Cristiana Mangani, Il Messaggero 27/6/2015, 27 giugno 2015
E ORA IN ITALIA PIÙ MILITARI MOBILITATI PER I CONTROLLI
ROMA Il nuovo attentato alle porte di casa riporta il livello di allerta terrorismo ai massimi livelli. E ieri dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale è partita una circolare diretta a prefetti e questori, nella quale si ribadisce quanto già detto nelle scorse settimane, e cioè che il livello di sorveglianza degli obiettivi sensibili deve essere il più alto possibile. L’Italia corre ai ripari e si prepara a rifinanziare la presenza dell’esercito nei luoghi caldi del nostro Paese. Il 30 giugno, infatti, scadrebbe l’accordo, ma l’emergenza ha riportato la questione di attualità, e già in queste ore a Palazzo Chigi si sta lavorando per il nuovo finanziamento. Sono 4800 gli uomini dell’esercito impiegati nell’operazione strade sicure (3000) e in quella di perlustrazioni e pattugliamenti (1800). Gli ultimi erano stati destinati all’attività di vigilanza dopo l’attentato francese a Charlie Hebdo. A questi si aggiungono i 1855 che, fino al primo novembre, saranno di servizio all’Expò. Anche se ora il numero è destinato a crescere.
L’INTERVENTO
La conferma di un’attenzione altissima arriva dalle dichiarazioni dello stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Abbiamo innalzato le misure di allerta contro le ipotesi di attentato nel nostro Paese afferma Vinceremo solo se non ci faremo condizionare dalla paura e faremo tutto quello che nelle democrazie si può fare per sconfiggere le paure. È un giorno non bello aggiunge e ho il dovere di ricordare i tre attentati in Kuwait, Francia e Tunisia con decine e decine di morti, tre luoghi di questo nostro pianeta e un unico filo quello della violenza e del terrore. Purtroppo, però, non c’è alcun paese a rischio zero, e per questo abbiamo elevato l’attenzione sugli obiettivi sensibili».
GLI 007
Come già sottolineato in passato, i servizi di intelligence continuano a ripetere che sull’Italia non grava alcuna minaccia specifica. «Siamo molto attenti spiegano giustamente preoccupati, anche perché l’azione di un singolo non è prevedibile, ma non risulta la presenza di cellule pronte a entrare in azione». Sugli attentati di ieri, poi, gli esperti non vedono una regia comune. «Troppo diversi i tre episodi per essere collegati tra loro. È possibile comunque chiariscono che l’Is scelga di sfruttare questa coincidenza per attribuirsene la paternità. Anche perché l’obiettivo finale è di creare pressione sul mondo occidentale».
Lontani da una minaccia tangibile, resta però il rischio di quello che il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, aveva definito «terrorismo molecolare». Un terrorismo che agisce principalmente «attraverso un sistema di relazioni». «Siamo di fronte all’imprevedibilità aveva dichiarato che comprende sia la figura del “lupo solitario” che quella del “combattente di ritorno” dai fronti della jihad. L’esemplare tipico di questo terrorismo è Omar Abdel Hamid El-Hussein, ovvero il lupo solitario ed ex criminale comune entrato in azione a Copenaghen uccidendo tre persone. Un terrorista che dopo aver messo a segno il primo colpo prende un taxi si fa portare a casa e poi chiama un secondo taxi per farsi portare sul secondo obiettivo. Nessun terrorista classico si muoverebbe così. E proprio per questo lui e i suoi simili rischiano di sorprenderci. Soprattutto se non riusciremo ad adattarci mentalmente e strutturalmente a questi cambiamenti».
L’ANALISI
Il perché, poi, l’Italia non sia così a rischio sembra legato principalmente a ragioni sociali diverse da quelle religiose. «Non abbiamo immigrati di terza generazione considerano gli esperti C’è meno rabbia, meno sensazione di non essere accettati. Il nostro paese è anche considerato “Islam friendly”, e l’immigrazione clandestina della quale dobbiamo avere paura non è certamente quella dei barconi. I martiri di Allah cercano la morte con atti “di eroismo”, non rischiano di morire annegati cadendo da un gommone pieno di disperati». Per questa ragione la Francia continua a essere nel mirino dei terroristi, così come la Gran Bretagna. E il rischio diventa più elevato anche per la Germania che, nonostante abbia fatto dell’accoglienza un vessillo, è il terminale della tratta usata dai jihadisti per circolare in Europa.