Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 27 Sabato calendario

CI SONO VOLUTI QUINDICI MESI PER APPROVARE 5 DECRETI FISCALI

La delega fiscale crea più maldipancia nel governo (e nella maggioranza) di quanto pesi agli italiani pagare le tasse. Cercare di riformare la macchina fiscale - e quindi rivedere le norme che reggono l’impianto del prelievo - appare cosa giorno dopo giorno sempre più complicata. Ieri pomeriggio (alle 18) il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare 5 degli attesi decreti. A dirla tutta la giornata è cominciata con un vago pre consiglio dei ministri mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi si trovava a Bruxelles per uno degli infiniti vertici europei sul salvataggio della Grecia. Poi gli attentati in Francia, Tunisia e Kuwait hanno reso la giornata concitata. Rientrato a Roma nel tardo pomeriggio Renzi ha prima incontrato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan poi avviato il Consiglio dei ministri. Forse è per questo che il Cdm è iniziato con ritardo. Dato per scontato il rinvio (a settembre) di quelli sulla riforma del catasto e dei giochi, restava a Palazzo Chigi di mettere mano a interpello, sistema sanzionatorio, evasione fiscale e riscossione e riforma delle agenzie fiscali. A tarda sera Padoan e Renzi hanno messo il sigillo sui 5 decreti delegati più semplice da digerire. I testi saranno resi noti quando li riceverà il Parlamento. Comunque per Renzi costituiscono «un importante, ulteriore elemento di chiarezza». Più pratico Padoan che ha annunciato l’istuzione di «una commissione ad hoc per la verifica della lotta all’evasione fiscale» e anche la riduzione dall’8 al 6,5% dell’aggio per la riscossione delle tasse. E la possibilità che Equitalia rinunci all’aggio per riversarlo tutto nelle casse dell’Erario. Così come l’accesso esclusivo per esami per i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate. L’approvazione in Cdm dei primi decreti evidenzia il ritardo su giochi e sulla casa. Segnale che i decreti delegati più importanti sono tutt’altro che pronti. O meglio lo sarebbero pure, se non fosse che frange importanti della maggioranza si sono opposte apertamente ad alcune parti della riforma (per giochi e catasto, ammette Renzi, «ancora non era maturo il dibattito»). Son solo 15 mesi che si dibatte... Di più: oltre a frange della maggioranza che mal digeriscono interventi concertati (con le lobby del gioco, ad esempio), anche in Confindustria monta la delusione. Il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, non ha certo peli sulla lingua: è una delusione. «Fra le cose buone fatte fino ad ora dal governo Renzi», scandisce il patron della Mapei, sicuramente c’è l’accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, «da febbraio 2014 siamo scesi a 40 miliardi. Qualche cosa si è fatta». Peccato che ci siano «altrettanti 40miliardi di debiti pregressi». Fra le cose ancora per aria e tutte da fare per Squinzi c’è sicuramente «il mancato completamento della riforma della legge delega fiscale. Siamo in un sistema in cui i rapporti fra le imprese e la P.A. sono difficilissime. Il sistema fiscale italiano è comunque quanto di più imprevedibile e vessatorio che conosciamo nel Mondo». Squinzi parla della sua società che paga le tasse in diversi Paesi, ma in nessuno come in Italia è complicato farlo, ammette. Tecnicamente il rinvio del capitolo catasto, e di quello sui giochi, resta il nodo più difficile da sciogliere. Morale: il governo dovrà rinnovare per la seconda volta i termini del prolungamento dei termini della legge delega fiscale. I termini (già posticipati di 3 mesi), sarebbero scaduti alla mezzanotte di oggi 27 giugno. E quindi adesso il governo dovrà richiedere una proroga ulteriore (settembre), magari per far combaciare la riforma con la legge di bilancio che comincia il proprio iter il 20 del mese.