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 2015  giugno 25 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Tsipras vorrebbe salvare il paese tassando le grandi aziende greche. È che non ne trova. Edelman. il Fatto.

In politica la Capitale è un peso piuma. Un tempo i romani potenti erano a Torino, a Milano, in Parlamento, a Palazzo Chigi. Oggi al vertice ce n’è uno, ma sta a Francoforte, si chiama Mario Draghi e parla l’idioma di Shakespeare non quello del Belli. Stefano Cingolani. Il Foglio.

Non so che progetto sia quello di Salvini: andare a prendere i voti al Centro e al Sud. Quelli, i voti non glieli danno. Quelli vogliono i soldi, mica vogliono cambiare il Paese. Hanno sempre compartecipato con Roma ai banchetti con i soldi rubati al Nord. È difficile che cambino adesso. Umberto Bossi, presidente della Lega. (Marco Cremonesi). Corriere della Sera.

Dov’è finito lo stato di diritto, il principio d’innocenza sino al terzo grado di giudizio? Per questioni di partito, Bindi si è trasformata in Robespierre. Claudio Scajola, ex ministro Fi. il Fatto.

Siamo nell’83 o nell’84, le reti Fininvest sono state oscurate dai pretori e una sera, molto tardi, Claudio Rinaldi è a Roma davanti all’edicola di piazza Colonna ad aspettare la prima edizione dei quotidiani. Da un’auto scendono Berlusca e Fedele Confalonieri. «Lo vidi avvicinarsi», dice Claudio Rinaldi. «Lui mi fece un segno di saluto. Mi colpì la sua espressione frastornata e il fatto che fosse incredibilmente basso, probabilmente non aveva ancora le scarpe con il tacco rialzato. Mi venne spontaneo dargli una pacca sulla spalla e benché non fossi in nessuna familiarità mi uscì una battuta: «Siamo al buio, eh...». Lui non apprezzò affatto, mi guardò con occhi sbarrati e colorito terreo e sgusciò via». Antonio Padellaro. il Fatto.

La messa è finita. Anche nella chiesa iraniana di Santa Maria, nel quartiere Taleqani di Teheran, da dove escono bambini accorsi per «la dottrina». Presto ci saranno le cerimonie della prima Comunione ma la presenza della grande croce sulla facciata dell’edificio (cristiani di confessione assira) più che una liberalità, svela la realtà. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore. il Fatto.

Un fallimento com’è stato quello dell’Urss non può lasciare le cose come stanno. Né si può ammettere che i delitti commessi contro l’umanità, per amore dell’umanità continuino ad essere ignorati o assolti, solo perché altri delitti contro l’umanità sono stati commessi non per amore ma per odio agli uomini. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

Dispiace dirlo, ma esco dalla chiesa cattolica (pur rimanendo fedele al Santo Padre). I motivi sono due: 1) Medjugorje: è verissimo tutto, se la chiesa tramite congregazione per la Dottrina della fede dice: «Non è opportuno per i fedeli andare ad assistere alle apparizioni di Vicka e altre veggenti nei palazzetti dello sport in giro per l’Europa», no non accettiamo questa cosa per cui facciamo lo scisma come i valdesi, allora. Dispiace ma è inutile discutere. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

Ero bello, ero giovane, non avevo bisogno di espedienti. Però una volta in un cinemetto dei preti ho visto un signore con la chiusura lampo al contrario. Ce l’aveva sul buco del culo e in piedi, senza scomporsi, lo prendeva da dietro. Stratagemma geniale. Paolo Poli, attore, 86 anni. (Malcom Pagani). il Fatto.

Linni è la colf che, per un periodo, in casa hanno chiamato «la donna», elidendo, consapevolmente, la specificazione «di servizio» che fa burino arricchito, senza contare tutta la inevitabile serie di questioni coloniali essendo Linni filippina. Oggi, abitanti e ospiti, la chiamano tutti col nome di battesimo: Linni. E hanno abbracciato la scelta con tale trasporto che adesso neanche spiegano più agli estranei, chi sia Linni, e che ruolo abbia nella casa: diciamo che «linni», ormai, è quasi un sinonimo di «colf», un altro modo, liberato e corretto per dire «donna di servizio». Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie.

L’Italia, si diceva fino a pochi anni fa, è piena troppo di maschi e poco di uomini. Adesso il concetto si è ribaltato come un iceberg. Luca Goldoni, È gradito l’abito scuro. Mondadori, 1972.

Chicago. Sul marciapiedi di Michigan Avenue l’uomo hamburger fa pubblicità trita e ritrita. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori, 1987.

Picasso diceva che nell’arte non ci sono più i compartimenti stagni, le categorie bloccate: pittura, scultura, disegno, architettura. Ma la contaminazione. Lo sconfinamento. Il nomadismo. L’interdisciplinarità. Achille Bonito Oliva, critico d’arte. (Malcom Pagani). il Fatto.

Io mi circondo solo dei migliori. Molte persone invece vivono con la paura di perdere il potere. Per questo, spesso, i manager si circondano di persone mediocri: così possono stare tranquilli. Non io. Io voglio tutti al mio livello: se vuoi essere il più forte, non ti puoi mai rilassare. Jean Todt, ex numero uno della Ferrari, presidente della Fia. (Beatrice Borromeo). il Fatto.

La strada per Toledo è una retta che si perde all’orizzonte. Un grifo vola adagio in tondo, cercando una preda. Un gregge pascola sotto lo sguardo di un vecchio immobile. Nel cielo di zaffiro non c’è la minima traccia di nuvola. Che cosa è splendido, e nello stesso tempo spaventa nella Mancha riarsa? Qui non ci sono fiori di cui meravigliarsi, né foreste in cui perdersi, né città in cui incontrarsi, o mercati dove scambiare ricchezze. Qui non c’è niente. C’è solo il proprio respiro, e uno sterminato orizzonte. Nella Mancha è evidente che vivere è un’attesa. E si tace dunque, come davanti a ciò che è sacro. Marina Corradi. Avvenire.

Galvano Della Volpe è stato il mio professore di filosofia, prima al liceo e poi all’università. Siamo diventati amici. Era di Imola, come me, gli devo il novanta percento di quanto so. Il primo giorno di scuola lui entrava, si metteva alla finestra e guardava fuori 10 minuti, in silenzio. Noi aspettavamo senza sapere cosa fare, come interpretare tutto questo. Lui sapeva che uno, più parla, e più si scopre. Del resto anch’io inauguravo l’anno divertendomi. Facevo stare in piedi i ragazzi un quarto d’ora, mettendomi in silenzio alle loro spalle. Così si sviluppava un certo malessere e, quando davo l’ordine di sedersi, era una vera liberazione. Poi si diventava amici, sono per una scuola che diverta. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.

Ho un impellente bisogno di essere me stesso prima che mi si scambi per un altro. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 25/6/2015