Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore 27/6/2015, 27 giugno 2015
IL FIUTO DEL PRESIDENTE E LA SOCIETÀ GIÀ CAMBIATA
La sentenza della Corte suprema americana che ha stabilito che il matrimonio è un diritto garantito dalla Costituzione anche alle coppie omosessuali, da un lato è un evento straordinario, dall’altro, tutto sommato, era ampiamente prevedibile. D’ora in poi in tutti i 50 Stati dovrà essere permesso a due persone dello stesso sesso di sposarsi e riconoscere i matrimoni omosessuali contratti in qualsiasi parte del Paese. E questa è un’indubbia conquista per il presidente Barack Obama che, comunque la si pensi sulla questione, e pur nella consapevolezza di quanto sia delicata per molti credenti, certamente lo farà entrare nella storia.
#LoveWins, “l’amore vince” è il tweet con cui ha immediatamente festeggiato, definendo la sentenza «un grande passo nella nostra marcia verso l’uguaglianza». «Le coppie dello stesso sesso che vogliono sposarsi chiedono pari dignità davanti alla legge. La Costituzione - si legge nella conclusione delle 28 pagine scritte dal giudice Antony Kennedy - garantisce loro questo diritto». Ma nella giurisprudenza statunitense contano sì i principi generali ma anche il mutare delle condizioni generali del paese e della sensibilità morale. E ciò è parte integrante del sistema di common law. Per questo lo stupore non deve essere eccessivo. Perché il contesto sociale è cambiato rispetto anche solo a due anni fa, quando la corte aveva evitato di pronunciarsi sul diritto dei singoli Stati di vietare le nozze tra omosessuali pur avendole riconosciute a livello federale, cancellando una parte fondamentale del Defense of Marriage Act, la legge firmata nel 1996 dall’allora presidente Bill Clinton, che definiva il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna. Grazie a quella decisione del 2013 a livello federale, le coppie omosessuali godevano già degli stessi diritti di quelle eterosessuali. Ma due anni fa solo 12 Stati e il District of Columbia permettevano i matrimoni tra persone dello stesso sesso; ora, invece, più del 70% della popolazione vive in luoghi (37 Stati più il District of Columbia) dove è già possibile sposare una persona dello stesso sesso. Dunque la nuova sentenza di ieri ratifica e consolida questa nuova situazione di fatto. Ma questa vittoria di Obama viene da più lontano. Nel 2012, a pochi mesi dalla sua rielezione, si pronunciò a favore delle nozze gay. Se il presidente Usa non fosse stato già allora consapevole, probabilmente grazie a studi basati su analisi big data, del mutato quadro sociale e morale non avrebbe fatto un simile azzardo, che avrebbe potuto costargli il secondo mandato presidenziale. Se lo fece era perché conosceva bene una legge fondamentale della comunicazione: e cioè che esistono, in certi momenti della storia delle società e delle nazioni, «maggioranze silenziose» che non osano esprimere un’opinione giudicata impopolare, coltivata magari in privato finché qualche voce autorevole non la esprime pubblicamente in maniera plateale. Non deve stupire che la maggior parte degli americani poi si sia dichiarata d’accordo con Obama. Come sanno fare i politici di grande livello, ha colto il momento in cui era apparentemente impopolare ma di fatto non lo era più ed era quindi conveniente sdoganarla.
Qualcosa di simile era avvenuto con la schiavitù, come già aveva notato il grande scrittore Mark Twain: «il movimento antischiavista, quando ebbe inizio nel Nord non suscitò nessuna simpatia. La stampa, il clero e la grande maggioranza delle persone rimasero indifferenti. Questo accadde per timidezza, per paura di esprimersi e diventare impopolari, non perché si approvasse la schiavitù o non si avesse pietà per gli schiavi». «Non c’è individuo – aggiungeva – che non nutra convinzioni impopolari, che coltiva e accarezza, ma che il buon senso gli vieta di esprimere». Finché un’autorità non gli permette, con l’esempio, di farlo senza correre rischi di essere biasimato.
Dunque la vittoria di Obama è dovuta a una capacità notevole di capire i mutamenti della nazione. La sentenza Usa è molto importante storicamente e probabilmente avrà effetti anche sulle opinioni pubbliche di altri paesi, tra cui l’Italia, dove si aspetta per la prossima settimana un nuovo pronunciamento della Corte di Appello di Firenze per il caso di Stefano Bucci e Giuseppe Chigiotti, che per primi in Italia hanno registrato, presso il comune di Grosseto, il loro matrimonio celebrato negli Stati Uniti. Sarà questa la cartina di tornasole per capire come si vuole orientare il nostro paese.
Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore 27/6/2015