Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 27/6/2015, 27 giugno 2015
LA NUOVA MAPPA DEI PAESI A RISCHIO IL VIMINALE TEME L’EFFETTO EMULAZIONE
ROMA Il segnale di allarme per i servizi di intelligence occidentali era arrivato tre giorni fa con un messaggio trasmesso via Internet dal portavoce dell’Isis Abu Mohammed al-Adnani. L’avvertimento era fin troppo chiaro: «Il gesto migliore per avvicinarvi a Dio è la jihad , quindi sbrigatevi a farlo durante questo mese e siate pronti al martirio». Gli attacchi in Tunisia, in Francia e in Kuwait certamente erano già stati pianificati, ma adesso è questa esortazione così esplicita a far temere che non sia finita, che altri attentati possano essere già stati progettati. Ma anche che si possa scatenare l’emulazione, come del resto è già accaduto nel recente passato. E allora l’Italia potenzia ulteriormente la sorveglianza — già al livello massimo dopo la strage di Parigi nella redazione di «Charlie Hebdo» e al mercato Kosher — impiegando l’esercito per nuovi possibili obiettivi. Soprattutto aggiorna la lista delle mete turistiche ritenute particolarmente a rischio.
Dal Kenya alla Thailandia
Una «guida» è certamente il sito Internet della Farnesina che elenca tutti i pericoli in ogni singolo Stato e inserisce eventuali «avvisi particolari». Il resto lo fanno i «report» che gli apparati di sicurezza trasmettono regolarmente a Palazzo Chigi in un aggiornamento della situazione che tiene conto anche delle alleanze tra diverse fazioni islamiche. E dunque in Kenya a far paura sono gli «al Shabaab» organizzazione affiliata ad Al Qaeda sin dal 2012 che ha già rivendicato numerose azioni anche contro obiettivi frequentati dagli stranieri e secondo gli analisti può contare addirittura su seimila guerriglieri. Il Cairo è una delle città inserite nella lista «nera» del ministero degli Esteri che «raccomanda di evitare i viaggi non indispensabili in località diverse dai resort situati a Sharm el-Sheik, sulla costa continentale del Mar Rosso, nelle aree turistiche dell’Alto Egitto e di quelle del Mar Mediterraneo» e più in generale evidenzia come «in Egitto si continua a registrare un clima che spesso sfocia in turbative per la sicurezza e in azioni ostili anche di stampo terroristico, situazione di cui ogni connazionale deve essere pienamente consapevole e pertanto elevata attenzione va mantenuta nei periodi dell’anno che fanno registrare maggiore afflusso di turisti stranieri».
L’intera area del Maghreb viene ritenuta ad altissimo rischio. Non a caso la Farnesina rende esplicita, «di fronte all’innalzamento del livello di allerta terrorismo» la necessità di «osservare estrema cautela nelle grandi città ad elevata presenza turistica come Fez, Rabat, Marrakech, Casablanca e Salé». Ma anche spostandosi verso Oriente, in particolare in Thailandia si deve tenere conto che «una serie di quattro attentati (di cui due a febbraio di fronte ad un centro commerciale nel cuore della capitale ed al Tribunale di Bangkok e due il 10 aprile nel parcheggio di un centro commerciale sull’isola di Samui e in un grande magazzino nei pressi di Surat Thani) ha causato alcuni feriti e rende pertanto opportuno mantenere un comportamento improntato alla massima cautela soprattutto nei luoghi di maggiore frequentazione».
I 37 jihadisti espulsi
Dall’inizio dell’anno — su indicazione della polizia di prevenzione e dei carabinieri del Ros — il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha firmato i decreti per l’espulsione di 37 stranieri ritenuti troppo vicini ai fondamentalisti. Nei loro confronti non c’era un’accusa che potesse giustificare l’apertura di un’inchiesta penale ma la capacità di fare proseliti o comunque l’attenzione per i siti web che incitano al fondamentalismo, hanno fatto ritenere opportuno allontanarli dall’Italia con un provvedimento che prevedesse la «consegna» al Paese d’origine. Il timore dei responsabili della sicurezza è che ci sia una volontà di entrare in azione emulando quanto già accaduto e dunque gli «alert» trasmessi ieri pomeriggio dal capo della Polizia Alessandro Pansa a questure e prefetture sollecitano «particolari controlli» in quei luoghi che potrebbero diventare bersaglio delle «cellule» e dunque posti affollati ma simbolici come può esserlo un centro commerciale, ma anche aziende pubbliche o private che rappresentino per gli islamici un obiettivo particolare.
Quanto accaduto a Lione viene analizzato in maniera particolarmente approfondita perché ritenuto un vero e proprio «salto di qualità». Le decapitazioni sono una pratica che l’Isis utilizza in maniera propagandistica: a tutti gli ostaggi occidentali uccisi di fronte alle telecamere è stata tagliata la testa. Mai fino ad ora era successo in Europa e ciò fa temere che possano essere state progettate azioni più articolate di quelle compiute negli ultimi mesi. E dunque l’attenzione è rivolta ai «lupi solitari» e non solo, perché bisogna controllare chi in passato ha avuto contatti oppure semplici approcci con persone o gruppi legati al fondamentalismo. L’attività di prevenzione tiene comunque conto di una realtà che lo stesso Alfano così sintetizza: «Nessun Paese è a rischio zero».