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 2015  giugno 29 Lunedì calendario

SALVIAMO LA NOSTRA SOCIETA’ DAGLI ESIBIZIONISTI IN SHORTS – 

Questa sarà l’estate degli shorts: crediamoci, perché non l’ha annunciato Nardella, ma Belén Rodriguez. In effetti, oltre ai classici in denim sfrangiato e reso vissuto dalla pietra pomice, spuntano come funghi quelli firmati, sportivi da maratoneta, le salopette da muratorina, eccetera eccetera. Shorts e scarpe da tennis, shorts e tronchetto da Peter Pan, shorts e infradito per la gioia dei feticisti del piede. Ma sono davvero così sexy gli shorts? Prima di rispondere asciughiamoci la bava e analizziamo la situazione freddamente.
Gli shorts sono un capo sfacciato. Modellati supinamente sull’anatomia genitale, più succinti della più succinta minigonna, radono al suolo la malizia femminile e l’immaginazione maschile in un colpo solo, più di quanto Salvini vorrebbe radere al suolo un campo Rom. Non sono quello che sembrano – pantaloncini –, ma sembrano quello che sono, divisa da ballerina di lap dance. Un mondo in shorts non ha più nulla da nascondere, ha solo da esibire.
Gli shorts sono un capo razzista. Quelle che possono davvero permetterselo non superano la percentuale dei votanti del Nuovo Centro Destra. La portatrice tipo è una Lolita da urlo tra i 15 e i 19 anni; il restante 99,9 per cento della popolazione femminile ha di fronte tre alternative: passare le sue giornate in palestra per sembrare una Lolita da urlo senza esserlo, oppure rosicare, oppure trovare gli shorts volgari sul serio, anche se in pochi gli crederanno.
Gli shorts sono un capo pericoloso. Se le donne rosicano, gli uomini non ridono. Dopo defatiganti stagioni di pantaloni a vita bassa che lasciavano sbirciare il filo del perizoma a chi si fosse messo in posizione strategica, improvvisamente si torna alla vita alta. Tutto da rifare: adesso si sbircia da sotto in su, frange permettendo, con grave stress per i muscoli del bulbo oculare. A rischio anche il distacco posteriore del vitreo.
Gli shorts sono un capo terminale. Sono vent’anni che la moda, con la scusa di vestire le donne all’ultimo grido, le veste come bagasce. Gli ha messo le microgonne inguinali, l’ombelico in bellavista, gli stivaloni da piratessa, i calzari da schiava di Messalina, le calzamaglie del mago Zurlì. Con gli shorts assistiamo al definitivo sorpasso della ragazza della porta accanto sul viado della circonvallazione esterna. Le uniche a vestirsi sobriamente sono rimaste le escort, perché non possono anticipare gratis quello che dovrà bene essere pagato. In definitiva, gli shorts stanno all’Occidente come il burka sta all’Islam: stesso integralismo di due civiltà alla frutta. Ma almeno sono sexy, questi shorts? Questo attiene al nostro concetto di eleganza, ammesso che ne abbiamo ancora uno. Se l’eleganza è sexy, niente è meno sexy degli shorts.