Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 27/6/2015, 27 giugno 2015
CHI È LA SOLA CHE SEGUE FASSINA
È la Giovanna D’Arco della sinistra ex-Pd ma non andrà al rogo bensì all’ammucchiata degli antirenziani che si ritroveranno all’inizio di luglio per decidere se è più quello che li unisce che quello che li divide. Oppure se, seppur divisi, riusciranno comunque a costruire un partitino che però già sembra non proprio visto di buon occhio da Nichi Vendola e da Sel.
In questo momento in cui sono trendy le quote rosa tanto che perfino Forza Italia mette in pista Mara Carfagna come successore di Silvio Berlusconi e al governo fa furore il ministro Maria Elena Boschi, anche la sinistra scissionista ha la sua bandiera: è Monica Gregori, 35 anni. Si è infatuata del Pd nel 2009 diventando consigliere comunale a Cineto Romano poi con uno scatto strabiliante nel 2013 è diventa deputato (circoscrizione Lazio).
È stata l’unica a seguire Stefano Fassina, che si aspettava qualcosa di più ma ha dovuto accontentarsi. Matteo Renzi avrà meno punture di spillo, si perché la Gregori era piuttosto discola, tanto che la sua breve vita parlamentare è costellata di contestazioni verso il presidente del consiglio nonché segretario del suo (ex) partito, fino a non votare (una dei 29) la fiducia al suo governo. Parole dure, a cominciare dal Jobs act: «Sinceramente non capisco come intervenire sull’articolo 18, abbassando le tutele dei lavoratori a tempo indeterminato, significa automaticamente migliorare le condizioni dei lavoratori precari. Se si estendono i diritti a tutti ma si tolgono le basi degli stessi si rischia l’effetto inverso rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso la delega». E ancora: «Trovo inaccettabile sentir dire dal presidente del Consiglio che chi lo attacca non conosce il senso dei ’contrattucci’ di oggi. Invito il premier ad un incontro per spiegargli cosa significa un licenziamento e le conseguenze che ha sulla vita delle persone. Forse scenderà dalla luna e tornerà sulla terra».
Poi lo strappo sulla legge elettorale: «La fiducia non è al governo ma ad una legge elettorale che ha elementi che non condivido, per questo non parteciperò al voto. È una forzatura, profondamente sbagliata e inaccettabile, che impedisce l’espressione del parlamento. Sento su di me la responsabilità di una decisione di questo tipo, ma resto fedele alla ragione ed ai principi per cui ho partecipato alla fondazione di questo partito. La fiducia è l’ennesimo strappo, il più violento. Ma soprattutto totalmente inutile, rappresenta un gravissimo errore. Si poteva benissimo evitare, non c’era nessuna intenzione di affossare la legge elettorale o di fermare il treno delle riforme, ma semplicemente la volontà di modificare un testo in parte sbagliato».
Prese di posizione che hanno gettato scompiglio nel Pd romano, già scosso dagli scandali, tanto che un grande elettore della Gregori, il sindaco di Bellegra, appunto in provincia di Roma, Domenico Moselli, l’ha ufficialmente ripudiata: «Il non voto alla fiducia sulla legge elettorale rappresenta una decisione che chiude definitivamente una fase politica che mi ha visto, prima, sostenere con convinzione Monica Gregori alle primarie per il parlamento del dicembre del 2012, poi successivamente nella prima parte della legislatura. Prima ancora che nel merito, il mio dissenso nasce dal metodo e dalle modalità con le quali l’on. Gregori ha svolto finora il suo mandato elettivo. Avremmo voluto una discussione più partecipata nelle diverse scelte strategiche fatte in aula, dal Jobs act alla legge elettorale. Una decisione così importante e grave come quella di non votare la fiducia al governo non può passare inosservata.
Spiace che l’impegno e la dedizione di centinaia di persone, che come me hanno votato alle primarie, siano stati completamente ignorati».
Adesso che la parlamentare ha clamorosamente rotto col Pd, Moselli chiosa: «Fare scelte che ci permettono 5 secondi di notorietà e visibilità senza rischiare nulla e continuare a percepire un lauto stipendio non è il tradimento delle persone che credevano nel cambiamento e in te, ma l’amara considerazione che anche questa volta si è dato fiducia a chi non lo meritava, a chi ha dimenticato le origini, a chi ha dimenticato quel dicembre 2012 quando un «gruppo di persone» decise di puntare su una donna di un piccolo comune in rappresentanza di un territorio dimenticato».
Monica Gregori non ha voluto sentire ragioni. Dapprima un «avvertimento» a Renzi: «Ho difficoltà a riconoscermi nel Pd dell’uomo solo al comando. Comincio a pensare che a Renzi farebbe piacere se una parte della minoranza decidesse di uscire Il Pd è deviato verso una linea di destra e i compagni sul territorio non ce la fanno più. Se continua a toglierci l’aria dovremo uscire, ma andarsene da soli non serve».
Invece lei e Fassina se ne sono andati da soli. «Non ci sono più le condizioni politiche per proseguire- ha scritto su Twitter. «Continueremo a lavorare per una nuova sinistra nel Paese».
Poi precisa: «Abbiamo cercato una sintesi nel partito per migliorare i provvedimenti e rappresentare il mondo della sinistra che oggi non si sente più rappresentato. Lo abbiamo visto nell’astensionismo. Quel popolo ci ha chiesto un segnale di vita. La sinistra c’è ancora. Ci sono uomini e donne che credono ancora che un cambiamento sia possibile. Purtroppo non è più possibile nel Pd che non rispetta più principi e valori per cui era stato costituito. Ripartiremo dai territori, quelli che il Pd ha abbandonato. Quelli dove ci sono state infiltrazioni e ci sono stati problemi come Mafia Capitale».
E dire che invece aveva firmato qualche tempo fa pure un autodafé verso il sindaco di Roma, Ignazio Marino: «Come ha giustamente sottolineato anche il sindaco Marino la Città metropolitana avrà un ruolo di primissimo piano fin da quest’anno con il Giubileo straordinario annunciato dal Santo Padre. Un evento spirituale, prima ancora che secolare e mondano, espressamente dedicato alla Misericordia, che, anche grazie all’immenso carisma di Papa Francesco, sarà occasione di riflessione e confronto ben oltre i confini dell’universo cristiano e cattolico . Siamo certi che il governo, il sindaco Marino e i nuovi delegati hanno le capacità e le competenze per affrontarlo al meglio».
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 27/6/2015