Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport 23/6/2015, 23 giugno 2015
C’ERA UNA VOLTA RIVERA E POI LA BEFFA PABLITO. CHE STORIA LE BUSTE
La notizia è nota: dopo 56 e forse più anni di servizio, la comproprietà calcistica va in pensione. Le buste, già decimate dal dilagare della posta elettronica, subiscono un altro duro colpo. Gli archivi dicono che la prima comproprietà risale al 1959, ma chissà se è vero. A distanza di tanti anni, e in assenza di documenti ufficiali, è difficile stabilire con certezza chi sia stato il primo giocatore a metà. Non si può escludere che già prima una scrittura privata o una stretta di mano avesse diviso in due qualche calciatore. Una linea però va tirata e bisogna fidarsi, partiamo da lì, dal 1959.
Lucio Dell’Angelo da Lucinico (Gorizia), lo stesso paese di Edi Reja, era nato nel 1938 ed è scomparso nel 2013. Secondo i più, ha impersonato la prima comproprietà della nostra storia. Estate 1959, Dell’Angelo, centrocampista da battaglia, è reduce da un prestito all’Alessandria, appartiene alla Fiorentina e piace al Prato, ma i due club toscani non trovano l’accordo. Il mediatore Giachetti, specie di procuratore ante-litteram, suggerisce così al Prato di acquistare la metà del cartellino.
È curioso che in quella stessa estate del ‘59 il 50 per cento di un certo Gianni Rivera, ragazzino di grandi speranze, passi dall’Alessandria al Milan. Di tale affare si conserva il testo ufficiale: «L’Alessandria U.S. cede all’A.C. Milan la comproprietà nella misura del 50% del proprio giuocatore Gianni Rivera. Il giuocatore resta comunque in forza all’Alessandria U.S. per la stagione calcistica 1959-60. L’A.C. Milan ha il diritto di prelazione».
Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Fogli, Capra... È l’incipit della formazione dell’ultimo scudetto del Bologna, Serie A 1963-64. Il nostro uomo è Tumburus, solido numero quattro che nel 1971, a 32 anni, ha già imboccato il suo viale del tramonto. Sta al Rovereto, in serie C, ed è a metà col Vicenza. Le due società giocano al ribasso sul suo cartellino, fingono di non accordarsi e alle buste irridono l’ex campione d’Italia. Il Vicenza scrive 175 lire, il Rovereto 50. Un quotidiano costa 80 lire, Tumburus ritorna al Lanerossi per il prezzo di due quotidiani. L’anomalia al ribasso fa drizzare le antenne al neonato sindacato dei calciatori. L’Aic ottiene che da quel momento l’offerta minima sia di centomila lire: la soglia della decenza.
Maggio 1978, buste anticipate perché la Nazionale è in partenza per il Mondiale d’Argentina. Il boccone prelibato è Paolo Rossi, non ancora Pablito, ma capocannoniere col «Real» Vicenza di G.B. Fabbri. È a metà con la Juve e le trattative tra i due club falliscono. Giussy Farina, proprietario del Vicenza, si arrovella. Giampiero Boniperti, presidente della Juve, gli fa sapere che non sarebbe andato oltre i 750 milioni di lire, però Farina non si fida, sospetta il bluff. Per di più la notte prima delle buste riceve una telefonata: «Guarda che Boniperti scriverà due miliardi e mezzo». Le buste degli anni Settanta sembrano partite di poker. Farina opta per il botto e verga la bella cifra di due miliardi, 612 milioni e 510mila lire. Significa che valuta Rossi oltre 5 miliardi, cifra mostruosa per l’epoca. Boniperti ha messo qualcosa in più dell’annunciato, 875 milioni, segno che ci ha provato (a fregare Farina), ma i due miliardi e sei di Giussy deflagrano nel Paese e in Europa. Ne discutono in parlamento. Franco Carraro – sì, lui c’era già – si dimette da commissario straordinario della federazione. Rossi alla Juve andrà lo stesso, ma più avanti.
Le buste ai tempi della crisi. Estate 2005, Martin Jorgensen è a metà tra Udinese e Fiorentina. Nessuna delle due è interessata: offerte da zero euro e il danese resta in viola perché in situazioni così la proprietà del giocatore va all’ultima squadra in cui ha giocato. Ciò non toglie che Martin rimanga a Firenze altri quattro anni e mezzo. Nella stessa estate Fabrizio Miccoli oscilla, in bilico com’è tra Fiorentina, dove ha giocato nel 2004-2005, e Juve, dove è stato nel 2003-2004. L’attaccante, nella sua annata a Torino, si era scontrato con Luciano Moggi, non aveva baciato l’anello al grande capo. Le buste del 2005 lo beffano: Moggi cala sul tavolo 2 milioni contro il milione e mezzo di Corvino. Il Miccoli-bis juventino però non va oltre l’area transiti dell’aeroporto di Caselle, viene girato al Benfica.
Estate ribassista, quella del 2005. Maresca altra comproprietà tra Juve e Fiorentina, così risolta: 7.000 i bianconeri, 500 i viola. Maresca, come Miccoli, finisce in prestito (ma al Siviglia). Via via che ci avviciniamo ai nostri giorni, la crisi riduce il ricorso alle buste, il contante scarseggia ed è meglio trattare che lanciarsi nel vuoto. Lo dimostra il caso Cuadrado di un anno fa. Udinese e Fiorentina a litigare per settimane e poi l’accordo in dirittura: Cuadrado tutto viola, 14 milioni e mezzo per l’altra metà. Basta con le buste, e d’ora in poi anche per regolamento.