Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 24/6/2015, 24 giugno 2015
DAGOSPIA ABBANDONA I TEMI FORTI E SI DEDICA QUASI SEMPRE ALLA TRASGRESSIONE E AL GOSSIP
[Intervista a Roberto D’Agostino] –
Di sicuro il parterre della festa per i 15 anni di Dagospia, lunedì sera alla discoteca Byblos di Milano, era sufficientemente cafonal. «D’altronde», dice Roberto D’Agostino, inventore e editore del sito Dagospia, «Milano è diventata più cafonal di Roma».
Tra cubiste e mandrie di giornalisti e pr col vodka lemon in mano, ecco Cristiano Malgioglio, Marcella Bella, Paolo Limiti, Ana Laura Ribas, Alba Parietti, Elenoire Casalegno, Efe Bal, Ivana Spagna; un po’ di imprenditorialità con l’editore Urbano Cairo, il presenzialista Arturo Artom e lo stilista Lorenzo Riva. E vip della informazione alla Nicola Porro, Filippo Facci, Giuseppe Cruciani o Alessandro Cecchi Paone. Peccato non ci fosse Umberto Pizzi a immortalare la serata coi suoi magici scatti. Ma il fotografo, ormai dal 2012, ha rotto con D’Agostino, «uno che paga poco». D’Agostino è carico, perché questa di Milano «è una festa di sopravvivenza».
Domanda. In che senso?
Risposta. Dai, 15 anni di vita sul web sono un’epoca. Fino a qualche mese fa sembrava che Periscope dovesse spazzare via tutto, e ora non se lo fila più nessuno. Viviamo tempi in cui una App mangia l’altra nel giro di qualche settimana. Noi di Dagospia, invece, siamo ancora qua.
D. L’impressione è però che, da un po’ di mesi, sia cambiata la linea editoriale di Dagospia. C’è meno potere, e molta più trasgressione. Perché?
R. Non ci sono più i poteri forti. Oggi Mediobanca è una banca qualsiasi, Cuccia, Romiti, le vere banche dove sono? Con l’euro si è dissolto tutto.
D. Qualcuno dice che a Dagospia sono venute meno anche alcune fonti
R. Non è così. Nel cinema mancano i divi, e ora mancano anche i poteri forti, è tutto globalizzato. Per fare un esempio, in Italia uno come Matteo Renzi non sarebbe mai salito a Palazzo Chigi prima dell’euro. È uno che ha fatto il sindaco di un paesello. Ora comandano Juncker, la Merkel, Draghi, Bruxelles. In un’altra epoca, un ragazzino di provincia, al governo, non ci sarebbe mai stato. Eddai, ha messo il capo dei vigili urbani di Firenze a comandare il legislativo a Palazzo Chigi, robe incredibili.
D. E quindi, siccome Renzi ha travolto tutto, su Dagospia si parla solo di orge e trans?
R. Hai voluto l’euro? La tua sovranità è dimezzata, la Banca d’Italia non conta più nulla. A Milano non ci sono più persone rigorose, Milano ora è più cafonal di Roma. E poi, comunque, non dobbiamo inquadrare, pensare a linee editoriali. Il web nasce al mattino e muore alla sera.
D. Però fino a non molto tempo fa a Dagospia collaboravano giornalisti «portatori di notizie», esperti di economia e finanza, inchiestisti come Francesco Bonazzi. Ora, invece, mi pare si privilegi l’attività di rassegna stampa, o il commento, con Marco Giusti o Giancarlo Dotto, e il gossip o il costume con Gabriella Sassone, Ivan Damiano Rota e Alberto Dandolo
R. Il fatto è che io cerco Bonazzi, ma l’Italia cerca altre cose. Comunque c’è grande traffico sia quando ci occupiamo di Renzi o della Cassa depositi e prestiti, sia su cose più leggere. Ogni periodo ha le sue passioni, tutto cambia, in poche ore.
D. Insomma, respingi al mittente l’accusa di aver svoltato verso la trasgressione e il gossip, tralasciando temi più seri
R. Non è colpa mia se tu non te ne accorgi. Aguzza lo sguardo, fidati, ci occupiamo di tutto.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 24/6/2015