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 2015  giugno 16 Martedì calendario

Jane Wilde è stata per venticinque anni la moglie di Stephen Hawking, lo scienziato immobilizzato sulla sedia a rotelle a causa della sclerosi laterale amiotrofica

Jane Wilde è stata per venticinque anni la moglie di Stephen Hawking, lo scienziato immobilizzato sulla sedia a rotelle a causa della sclerosi laterale amiotrofica. Si sposarono nel 1965, quando per lui avevano previsto solo due anni di vita: «Lo amavo. Era divertente, andavamo d’accordo, ci capivamo. Sapevo che aveva un potenziale grandioso e lo volevo aiutare a esprimerlo. Del resto quando l’ho conosciuto ero giovane, avevo 19 anni e mi dicevo che potevo tranquillamente dedicare due anni della mia vita ad aiutare qualcuno che amavo». Per la luna di miele andarono in un campus americano. Insieme ebbero tre figli; sono legati a loro i momenti felici: «Quando i bambini erano piccoli, io ero forte e piena di energia e Stephen riusciva ancora a badare a se stesso, almeno in parte». Tuttavia, racconta che «la dea della Fisica» è sempre stata la sua rivale: «Nel nostro matrimonio eravamo in quattro: io, Stephen, la malattia e la fisica, che si prendeva la maggior parte della sua attenzione. Sono una delle vedove della fisica». Le giornate non erano facili: «C’erano interi weekend che lui trascorreva col gomito appoggiato sul ginocchio, il mento sulla sua mano, e pensava, pensava tutto il tempo, coi bambini intorno, le urla, e lui niente. Finché al lunedì mattina mi guardava e con un sorriso splendente mi diceva: “Ho appena risolto un problema di fisica”». Dice che le cose tra loro sono cambiate da quando, accanto a lui, sono arrivate le infermiere: «Nel 1985, dopo una crisi a Ginevra e la tracheotomia che era stata necessaria per sopravvivere, Stephen aveva bisogno di attenzione ventiquattr’ore su ventiquattro. Però le infermiere passavano il tempo a dirgli quanto fosse meraviglioso, e lui ha iniziato a dimenticarsi di noi. Ero depressa, tutto il mio essere si stava sgretolando». A un certo punto pensò al suicidio: «Ero talmente disperata, pensavo di essere solo una schiava. Ma avevo i bambini e quindi, ovviamente, non l’ho fatto».