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 2015  giugno 25 Giovedì calendario

UNA TELEFONATA IMBARAZZA CHI L’HA VISTO?


Uno degli spunti investigativi più importanti nell’inchiesta su Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983, viene messo in crisi dalla Procura di Roma nella richiesta di archiviazione firmata dai pm Simona Maisto e Ilaria Calò, con il visto del procuratore Giuseppe Pignatone. Si tratta della telefonata giunta l’11 luglio 2005 alla redazione della trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto?: «Per trovare la soluzione del caso» fu detto «andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinale Poletti». La telefonata aprì la pista di un coinvolgimento della banda della Magliana, e portò alla riesumazione della salma del boss Enrico «Renatino» De Pedis dalla Basilica di Sant’Apollinare a Roma, agli accertamenti medico-legali all’interno del sarcofago e della cripta, alla ricerca dei resti di Emanuela tra le oltre 400 cassette contenenti reperti ossei.
Peccato che ora si scopre qualcosa di molto diverso: l’analisi dei tabulati «non ha evidenziato alcuna telefonata corrispondente a quella mandata in onda in trasmissione», scrivono i pm nella richiesta di archiviazione. E aggiungono che né il direttore di produzione Rai né il tecnico audio hanno «permesso di chiarire le motivazioni per le quali la telefonata non figura nel tabulato telefonico acquisito». Stessi dubbi sull’autenticità della chiamata vengono posti dagli avvocati Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, legali della famiglia De Pedis, che cinque anni fa presentarono un esposto, poi archiviato.
«Consegnammo subito la cassetta al pm Italo Ormanni, ma i controlli sono stati fatti anni dopo. E la nostra segreteria telefonica registrava le voci, non i numeri di chi chiamava» precisa Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l’ha visto?. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, conferma fiducia in quell’indagine giornalistica, ma il 30 settembre sarà il giudice Giovanni Giorgianni a decidere se archiviare o accogliere la sua richiesta di continuare a indagare. (Giovanna Gueci)