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 2015  giugno 23 Martedì calendario

PERISCOPIO

Per quanto resistente, coraggiosa e vitale, nessuna lingua può resistere a lungo al disinteresse di chi la parla e la scrive. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

Il bastone e la carota. Prima l’uno e poi l’altra? Con quali intervalli di tempo, con quali dosi? Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori, 1987.

Il lavoro oggi non è un problema, è un dramma. Silvia Truzzi. Il Fatto.

La Lega è quella di prima. L’unica differenza è che oggi prende più voti. E i voti, in politica, sono importanti. Matteo Salvini a Pontida (Marco Cremonesi). Corsera.

Non è che io abbia la barba lunga. Io la barba la faccio una volta la settimana. Antonio Azzollini, senatore Ncd, di cui è stato richiesto l’arresto dalla magistratura (Franco Bechis). Libero.

Roma si trova con un capo del governo che non la conosce, non la ama e la tiene a distanza. Lo stesso era accaduto con Berlusconi che però l’aveva lasciata al proprio plenipotenziario Gianni Letta. Renzi non ha un vicerè: Matteo Orfini, giovane emergente, commissario straordinario (forse liquidatore) del Pd romano, nonostante la playstation non fa parte del giglio magico. Stefano Cingolani. Il Foglio.

La mattina in cui Claudio Rinaldi doveva intervistare Silvio Berlusconi per il mensile economico Espansione (siamo nel 1977), Claudio trova sul pianerottolo della casa dove abitava 17 casse di vino, per un totale di 204 bottiglie. Nettare delle Terre Rosse, riserva speciale Silvio Berlusconi: così era scritto sull’etichetta. Un gesto propiziatorio tipico del personaggio. Antonio Padellaro. Il Fatto.

Io avevo sempre pensato che i comunisti dovevano essere tenuti fuori dal governo in Italia. E poi, nel 1996, Giorgio Napolitano venne fatto ministro degli Interni, forse l’ultima posizione nella quale noi americani avremmo voluto vedere un comunista. Quando andai a visitarlo nel suo bellissimo ufficio al palazzo del Viminale, per congratularmi con lui, pensai che fosse sproporzionato per un ex comunista e mi venne spontaneo dirglielo. Lui sorrise di gusto a quella battuta. Ma poi io e il presidente Napolitano siamo stati amici per più di due decenni. In questo periodo non sono mai stato in Italia senza andarlo a trovare e lui non è mai venuto in America senza incontrarmi. Ed è stato possibile dar vita a una vera riflessione comune. Non si è trattato di tollerarci a vicenda, ma di scoprire una comune attitudine. Henry Kissinger, ex segretario di Stato Usa (Paolo Valentino). Corsera.

Patrizia Monterosso, bionda zarina della burocrazia regionale siciliana, era stata promossa da Lombardo a segretario generale della presidenza, prima laureata in Filosofia ad accedere a cotanta poltrona, e dominus incontrastato del Palazzo. Già condannata in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire un danno erariale da 1 milione e 300 mila euro, la Monterosso (che è entrata nelle stanze dei bottoni senza far parte della burocrazia regionale, in una amministrazione con 1.700 dirigenti) è rimasta salda al timone, difesa a spada tratta dall’alfiere della legalità Crocetta, garantista un tanto al chilo quando le disavventure giudiziarie toccano i suoi sodali. Salvo Toscano. Il Foglio.

Lo Stato iraniano come entità istituzionale religiosa, in tutto questo volteggiare di turbanti, ha un precedente che fa scuola. La Repubblica Islamica d’Iran è uno Stato Pontificio prossimo già a mutarsi (e senza traumi, a detta degli analisti) in un ovvio Vaticano. La messa è finita per il Papa Re e al clero iraniano tocca risolvere il più urgente degli ingorghi: quello d’una società che se ne va per un verso mentre le istituzioni, rodate nell’esercizio del potere, fanno proprie le contraddizioni. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore. Il Fatto.

La presa della Crimea, la guerra nel Donbass sono manifestazioni di un nuovo progetto generale per la Russia: un progetto che definirei revanscista e ideologico. Si cerca di tornare nel passato, e non ai tempi di Breznev, ma a quelli prima di Krushev e della sua «destalinizzazione». Stalin è di nuovo considerato «pater patriae», l’eroe nazionale. Ci sono i suoi ritratti ovunque, soprattutto in rapporto all’anniversario della vittoria (1945): è stato lui, il grande duce, ad aver vinto la guerra! E in tutto questo noi abbiamo i libri di Grossman, Solzenicyn, Astafiev! Sono davvero disperata. Olga Sedakova, poetessa russa (Martino Cervo). Il Foglio.

I Triangoli rossi sono i deportati politici. Il triangolo rosso era segnato sul mio petto sotto il numero che sostituiva il nome. Significava che ero stato catturato perché come soldato non mi ero presentato all’autorità militare nazista; ma avevo scelto di oppormi in nome della libertà. E noi politici, a differenza di altri deportati che venivano uccisi con il gas appena arrivati col trucco delle finte docce, dopo le docce vere dovevamo andare a lavorare e cominciare subito ad avere fame e ammalarci; per finire poi in posizione orizzontale. Boris Pahor, Triangoli rossi. Bompiani.

È di Goebbels l’idea di far firmare l’armistizio con la Francia, nel 1940, nella foresta di Compiègne, sullo stesso vagone ferroviario su cui nel 1918 i tedeschi avevano firmato la propria resa. È sempre di Goebbels l’idea di pubblicare un articolo sull’invasione della Gran Bretagna, passarlo ai giornalisti stranieri per poi farlo ritirare dalle edicole tedesche come se fosse stato sequestrato. Giulio Meotti. Il Foglio.

Nel Bassopiave abbiamo conosciuto l’alfabetizzazione, la stabilità alimentare, l’allungamento della vita media, l’alcolismo, la bulimia, le autostrade, gli abiti confezionati, le carte di credito, la biancheria intima, la blasfemia, la voglia di fare a stecche, l’intolleranza, la carne rossa, le auto, la gotta. Ormai la frizione generazionale è evidentissima: chi ho sgobbato una vita per farsi la casa è lontanissimo da chi la vita full optional, compresa la casa, l’ha avuta servita gratuitamente dai propri vecchi. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.

Il ficus, sostiene Luciana, ama le poesie di Garcìa Lorca, mentre i garofani soffrono Bach. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie.

Resto vegetariano anche perché sono convinto che gli animali entreranno per primi nel regno dei cieli, se questo esiste. Carlo Coccioli, Tutta la verità. Rusconi, 1995.

Un ambasciatore deve saper indossare il tight, saper mangiare il pesce col coltello, saper baciare la mano e saper mentire. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/6/2015