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 2015  giugno 29 Lunedì calendario

UNA CRISI LUNGA CINQUE ANNI E MEZZO

20 novembre 2009
Il governo guidato da George Papandreou, insediatosi ufficialmente il 6 ottobre precedente dopo la vittoria elettorale del Pasok lancia l’allarme. Il primo ministro rivela che i suoi predecessori hanno truccato i conti pubblici per entrare nell’euro e denunciando i rischi di una bancarotta del Paese.
2 maggio 2010
Dopo un lungo negoziato arriva l’accordo per quella che sarà la prima tranche di aiuti ad Atene: 110 miliardi di euro, in cambio di un duro programma di tagli alla spesa pubblica che provoca un’ondata di scioperi e proteste.
13 giugno 2011
La speculazione finanziaria colpisce per mesi il debito della Grecia e degli altri paesi «periferici» (Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna). Le agenzie di rating declassano il debito di Atene fino a dare per molto probabile un default. Il governo annuncia un nuovo piano di tagli alla spesa.
2 luglio 2011
La Ue sblocca un pacchetto di aiuti per Atene: 12 miliardi di euro, parte del piano da 110 miliardi annunciato un anno prima, in cambio di un ulteriore piano di tagli per 28 miliardi.
25 luglio 2011
Aiuti e tagli non bastano: continua la pressione dei mercati, Moody’s taglia il rating fino a dare per certo un default. L’uscita dall’euro inizia ad essere una possibilità.
21 settembre 2011
Nuova manovra di lacrime e sangue del governo greco nel tentativo di ottenere altri aiuti ed evitare il default. 30 mila dipendenti pubblici vengono messi in mobilità. Viene istituita la cosiddetta «troika» formata da Unione europea, Bce e Fondo monetario e sbloccato il cosiddetto Fondo Salva-Stati per intervenire nei paesi dell’eurozona che dovessero trovarsi in difficoltà.
6 novembre 2011
In una drammatica escalation, Papandreou si dimette dopo che la sua proposta di sottoporre a referendum le nuove misure di tagli è stata bloccata dall’Europa con la minaccia di sospendere gli aiuti. Nasce un governo di unità nazionale guidato da Lucas Papademos.
12 febbraio 2012
l Parlamento vota l’ennesimo piano di tagli alla spesa con l’obiettivo di sbloccare parte degli aiuti da parte della troika. In piazza Syntagma duri scontri tra polizia e manifestanti. Un eurogruppo nella notte tra il 20 e il 21 febbraio sblocca gli aiuti necessari per rimborsare circa 15 miliardi di titoli di Stato ellenici in scadenza pochi giorni dopo.
9 marzo 2012
La Grecia è ufficialmente insolvente. I creditori privati accettano un taglio del debito di circa il 50%. Il debito greco è adesso in mano a Bce, Fondo monetario e Unione europea.
6 maggio 2012
Le elezioni politiche non danno un risultato certo e i partiti non riescono a formare un governo. Nuove elezioni vengono indette dopo poco più di un mese.
17 giugno 2012
La nuova tornata elettorale assegna la vittoria alla destra di Nuova Democrazia. Antoni Samaras diventa premier con programma che dovrà forzatamente proseguire nella politica di tagli alla spesa. La sinistra di Syriza è il secondo partito.
14 novembre 2012
I dati sul pil del terzo trimestre certificano l’uscita della Grecia dalla recessione. Il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,7% da giugno a settembre. Per la Grecia e per l’Europa sembra la fine dell’incubo.
30 dicembre 2014
Samaras si dimette e il parlamento viene sciolto dopo che la maggioranza non riesce a eleggere il nuovo presidente della repubblica. Vengono indette nuove elezioni, torna l’allarme sulla situazione greca.
25 gennaio 2015
Le urne danno la vittoria a Syriza di Alexis Tsipras, che si era presentata alle elezioni con un programma anti-austerità e pronta a negoziare con l’Europa per allentare la morsa sui conti pubblici: «La troika è il passato».
5 giugno 2015
La Grecia non paga una rata del prestito al Fmi e si avvale della possibilità di pagare tutto a fine mese. I negoziati frenetici non hanno prodotto risultati e Grecia, Europa e Fmi si scambiano ormai apertamente accuse.
27 giugno 2015
L’eurogruppo «decisivo» per avere i fondi e rimborsare 1,6 miliardi al Fmi entro domani si conclude con un nulla di fatto. La notte precedente Tsipras ha annunciato il referendum. È la rottura tra Grecia e creditori.
A cura di Gianluca Paolucci, La Stampa 29/6/2015