Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 27 Sabato calendario

LA CONVERSIONE DEL DALEMIANO «AMO RENZI E LA SUA BOSCHI»

[Intervista a Claudio Velardi] –
L’officina mediatico-lobbista di Claudio Velardi è in un appartamento di quattrocento metri quadri al centro di Roma nelle cui stanze affollate di collaboratori si pianificano le carriere dei clienti e campagne di immagine per aziende. Questo è il vero lavoro del gruppo per arrivare a fine mese, fare soldi e profitti. Poi, «per rompere i co..ni all’umanità come piace a me» -è la sorridente spiegazione di Velardi- gli stessi locali sono utilizzati per confezionare il suo blog Buchi neri e il quotidiano on-line, Il Rottamatore, ispirato a Matteo Renzi. Claudio è, infatti, un fan del premer. Lo è però a modo suo, ossia condizionatamente, essendo uomo di subitanee simpatie e altrettanto rapidi abbandoni se la persona su cui ha messo gli occhi lo
. Velardi, che oggi ha 60 anni per l’anagrafe, 50 per l’aspetto e 30 per l’adrenalina, è stato il capo dello staff di Massimo D’Alema all’epoca del suo governo (1998-2000) e animatore, con qualche guizzo di follia, dei cosiddetti D’Alema boys: Fabrizio Rondolino, Marco Menniti e altri, tutti calvi, con la sola eccezione di Gianni Cuperlo titolare, allora come oggi, di una meravigliosa capigliatura bionda. Fu quello, per Velardi, lo zenit della parabola all’interno del Pci-Pds-Ds, iniziata in giovanissima età e onusta di soddisfazioni. Conclusa l’esperienza di Palazzo Chigi, Claudio scoprì di averne fino sopra i capelli del partito, di D’Alema, delle ottusità della sinistra e che il vasto mondo offriva di meglio. Uscì da tutto, si reinventò lobbista, e smise di votare per quasi tre lustri. Ha rimesso la scheda nell’urna alle europee 2014 e solo per sostenere Renzi, il suo nuovo amore politico sbocciato quando vide il fiorentino sbaraccare il Pd da impiastri come Bersani, D’Alema, Fassina e intenzionato a fare altrettanto con l’Italia semi stecchita degli ultimi decenni.
«Avresti mai pensato di tifare un giorno per un democristiano come Renzi?», chiedo a Claudio che mi ha condotto nel suo ufficio arredato in stile Andy Warhol. «La mia natura è anarchica -risponde-. Con mio padre, che votava comunista, facevo il fascista. Ho militato atipicamente nel Pci, prima ancora di capire che il comunismo fu la principale catastrofe del XX secolo. Quanto alla Dc, ha tenuto in piedi questo Paese per trent’anni e lo ha ricostruito. Che Renzi venga da lì, mi sta anche bene. Mi ha colpito quando ha cominciato a spianare i vecchi apparati del Pd dicendo le stesse cose che dicevo io: «devono andare a casa». «Cosa pensi oggi di Bersani e D’Alema, tuo antico amore?», chiedo. «Oibò -esclama Claudio-, meriti ne hanno. Hanno traghettato il partito dal comunismo alla socialdemocrazia e, in alternanza con Berlusconi, governato il Paese in questo aspro ventennio. Alla fine però, si sono logorati. Da lustri non producono nulla di nulla, né un’idea, né un progetto. Non li frequento da anni ma li trovo intristiti, invecchiati mali, senza serenità. Hanno il complesso di Atlante: pensano di portarsi il mondo sulle spalle, senza capire che il mondo li ignora e cammina per i fatti suoi». «Che mi dici dei giovani-vecchi Fassina, Civati e del tuo amico Cuperlo?», lo stuzzico. «Il Cuperlo che conoscevo era diverso, ironico e divertente. Mi dispiace vederlo adesso che tentenna calibrando le parole col bilancino. Gli altri sono invece mezze figure. Per contrastare uno come Renzi ci vogliono le palle. Non le facce di D’Attorre o Fassina che comunicano cupezza. Sono perdenti nati di fronte a Renzi che è l’opposto», dice Claudio e, come illuminato dall’idea che gli è venuta, traspira da ogni poro la voglia che gli faccia la domanda.
Com’è Renzi?
«Un leader solare».
La tua è una cotta bella e buona.
«Solo se fa il rottamatore. Se no, lo faccio da solo col mio blog. Lo pungolo e gli rompo le scatole. Non conosco Renzi di persona -solo qualche scambio di battute in internet- né mi interessa. Voglio che attui il suo programma».
I puri spiriti, da Gad Lerner a quelli del Fatto, ti danno del voltagabbana.
«Osceno e fastidioso moralismo. Io sono un legno storto, sentina di tutti i vizi, fallibile come ogni essere umano. Quelli che invece si proclamano perfetti sono degli st..zi che coprono le proprie vergogne».
Come premier, Renzi non è meglio di Mario Monti.
«Mi sono opposto al governo Monti per la mestizia dei componenti e a Letta perché era cimiteriale. Renzi è vitale. Ha però due nemici: magistratura e P.a. L’Italia è composta da corporazioni ingessate, le cui resistenze al cambiamento sono spalleggiate dalle toghe».
Alle quali Renzi s’inchina.
«Purtroppo. Asseconda il “popolo di sinistra” ritenuto -ma è solo una presunzione- manettaro. Dovrebbe, invece, battersi a fondo per il garantismo vero, contro l’invadenza dei giudici, le intercettazioni e per la presunzione di innocenza».
Se Renzi fosse davvero convincente, non ci sarebbe tanta astensione elettorale.
«Torneranno a votarlo. Nell’ultima tornata, erano in ballo le Regioni che sono un’oscenità e la gente se n’è infischiata. Ma nel 2014, quando c’era il pericolo che vincesse Grillo, ha stravotato Renzi. Alle politiche, lo farà di nuovo».
Cosa ti aspetti da Renzi?
«Un politico oggi può poco. Per me, fa il suo mestiere, e mi accontento, se ci fa un buon marketing territoriale, ossia se mette in bella luce, con i conseguenti vantaggi, questo pezzo di orbe terracqueo chiamato Italia».
Il suo tandem con Alfano sugli immigrati?
«Pessimo. Angelino non è all’altezza del compito».
Rimpiangi il Patto del Nazareno?
«Decisissimamente. Romperlo, è stato il vero errore di Renzi. Con l’ombrello del Nazareno, ha potuto combattere la sinistra interna e prendere il 40 per cento dei voti, compresi quelli moderati spinti dall’alleanza col Cav. Che allora non contava nulla e oggi ha ripreso lena».
La rottura fu su Mattarella. C’era un nome migliore?
«Anna Finocchiaro. Andava bene a Renzi e a Berlusconi. Fu Bersani, che era suo capocorrente, a mettere il veto. Infatti, la caratteristica degli zombi è dare via libera a chiunque ma bloccare chi gli è vicino».
Il più bravo tra i politici visti all’opera?
«D’Alema, come uomo di governo, era molto bravo. Preparatissimo sui dossier. Molto brava è Maria Elena Boschi. Quando la sento, vedo che le cose le sa davvero e che non ripete a pappagallo».
Il politico che detesti?
«A me i politici sono simpatici. All’interno del sistema sono la categoria migliore perché è mossa dal desiderio di modificarlo. I pessimi, anche rispetto a magistrati e P.a., sono invece i giornalisti: notizie inventate, calunnie, menzogne».
Una panzana giornalistica che ti colpisce?
«Il pompaggio dei grillini, attribuendo loro una forza sproporzionata rispetto alla realtà, solo per alimentare il teatrino della politica e fare sopravvivere i giornali. Le cifre vere sono invece queste: M5S al 25 per cento nelle elezioni 2013; al 20 nel 2014; al 16 quest’anno».
Il Cav: vegeto o reperto archeologico?
«Da uomo di grande intelligenza, ha capito che si sono di nuovo aperti per lui degli spazi. Ma il suo vero desiderio -questa la mia impressione- è vivere in pace i lunghi anni che gli auguro ancora».
Dovrebbe designare l’erede.
«Non può farlo lui. Deve emergere spontaneamente, come Renzi. Una soluzione potrebbe essere perdere dignitosamente con Matteo Salvini e poi trovare il modo di ritirarsi».
Che pensi di Salvini?
«Un ragazzo furbo. Non molto di più».
A quale Paese vorresti somigliasse la tua Italia?
«Amo clamorosamente la Germania. I tedeschi sono liberi e responsabili come lo sono i luterani rispetto a noi cattolici. Detesto invece i francesi che da sempre impediscono, subdolamente, che si faccia l’Europa».
Nella tua Italia ci sono genitori 1 e 2 e adozioni gay?
«In linea di massima, sì. È mia convinzione che tutto quello che si presenta come progresso, prevarrà. Inutile opporsi. Niente si conserva».
Questo è cinismo. Qual è, se c’è, la tua coerenza di fondo?
«Alzarmi ogni mattina e pensare con la mia testa. La coerenza è dei morti. Tutti i giorni c’è un valore nuovo che si affaccia e che abbraccio».
Ti compiango.
«E io ti consolo. Un punto fermo ce l’ho: mia moglie, il mio solo ancoraggio fortissimo».