciono anche Vasco, Antonacci e Battisti, ma Vecchioni rimane il numero uno».
C’è un artista che vorrebbe conoscere?
«Ligabue. E’ di Correggio, qui vicino. Corre da queste parti, magari ci incontriamo».
Il suo pezzo forte al karaoke?
« Io vagabondo dei Nomadi, ma anche brani napoletani tipo Napul’è , ma bisogna cantarla in due. Divertente interpretare anche Casadei con brani del tipo Io cerco la morosa . Quando allenavo la Salernitana alloggiavo nello stesso hotel dei Daniel Sentacruz Ensemble, qualche duetto con loro l’ho fatto».
La musica che le ricorda i tempi della scuola?
«Ehhh, quante feste da ragazzo… I primi lenti con l’intramontabile Monia, La prima cosa bella di Nicola Di Bari, e Senza luce dei Dik Dik».
Ma torniamo al Carpi. Erano in tanti a non credere in voi: che cosa risponde agli scettici?
«Con una canzone dei Rolling Stones: The biggest mistake , l’errore più grande».
C’è un tenore nel Carpi?
«No. E’ una banda rock. Ritmi alti e intensità».
Tre aggettivi per descriversi.
«Sono un cancro: romantico, estroso, lunatico».
Com’è nato l’inno Forza Carpi ?
«Con Paolo Belli avevamo iniziato a pensarci a inizio anno, senza farlo sapere in giro, poi l’abbiamo cantato tutti. Fa parte di noi. E per coronare questa stagione ci sta un altro titolo: One year of love dei Queen».
Che effetto fa la Serie A?
«Non me ne rendo conto».
Che cosa vuol dire arrivarci a sessant’anni?
«L’età non è un elemento che indica il valore delle persone. Si può essere giovani a sessant’anni, ma ci sono anche i giovani vecchi. Io cambierei il fisico, non la testa».