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 2015  giugno 24 Mercoledì calendario

ARTICOLI SU CATANIA E CALCIOSCOMMESSE DAI GIORNALI DI MERCOLEDI’ 24 GIUGNO


GIOVANNI BIANCONI, IL FATTO QUOTIDIANO –
Tutto è partito da una minaccia di morte: due proiettili calibro 9 e due fotografie – una del presidente del Catania Pulvirenti e dell’amministratore delegato Cosentino, l’altra di 11 giocatori della squadra – spedite in una busta alla sede della società. Era il 12 gennaio scorso. A marzo, dopo l’ennesima sconfitta, scritte intimidatorie comparvero sui muti della città. È accaduto allora, accusano adesso inquirenti e investigatori, che lo stesso Pulvirenti ha deciso di allontanare la paura mettendo in piedi un’associazione a delinquere per comprare le partite e salvare il Catania dalla retrocessione in Lega Pro; dal 2 aprile i rossoazzurri hanno inanellato quattro vittorie consecutive e una sfumata all’ultimo minuto: conquistate non sul campo, ma grazie a «mazzette» elargite ad alcuni giocatori delle squadre avversarie.
Obiettivo serie A
I telefoni messi sotto controllo dai poliziotti della Digos su ordine della Procura di Catania per scoprire chi minacciava dirigenti e calciatori hanno svelato una trama fin troppo chiara agli occhi dei pubblici ministeri e del giudice che ieri ha ordinato gli arresti domiciliari per 7 componenti della presunta banda, dal presidente in giù. Dai colloqui intercettati emergono frasi che in parte suonano come un’ammissione e in parte indicano l’idea di proseguire sulla strada della truffa, con l’obiettivo di più alti traguardi: «Il Catania ci ha pensato troppo tar... — si lascia andare il 28 aprile Gianluca Impellizzeri, l’imprenditore considerato uno dei finanziatori dell’operazione —... Se non ci pensiamo noi ‘sti cinque partite eravamo retrocessi veramente...». E una settimana più tardi proprio Pulvirenti progetta nuove compravendite, verso traguardi più ambiziosi; parlando con un interlocutore proclama che «vincerà il prossimo campionato, in quanto ha inquadrato come funziona».
Il sistema — se si dimostrerà fondata la ricostruzione della Procura e non quella di Pulvirenti, che sostiene di poter dimostrare la propria «estraneità ai fatti» — viene architettato in fretta e funziona sempre allo stesso modo: in vista di ogni incontro venivano individuati due o tre calciatori della squadra avversaria disposti a vendere la propria prestazione; e una volta assicuratasi la vittoria del Catania, gli organizzatori della frode recuperavano i soldi spesi scommettendo sul risultato acquisito illegalmente; al punto di far sospendere talvolta le puntate per un eccesso di giocate sul risultato concordato. A tre giorni dalla partita contro il Varese, in programma il 2 aprile, il presidente Pulvirenti chiama il direttore sportivo Delli Carri, e lo avverte che «certi discorsi devi andare a farli di presenza... non mi va che facciamo discorsi di altro tipo...». Delli Carri assicura che «quella cosa che lei mi ha detto gliela dico stasera». L’indomani Delli Carri richiama Pulvirenti: «Allora a posto,... mo’ mi ha chiamato e mi ha dato due numeri... 13 e 21», che secondo gli inquirenti altro non sono che i numeri di maglia dei giocatori del Varese disposti a far vincere gli avversari. La partita finisce 3 a 0 per il Catania e tra le fonti di prova ci sono le pagelle dei giornali sportivi che il giorno dopo indicano i due giocatori segnalati fra i peggiori in campo.
Il «codice»
Lo schema si ripete settimana dopo settimana, fino alla conquista della salvezza. In vista del derby col Trapani Pulvirenti e Delli Carri parlano della «trattativa» con un nuovo giocatore, e il presidente chiede: «Questo... quanto ha fatto, 15 gol, quanti ne ha fatti?», e Delli Carri risponde: «Diciassette». Nell’interpretazione degli investigatori, il riferimento è al prezzo del calciatore da assoldare: da 15.000 a 17.000 euro, e Delli Carri assicura che «99 per cento accetta di venire da noi»; almeno per quella partita in cui il Catania annienta il Trapani per 4 a 1. Nel linguaggio cifrato utilizzato nelle telefonate, Pulvirenti veniva indicato come «il magistrato», le partite da comprare «l’udienza» o «la causa»; il prezzo della corruzione era «la tariffa» o «la parcella dell’avvocato», mentre per indicare i giocatori da corrompere si andava su riferimenti ferroviari: i calciatori venivano definiti «il treno» da prendere, mentre i numeri di maglia corrispondevano all’orario o al binario. «Partono stanotte alle 3 e 23 o alle 4 e 23», si dissero due inquisiti alla vigilia di Catania-Trapani terminata 4 a 1, con successivi chiarimenti su treni soppressi e orari cambiati. I calciatori individuati con questo sistema (quasi sempre autori di prestazioni scadenti, quando non indicati responsabili dei gol che hanno permesso al Catania di restare in serie B) sono indagati a piede libero.
Giovanni Bianconi

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MARCO BELLINAZZO, IL SOLE 24 ORE -
Questa l’ennesima, triste (e rassegnata) cronaca di frodi sportive, partite truccate e arresti che minano la credibilità del Calcio italiano Spa. E che, soprattutto, rischia di gettare nel caos i campionati minori, visto che a fine mese scadono i termini per le iscrizioni.
Il nuovo epicentro dello scandalo calcioscommesse che, come un fiume carsico, riemerge ogni estate è Catania. Ieri mattina è stato arrestato tra gli altri il presidente del club etneo Antonio Pulvirenti. «Ci risulta che cinque partite consecutivamente sono state comprate in un periodo di grande difficoltà del Catania calcio - ha chiarito il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi illustrando l’operazione “I treni del gol” -. Naturalmente lavoriamo anche sull’ipotesi che questo abbia delle implicazioni sulle scommesse clandestine. Sono stati anche segnalati degli improvvisi sbalzi nelle quotazioni che possono indicare operazioni anomale derivanti dalla conoscenza e dalla consapevolezza che il risultato sarebbe stato già noto».
Nelle intercettazioni con il direttore sportivo della società catanese, Daniele Delli Carri, i riferimenti del presidente Pulvirenti alle partite da «aggiustare» per agevolare la vittoria del Catania e la sua permanenza in Serie B erano infatti i «treni».
Oltre che per Pulvirenti sono stati emessi provvedimenti cautelari nei confronti di altre sei persone: l’amministratore delegato Pablo Cosentino, appunto Delli Carri, e degli agenti e procuratori sportivi Giovanni Impellizzeri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Arbotti. La Direzione distrettuale antimafia di Catania ipotizza a vario titolo i reati di frode in competizioni sportive e truffa. Indagate anche una ventina di persone, tra dirigenti e calciatori di altri club della serie cadetta.Perquisizioni sono state eseguite a Roma, Chieti, Campobasso e Catania. Le partite dell’ultimo campionato di serie B “incriminate” sono: Varese-Catania 0-3, Catania-Trapani 4-1, Latina Catania 1-2, Catania-Ternana 2-0, Catania-Livorno 2-1 e Catania-Avellino 1-0.
Per questi match, gli inquirenti ritengono di avere trovato riscontri oggettivi della corruzione mentre per le ultime gare disputate dal Catania in B l’illecito non si sarebbe perfezionato grazie all’interessamento da parte della Figc e della Procura a cui si era rivolto lo stesso patron catanese. «L’inchiesta nasce dal fatto che il presidente era pressato dai tifosi e temeva anche per la sua incolumità. Per questo motivo si è rivolto alla Procura», ha agguinto Salvi.
Dall’ordinanza firmata dal gip Fabio Di Giacomo, emerge che il club etneo, tramite Giovanni Impellizzeri, che avrebbe agito come finanziatore, avrebbe pagato da 10 a 20mila euro a ciascun giocatore disponibile a truccare i m atch. Le somme versate da Impellizzeri sarebbero poi rientrate con le scommesse sulle gare il cui risultato era stato «sistemato». Il tramite con i giocatori sarebbe stato il procuratore calcistico Fernando Arbotti. Avvisi di garanzia sono stati notificati a una ventina di indagati . Tra loro figurano i vertici del Messina Calcio: Pietro Lo Monaco, proprietario, Fabrizio Ferrigno, direttore sportivo e Alessandro Failla, amministratore delegato. Sono indagati anche vari calciatori, come Alessandro Bernardini del Livorno, Riccardo Fiamozzi del Varese, Luca Pagliarulo e Matteo Bruscaggin, entrambi del Trapani.
Pulvirenti attraverso il suo legale Giovanni Grasso si è dichiarato estraneo ai fatti. «Abbiamo la massima fiducia nella magistratura catanese - ha aggiunto Grasso -. Il presidente è certo di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti ed intende prendere delle decisioni immediate sul suo ruolo al fine di potersi difendere con la massima serenità e di salvaguardare gli interessi della società». Anche gli altri club coinvolti nelle presunte combine si difendono e difendono i propri tesserati. Al contrario, altre società retrocesse in Lega Pro intendono rivalersi, sentendosi danneggiate dalle truffe, a partire dalla Virtus Entella finita nella vecchia Serie C dopo aver perso lo spareggio play out con il Modena.
«Assicuro che la Lega che rappresento - ha assicurato il presidente della Lega Serie B, Andrea Abodi - come è già successo nell’ambito del procedimento penale attivato dalla Procura di Cremona, non darà tregua ai responsabili di queste nefandezze, perseguendoli in sede sportiva e penale. La prima reazione è di dolore, perchè lavoriamo ogni giorno per rendere più credibile il nostro contesto e certe notizie fanno più male di una coltellata».
L’indagine di Catania rischia anche di creare un ulteriore cortocircuito tra procedimenti sportivi e processi ordinari che viaggiano a differenti velocità. Anche perchè può intrecciarsi con quelle di altre Procure: dalla più recente, “Dirty soccer”, promossa il 19 maggio scorso dalla Procura di Catanzaro su combine in Lega Pro e Lega Dilettanti (già allargata alla gara Teramo- Savona del 2 maggio 2015, grazie alla quale il Teramo ha guadagnato la B), alla storica inchiesta “Last Bet” della Procura di Cremona venuta a galla il 1° giugno del 2011 e che ha visto la chiusura delle indagini lo scorso febbraio con il probabile rinvio a giudizio per oltre 130 persone. Tra squadre travolte dalle accuse, dirette o indirette, delle Procure e altri club che per motivi economici (non estranei peraltro alla facilità dell’adesione alle frodi) la geografia del Calcio italiano professionistico questa estate sarà profondamente mutata.
Marco Bellinazzo

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LUCIO GALLUZZO, IL MESSAGGERO –
Se la squadra di calcio sprofondava, impantanandosi in zona retrocessione, nel secolo scorso si invocava sant’Agata. Fede tanta, risultati incerti. Oggi, in tempi di magra, si distribuiscono mazzette ai più temibili avversari. E’ questo l’atto di accusa della Procura, diretta da Giovanni Salvi, che ha sventagliato 19 tra avvisi di garanzia ed arresti ai domiciliari intestati ai dirigenti del Catania Calcio (rimasto acefalo) ai giocatori presunti corrotti, ai loro procuratori ed ai ras del calcio scommesse locali. È stato dunque sollevato il coperchio di un nuovo scandalo, dopo quello che a maggio ha investito la Lega Pro. L’inchiesta non è chiusa e prospetta approfondimenti in altre direzioni della serie cadetta.
Antonio Pulvirenti, presidente della società etnea, è stato il primo a finire ai domiciliari. È stato anche il primo a mettere in moto la macchina delle indagini. Quando la sua squadra finì in bassa fortuna ricevette minacce dai tifosi e le denunciò. Il suo telefono fu posto sotto controllo ed i suoi “affari” finirono nei brogliacci della polizia. Ora, dai domiciliari, Pulvirenti respinge le accuse, assicura che tutto verrà chiarito, anticipa la volontà di farsi da parte per non danneggiare ulteriormente il club. L’accusa che lo ha investito tuttavia appanna ancora di più la sua immagine di imprenditore, con interessi nei supermercati e negli alberghi, già indebolita dal fallimento della compagnia aerea WindJet, sogno infranto di una “bandiera” al servizio della Sicilia.
GLI ALTRI INDAGATI
Hanno condiviso la sorte del presidente, l’Ad Pablo Cosentino, il Dg Daniele Delli Carri; Giovanni Luca Impellizzeri, agente di scommesse online, Piero Di Luzio, 51 anni, tesserato del “Genoa Cricket and Football Club”; i procuratori sportivi Fabrizio Milozzi, 44 anni, di Roma, e Michele Arbotti, 55 anni. Tra gli indagati ci sono inoltre il patron del Messina Calcio Pietro Lo Monaco (collaboratore di Pulvirenti nella gestione di WindJet), l’ad Alessandro Failla, i giocatori Alessandro Bernardini (Livorno), Riccardo Fiamozzi (Varese), Antonio Daì (Trapani) e Matteo Bruscagin (Latina). Non sono indagati giocatori del Catania.
Le gare finite sotto la lente della magistratura sono le ultime 8 del torneo cadetto, 5 della quali sarebbero state “aggiustate”: Varese-Catania conclusasi con un 0-3, Catania-Trapani 4-1, Latina-Catania 1-2, Catania-Ternana 2-0, Catania-Livorno 2-1 e Catania-Avellino 1-0. Accertamenti in corso su una Messina-Ischia.
LE MAZZETTE
È comunque un fatto che la sfilza di 5 risultati positivi rilanciò all’improvviso le sorti degli etnei scongiurandone la retrocessione. Le mazzette trasformarono oggettivamente da un giorno all’altro in fuoriclasse un manipolo di brocchi, dopo il tonfo di marzo scorso quando il Catania aveva subito un secco 2-0 con la Virtus Entella.
La “provvista” necessaria a corrompere i goleador avversari, con somme varianti tra i 10 ed i 20mila euro a partita, veniva raccolta dai dirigenti del Catania, sostiene sempre l’accusa, sul “mercato”. A pagare erano i gonzi del calcio scommesse. A guadagnare erano i corruttori che, in combutta con alcuni gestori del gioco online locale, puntavano forti somme, sino a 45 mila euro per una singola giocata, su risultati che avevano motivo di ritenere “sicuri”. In questo modo, sempre per l’accusa, avrebbero non solo corrotto a costo zero, ma avrebbero avuto anche margini di personale guadagno. Nel delineare questo meccanismo il Procuratore Salvi ha sottolineato come le indagini abbiano accertato improvvisi sbalzi nelle quotazioni, che possono indicare operazioni anomale derivanti dalla conoscenza e dalla consapevolezza che il risultato sarebbe stato già “noto”. Da questa convinzione degli investigatori parte uno specifico filone dell’inchiesta che riguarda anche il sottobosco delle scommesse clandestine, gestito dalle cosche. Non a caso, infatti, a curare il dossier giudiziario è stata la Dda.
Lucio Galluzzo

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EMILIANO BERNARDINI, IL MESSAGGERO – 
Il grande caos. All’orizzonte non c’è nulla di buono dopo il nuovo terremoto che ha scosso la Serie B. L’inchiesta di Catania rischia di sconvolgere l’intero sistema calcistico, soprattutto ci si chiede come sarà possibile stilare i calendari con queste premesse? «Quello dei calendari è un problema che abbiamo ben presente, ma al momento per noi non è una priorità. Voglio avere la certezza delle responsabilità. È una questione legata alla credibilità del nostro movimento» ha spiegato il presidente della Lega di B, Andrea Abodi. Certo, la bomba esplosa a Catania crea non pochi problemi all’interno del Palazzo, già in agitazione per il filone di Catanzaro che coinvolge il Teramo e la Salernitana neo promosse in serie B oltre a numerosi club di Lega Pro e serie D.
MOVIMENTI
La giustizia ordinaria ha già raccolto molto materiale e soprattutto intercettazioni che non lasciano spazio alla fantasia. Sul fronte sportivo, invece, adesso si apre un problema enorme: Stefano Palazzi, il Procuratore capo della Federazione, e i suoi 007 dovranno indagare su vari fronti. Soprattutto il rischio d’illecito non è soltanto per il club siciliano di Pulvirenti ma anche per le altre società coinvolte (da capire a che titolo): Varese, Trapani, Latina, Ternana e forse Avellino. Per ora la Procura della Federcalcio ha aperto un procedimento e ha chiesto la trasmissione degli atti ai magistrati etnei. Lo ha resto noto la Figc con un comunicato in cui rivela anche di aver già instaurato precedenti procedimenti sulla base delle segnalazioni ricevute dall’Agenzia delle Entrate sul flusso anomalo di scommesse. A questo punto si pone il problema dei calendari e degli organici a cascata dalla Serie B alla D passando per la Lega Pro con un’estate rovente tra processi sportivi, problemi finanziari che potrebbero portare all’esclusione di altre squadre e ripescaggi. Quello dei tempi della giustizia sportiva è un problema di impossibile risoluzione. L’iter ha delle tempistiche ben scandite che prevede, dopo l’apertura del fascicolo e la trasmissione degli atti, 40 giorni d’indagini. Poi si procede con gli interrogatori e le sentenze. Due i gradi di giudizio interni alla Federazione e poi c’è il Coni. Insomma impossibile arrivare alla prima settimana di agosto, data in cui abitualmente vengono fatti i calendari, con qualche certezza in mano. L’idea del presidente Abodi però è quella di far slittare la compilazione delle giornate e quindi ritardare l’inizio del campionato perché spiega «l’importante è come ci presentiamo quest’anno e non quello che accadrà la prossima estate. Vogliamo avere la certezza per far sì che il movimento sia credibile agli occhi dei tifosi».
SCENARIO
Al momento, in attesa di nuovi sviluppi, l’unico scenario possibile è quello con tutte le squadre coinvolte ai blocchi di partenza senza esclusioni, ma considerate sub iudice. Al momento, l’unico criterio che nei prossimi giorni può portare all’esclusione dai campionati è quello relativo a problemi di tipo amministrativo ed economico. La prima settimana di luglio ci sarà la Covisoc ad esprimere un primo parere, poi, una settimana dopo, sarà il consiglio federale a dare quello definitivo. La speranza è che, essendoci una base documentale molto probante, il tutto si chiuda in tempi brevi vista la responsabilità diretta del Catania per il coinvolgimento del suo presidente. Dall’altro lato questo aprirebbe un’altra problematica: quella relativa ai ripescaggi.
Molte squadre di Lega Pro non possono sostenere i costi del salto di categoria (600 mila euro d’iscrizione più una fidejussione). Poteva essere un’occasione ghiotta per ridurre la serie B a 20 squadre, ma come ha spiegato il presidente Abodi è di difficile attuazione «il blocco dei ripescaggi a questo punto della stagione esporrebbe la Lega a ricorsi». Venerdì il consiglio federale confermerà i criteri per i ripescaggi e inevitabilmente affronterà il discorso scommesse. Intanto sono ripresi i contatti tra lo stesso Abodi e il Ministero dell’Interno per far entrare nella Legge sulle frodi sportive anche il sequestro preventivo e la confisca dei beni per i soggetti colpevoli.
Emiliano Bernardini

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ALESSANDRA ZINITI, LA REPUBBLICA –
Quel “filotto” perfetto, quattro vittorie consecutive e un pareggio, da parte di una squadra che sembrava essere ormai irrimediabilmente scivolata verso la retrocessione, aveva raggiunto entrambi gli obiettivi: salvare il Catania e assicurare vincite consistenti a chi, contro ogni pronostico, aveva puntato sulle vittorie dei rossoazzurri. Ma proprio con le vincite delle scommesse sarebbero state pagate le prestazioni “truccate” dei giocatori corrotti. Non pensava certo di essere ascoltato dagli investigatori della Digos il presidente della società etnea mentre metteva a punto la combine che, a fine stagione, avrebbe mantenuto il Catania in serie B.
Ieri mattina l’ennesimo scandalo che ha travolto il mondo del calcio italiano ha portato agli arresti domiciliari sette persone: il presidente del Catania Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato e l’ex direttore sportivo della società Pablo Gustavo Cosentino e Daniele Delli Carri, l’agente di scommesse on line Giovanni Luca Impellizzeri, il procuratore sportivo e agente Fifa Fernando Arbotti, Pietro Di Luzio, tesserato del Genoa e il pregiudicato Fabrizio Milozzi. Ma ci sono altri 19 indagati e tra questi alcuni giocatori come Bernardini del Livorno, Fiamozzi del Varese, Pagliarulo e Daì del Trapani, Bruscagin del Latina che secondo le indagini condotte dalla Digos e dalla polizia postale di Catania e coordinate dalla Dda - avrebbero intascato diecimila euro ciascuno per modificare le proprie prestazioni sportive, e i dirigenti del Messina, il presidente e proprietario Pietro Lo Monaco, il direttore sportivo Fabrizio Ferrigno, l’ad Alessandro Failla.
Un’indagine sconvolgente che potrebbe avere come primo effetto immediato quello di bloccare i calendari di serie B e Lega Pro. «La Lega non darà tregua ai responsabili di queste nefandezze, perseguendoli in sede sportiva e penale», assicura il presidente della Lega di B Andrea Abodi mentre la procura della Figc ha aperto un procedimento che va ad intrecciarsi con quelli che erano stati già aperti sulla base delle segnalazioni ricevute dal Varese sul flusso anomalo di scommesse. Varese-Catania del 2 aprile, finita 3-0 per i siciliani, è la prima delle cinque partite che sarebbero state truccate dopo la sconfitta con la Virtus Entella che aveva portato il Catania in piena zona retrocessione.

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FRANCESCO VIVIANO, LA REPUBBLICA –
Il presidente del Catania Antonio Pulvirenti era «il magistrato », «l’udienza» o «la causa » era invece il modo in cui veniva indicato al telefono l’incontro da truccare grazie al «treno», vale a dire il calciatore che si sarebbe prestato alla truffa. Così l’inchiesta è stata battezzata “I treni del gol”, per l’abitudine di usare come “codici” orari e percorsi di treni e stazioni nel tentativo di proteggersi da eventuali intercettazionii. I “treni in arrivo” erano i giocatori da avvicinare; gli “orari di arrivo” le maglie che i calciatori avrebbero indossato in campo e che avrebbero ricevuto in media 10 mila euro a testa per far vincere il Catania. Dalle intercettazioni emerge il linguaggio utilizzato dagli indagati per parlare delle partite da comprare. Un linguaggio studiato nei minimi dettagli tanto che Pulvirenti e gli altri, quando dovevano discutere tra loro del prezzo per corrompere i calciatori, usavano la formula “tariffa” o “parcella dell’avvocato”, mentre per indicare il numero di maglia del giocatore che era stato agganciato usavano la frase “l’orario del treno o il binario”.
Secondo l’accusa vi sono dunque “importanti elementi” che sostengono l’esistenza di un’associazione per delinquere con una struttura “organizzativa stabile” in cui ognuno aveva il suo ruolo, finalizzata “a realizzare una serie indeterminata di delitti di frode in competizioni sportive e di truffe”.
L’origine dell’associazione, secondo gli investigatori, risale a marzo 2015 dopo la sconfitta subita in casa contro la Virtus Entella, che porta il Catania in piena zona retrocessione. A quel punto il presidente Pulvirenti, il ds Delli Carri e l’ad Cosentino prebderebbero contatti con gli altri indagati per far vin- cere il Catania. L’indagine avrebbe inoltre accertato che il gruppo aveva “consistenti risorse economiche” messe a disposizione dall’agente di scommesse on line Impellizzeri. Ad avvicinare i calciatori ritenuti disponibili pensava invece il procuratore e agente Fifa Arbotti, che vantava “contatti e rapporti di conoscenza” nell’ambiente.
Tutto comincia, ironia della sorte, da una denuncia dello stesso presidente del Catania che il 23 marzo, due giorni dopo la trasferta persa con l’ Entella, riceve una busta con due proiettili. Pulvirenti si spaventa e va a denunciare alla Digos di Catania l’accaduto. E per “proteggerlo” la polizia comincia ad intercettarlo nel tentativo di identificare chi lo minaccia. E invece si scopre che Pulvirenti e gli altri due dirigenti arrestati avrebbero “ comprato” almeno cinque incontri: come dice il presidente all’ex ds Delli Carri, i giocatori del Catania «sono dei deficienti... troppo scarsi... se non ci pensavamo noi per queste cinque partite... eravamo retrocessi veramente ». E sarebbe proprio Pulvirenti il personaggio che si da più da fare per comprare le partite. «Ormai l’ho inquadrato il campionato di serie B» dice ancora, «l’anno prossimo arrivo primo ». In una telefonata prega Delli Carri di «tenerlo informato ». «Non posso dire niente adesso » risponde l’ex ds, «però ... un treno alle 15... ce ne sono altri due di treni però..». Pulvirenti richiama agitato: «Daniele ma che cosa stai combinando? Scusa non capisco... e che ci vuole?». «Sto ancora qua con lui» risponde, «poi le spiego...è a posto...poi le dico come... stiamo lavorando su un treno di venerdì...». Il Catania, dal 2 aprile al 2 maggio, inanella 5 vittorie di fila, delle quali due in trasferta.

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FABIO ALBANESE, LA STAMPA – 
«Ormai l’ho inquadrato il campionato di serie B, l’anno prossimo arrivo primo!», diceva al telefono, il presidente del Catania Calcio Antonino Pulvirenti, arrestato (ai domiciliari) ieri con altre sei persone per truffa e frode sportiva. Un «inquadramento» a suon di euro, secondo procura e Digos di Catania che con un’inchiesta nei 3 mesi in cui un Catania sempre in fondo alla classifica resuscita e vince cinque partite di fila, due in trasferta, ha accertato una mega combine che coinvolge i vertici della società - ai domiciliari pure l’ad Pablo Cosentino e l’ex ds Daniele Delli Carri, già difensore del Torino - due procuratori sportivi, Fernando Antonio Arbotti agente Fifa, e Piero Di Luzio, e due agenti di scommesse sportive, Gianluca Impellizzeri e Fabrizio Milozzi. Indagate altre 12 persone, la maggior parte giocatori di squadre avversarie che avrebbero intascato cadeau da diecimila euro per favorire le vittorie del Catania: tra loro Alessandro Bernardini (Livorno), Riccardo Fiamozzi (Varese), Luca Pagliarulo e Antonio Daì (Trapani), Matteo Bruscagin (Latina); non ancora notificato il provvedimento ad altri 4 giocatori, di Ternana, Trapani, Livorno e Varese. Indagati anche il patron dell’Acr Messina Pietro Lo Monaco, il ds Fabrizio Ferrigno (già coinvolto in vicende simili) e l’ad Alessandro Failla; da chiarire anche un Messina-Ischia da chiarire.
La risalita
Con quelle 5 partite vinte tra aprile e maggio (una sesta è sotto esame), il Catania balzò a metà classifica e, nonostante un solo punto nelle restanti tre gare, riuscì a salvare la serie B. «I giocatori sono dei deficienti... troppo scarsi... se non ci pensavamo noi per queste cinque partite... eravamo retrocessi veramente...», dice al telefono Gianluca Impellizzeri, uno dei deus ex machina. Ex giocatore, da agente di scommesse sportive sarebbe stato l’ufficiale pagatore: anticipava i soldi, che gli rientravano con sostanziosi interessi grazie a scommesse sportive dall’esito scontato. «La fase ideativa - racconta la dirigente della Digos di Catania Antonella Paglialunga - faceva capo a Pulvirenti, quella esecutiva ad altri. Pulvirenti, dopo il via libera di Impellizzeri, contattava Delli Carri, che contattava Di Luzio. Di Luzio contattava Arbotti, che avvicinava i giocatori disponibili a prendere denaro. Dopo, Pulvirenti diceva a Impellizzeri di attivarsi per le scommesse, anche fuori Sicilia». A far partire l’indagine, incredibilmente, è stato lo stesso Pulvirenti che a dicembre 2014, quando i tifosi erano inviperiti per gli insuccessi della squadra, andò in procura, temendo per la sua incolumità: «Le indagini - ha detto il procuratore Giovanni Salvi - hanno poi preso un filone diverso». Non temeva di essere ascoltato, Pulvirenti, e per questo parlava al telefono pur utilizzando un linguaggio tra il «ferroviario» e il «giudiziario»: Pulvirenti era «il magistrato», la partita era «l’udienza», il prezzo della corruzione era «la parcella», il calciatore era «il treno» e il numero di maglia «l’orario del treno o il binario». «Il quadro è estremamente chiaro - dice il questore Marcello Cardona - e riguarda sia le scommesse sia le attività di corruttela gravissime». Gli agenti hanno filmato gli scambi di denaro, molti avvenivano in una piccola trattoria alla periferia di Cosenza, vicino all’autostrada. Ora l’indagine dovrà fare luce sul giro di scommesse con vittoria garantita e incassi fino a 19 volte la cifra puntata

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GUGLIELMO BUCCHERI, LA STAMPA –
Cremona, Catanzaro e, adesso, Catania. Tre procure della Repubblica che hanno puntato l’indice su un calcio in ostaggio delle scommesse. I pm non hanno dubbi: dirigenti, giocatori e personaggi al limite hanno truccato (o provato a farlo) gare dei Dilettanti, Lega Pro (ex C) e, ora, serie B. «La procura della Federcalcio ha immediatamente aperto un fascicolo e chiederà gli atti dell’inchiesta alla procura della Repubblica di Catania...», fa sapere la Figc. Stefano Palazzi, procuratore del calcio italiano, nelle prossime ore si metterà in viaggio per la Sicilia per riempire la propria borsa di nuove pagine di indagine penale: così ha fatto, di recente, per i casi Cremona e Catanzaro e, così, farà per l’ultimo corto circuito del pallone. Ad accompagnarlo il peso di un lavoro che, per gli 007 della Figc, potrebbe essere troppo ingombrante da sbrigare in tempo perchè la prossima stagione cominci secondo i programmi.
Inizio serie B in ritardo?
Palazzi (fra un anno scade il suo mandato) non stacca mai la spina e con i mezzi a disposizione non può che prestarsi a riflessioni, anche dolorose: c’è il partito di chi sostiene che la giustizia sportiva sia lenta ed inefficace e c’è chi risponde a queste accuse mettendo in evidenza come, senza intercettazioni o altri strumenti «invasivi», il risultato non possa che essere questo. Due delle cinque sfide incriminate a Catania (Varese-Catania e Catania-Trapani) sono già passate sul tavolo della procura della Figc, senza conseguenze: gli uomini di Palazzi, dopo la segnalazione di flussi anomali di scommesse come nel caso dello stesso Varese, hanno interrogato diversi tesserati nell’aprile scorso, ma davanti a lunghi silenzi, ha tirato una linea rimanendo con i soli sospetti in mano. Adesso, i pm hanno alzato il sipario e la prossima stagione di serie B si trova in alto mare. «E’ una questione vergognosa, non c’è mai limite al peggio...», tuona il numero uno dello sport azzurro Giovanni Malagò e, al Coni, si guarda e ci si interroga su come possa essere modificato ancora una volta il codice di giustizia sportiva per dare più mezzi alle procura dello sport. Dai primi risultati dell’inchiesta penale catanese, oltre al club del presidente Pulvirenti, sono quattro, se non cinque le società su cui si è accesa la luce: Latina, Livorno, Ternana, Trapani e, forse, Avellino avrebbero avuto tesserati coinvolti. C’è, poi, il caso Teramo (i vertici del club abruzzese avrebbero comprato la sfida promozione in B di Savona per 30 mila euro, dice la procura di Catanzaro), ma anche i sospetti sulla Salernitana, appena promossa in B. Il tempo stringe: se fra due settimane l’indagine dovesse regalare nuove svolte, difficilmente dopo Ferragosto potrebbe ripartire la stagione per un campionato attraversato da troppe turbolenze.

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DAVIDE LONGO, LA GAZZETTA DELLO SPORT
Tra i 19 indagati il nome più celebre è quello di Pietro Lo Monaco, per la lunga carriera a livello dirigenziale e per il botta e risposta con Josè Mourinho, nel 2008. L’allora tecnico dell’Inter dopo una partita dei nerazzurri a Catania accusò di simulazione un giocatore avversario. «Mourinho è uno da prendere a bastonate tra i denti» rispose Lo Monaco, a.d. degli etnei. Il giorno dopo riportarono a Mou la frase di Lo Monaco e il portoghese se ne usci con una delle battute più celebri di tutta la sua esperienza italiana: «Lo Monaco? Io conosco il monaco del Tibet, il Monaco di Montecarlo, il Bayern Monaco, il Gran Premio di Monaco... Se qualcuno vuole essere conosciuto parlando di me deve pagarmi tanto». Dopo Catania, Genoa e Palermo, l’ultima tappa di Lo Monaco era stata il Messina, terminata il mese scorso con la retrocessione in D e la consegna della squadra al sindaco Accorinti. A 4 giornate dalla fine, secondo l’accusa, Lo Monaco il d.s. Fabrizio Ferrigno e l’a.d. Alessandro Failla avrebbero combinato l’1-1 con l’Ischia.
I CALCIATORI Cinque difensori nell’elenco, indagati per la partita che la loro squadra ha giocato con il Catania. Due sono del Trapani, Luca Pagliarulo e Antonino Daì, entrambi di 31 anni. Operai del pallone, come si è definito lo stesso Daì che ieri ha rivendicato la propria innocenza sui social network: «Scavino nei miei conti, mi controllino, mi perquisiscano. Troveranno solo la trasparente verità della mia vita da operaio del pallone, innamorato della squadra in cui gioca». C’è poi il 28enne del Livorno Alessandro Bernardini, in Toscana dal 2010 dopo Verbania, Parma, Borgomanero e Varese; c’è l’ex promessa del Milan, il 25enne Matteo Bruscagin, che giocava in Primavera con Darmian e Paloschi e diceva di ispirarsi a Nesta; c’è Riccardo Fiamozzi, 22enne del Varese che tra i suoi idoli ha Dani Alves e che a dicembre diceva di «dover lavorare tanto, ma di essere sulla strada giusta».
GLI ALTRI Tra i dirigenti troviamo Daniele Delli Carri, ex d.s. del Catania ed ex difensore di Torino, Genoa e Fiorentina e Pablo Cosentino a.d. degli etnei ed ex agente Fifa, celebre per il colpo Lavezzi al Genoa (poi abortito per la retrocessione dei liguri) e per l’amicizia con Maradona. Infine, il procuratore Fernando Arbotti, esperto di B, che secondo l’accusa faceva da intermediario con i calciatori. «La B dev’essere un campionato formativo per i giovani in funzione della Serie A», aveva dichiarato mesi fa. Non in questo senso, probabilmente.