Varie 22/6/2015, 22 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LA MORTE DI LAURA ANTONELLI
REPUBBLICA.IT
Con le sue vestaglie succinte, le calze con la riga, le curve morbide e il viso indimenticabile aveva fatto sognare gli italiani degli anni Settanta. E’ morta a Ladispoli, vicino a Roma, nella casa in cui viveva sola, l’attrice Laura Antonelli. Avrebbe compiuto 74 anni a novembre. A dare l’allarme stamattina è stata la donna delle pulizie. È stato un infarto a portarsela via. La popolarità con film cult come Malizia di Salvatore Samperi (1973) e Sessomatto di Dino Risi, il titolo di icona sexy del nostro cinema, i film dei grandi maestri come Visconti, Scola e Patroni Griffi. Sarà sepolta a Ladispoli, come da sue volontà. Per stabilire il giorno delle esequie si attende l’arrivo del fratello Claudio dal Canada". Fra i molti messaggi di cordoglio, quello del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per la scomparsa di "un’attrice di rara bellezza e di grande bravura del cinema italiano" e ricorda "le sue tante interpretazioni di successo che nel corso della sua ricca carriera le hanno reso importanti riconoscimenti".
Addio a Laura Antonelli, la bellezza che ha fatto sognare generazioni
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Il film di Salvatore Samperi diventa un cult che trasforma Laura Antonelli in un’icona sexy dell’Italia
Caroselli e fotoromanzi. Laura Antonelli, vero nome Laura Antonaz, era nata a Pola, da una famiglia istriana, il 28 novembre 1941. Giovanissima si trasferisce a Roma per diventare insegnante di educazione fisica. Ma grazie ad alcuni caroselli comincia a lavorare nei fotoromanzi. Il debutto nel cinema a 25 anni con Le sedicenni (opera prima di Luigi Petrini, 1966) presto seguìto da altri film che rivelano il suo irresistibile sex appeal. Aria dolce e uno sguardo sognente conferitole in parte da una forte mipia, nel ’71 conquista il cuore di Jean-Paul Belmondo durante le riprese di Gli sposi dell’anno secondo (Jean-Paul Rappeneau). Con l’attore francese inizia una lunga relazione che durerà, fra crisi e riavvicinamenti, nove anni. Che raggiunto a Parigi dalla notizia ha detto: "E’ con profonda tristezza che ho appreso della morte di Laura Antonelli. Laura fu per me prima di tutto una compagna adorabile, dallo charme eccezionale. Di lei conservo solo ricordi meravigliosi".
Laura Antonelli e Jean Paul Belmondo: un amore tra passione e tormenti
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Laura Antonelli e Jean Paul Belmondo, 1980
Laura Antonelli, da Malizia a Passione d’amore: le locandine dei suoi film
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regia di Mario Bava (1966)
Malizia, il boom. Il primo grande successo da protagonista è con Il merlo maschio (1971) di Pasquale Festa Campanile, commedia erotica in cui recita accanto a Lando Buzzanca. Poi arriva l’exploit di Malizia di Salvatore Samperi, nel ’73. Il produttore Clementelli avrebbe voluto Mariangela Melato ma il regista fece pressioni per la Antonelli, che aveva visto proprio in Malizia. La scelta viene premiata con un incasso di 6 miliardi di lire. La Antonelli entra nell’immaginario erotico degli italiani grazie anche alla fotografia di Vittorio Storaro che ne valorizza la bellezza. Il personaggio di Angela le vale un David di Donatello e un Nastro d’argento. Attraversa gli anni ’70 esibendo sullo schermo le sue forme senza veli ("In fondo ci spogliamo tutti una volta al giorno" diceva), arrivando a moltiplicarsi nei divertenti episodi di Sessomatto (Dino Risi, 1973). Sotto la guida di registi come Giuseppe Patroni Griffi (Divina creatura, 1975) o Luchino Visconti (L’innocente, 1976) affronta con successo ruoli più drammatici e impegnativi, senza mai rinunciare all’arte della seduzione.Nell’81 si fa rubare la scena da un’attrice meno bella di lei, la brava Valeria D’Obici, (Passione d’amore, Ettore Scola, 1981). Per assicurarsi le grazie del giovane figlio di Sean Connery, Jason, si trova a fare ancora i conti con una rivale insidiosa e attraente come Monica Guerritore in La venexiana (Mauro Bolognini, 1985).
Gli anni Ottanta. Superati i 40 anni gioca a conquistare i comici più popolari del cinema italiano. Anche se un tipo come Diego Abatantuono ce la mette tutta per resisterle (Viuuuulentemente...mia, Carlo Vanzina, 1982) e Maurizio Micheli viene interrotto sul più bello dall’arrivo di suo marito Adriano Pappalardo (Rimini Rimini, Sergio Corbucci, 1987). Dell’87 anche la commedia Roba da ricchi di Sergio Corbucci con Lino Banfi con il quale aveva già girato - sempre con Samperi - Peccato Veniale nel ’74, uno dei pochi attori che ha continuato a frequentare nei tempi recenti, quando la scelta dell’isolamento e alcune disavventure l’avevano isolata da tutti.
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’’Sono uno dei pochi tra gli attori e i colleghi che continuava a vederla in questo ultimo periodo: lei si negava a tutti. E’ stata il sogno degli italiani’’. Così Lino Banfi - al Senato per un’iniziativa del garante per l’infanzia - ricorda Laura Antonelli, scomparsa a 74 anni intervista di Francesco Giovannetti
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La droga, il flop, l’addio. Nel ’91 i guai con la giustizia. Nella sua villa di Velletri i carabinieri trovano 36 grammi di cocaina. L’attrice viene arrestata e portata nel carcere di Rebibbia. Resterà in cella qualche giorno, poi i domiciliari. Un’esperienza dalla quale non si riprese. Condannata una prima volta a tre anni e sei mesi verrà poi assolta, quasi dieci anni dopo, quando le sarà riconosciuto il fatto che la droga era per uso personale. Proprio nel ’91 aveva cercato di rinverdire le glorie d’un tempo. Samperi la ingaggiò per un sequel del film-cult, Malizia 2000, ancora con Turi Ferro. Il film fu un fiasco al botteghino. L’attrice, che durante le riprese si era fatta fare delle iniezioni di collagene al viso, ebbe una reazione allergica che le deturpò i lineamenti. Di lì a breve la decisione di ritirarsi dalle scene per sempre. Le cronache tornano a parlare di lei quando l’amico Lino Banfi si cimenta in una battaglia per farle ottenere la legge Bacchelli. Lei risponde con una lettera in cui chiede di essere dimenticata.
"Ora cammini libera e ti perdi tra la gente...". È la dedica di Simone Cristicchi che proprio per lei aveva scritto una canzone. Il cantautore era rimasto colpito dalla storia dell’attrice che, in linea con la sua filosofia di vita, non ha voluto incontrarlo nemmeno dopo essere diventata la musa che lo ha ispirato: "Ma mi batte forte il cuore/ se ripenso alla bellezza/ che fermava gli orologi/ congelava ogni secondo/ che davanti alla tua grazia/si inchinava tutto il mondo (...) Le tue curve così dolci/ date in pasto alla gente/ il tuo corpo da vendere/ al migliore offerente/ circondata da fantasmi/ e da miseri pidocchi/ eri carne da pellicola/ da masticare con gli occhi.
Marco Giusti per Dagospia
Eterna gloria a Malizia e a Laura Antonelli. Divina creatura del nostro cinema, Venere in pelliccia di film che l’hanno costruita come sex bomb di culto e straculto. Fulminante bellezza già nei caroselli Coca Cola con Fabio Testi (ma ne fece anche altri), nel tardo spaghetti western Sledge di Vic Morrow, nella commedia reichiana La rivoluzione sessuale di riccardo Ghione, nella commedia divorzista e antidivorzista Scusi lei, è favorevole o contrario?
Fragile servetta in Malizia, il film della sua vita, desiderata da una generazione di maschi infoiati che le spiavano le cosce da sotto le scale, o la spiavano dal buco della serratura prima di qualsiasi odore di femminismo. Diva da esportazione, con il seno in mostra già nei manifesti d’epoca in Docteur Popeul di Claude Chabrol con Jean-Paul Belmondo, che scappò con lei lasciando la divina Ursula Andress che non gliela perdonerà mai.
Diva da commedia grazie alla cura Dino Risi che ne fece una vera comica in Sessomatto, a Luigi Comencini che ne fece una diva raffinata in Mio Dio, come sono caduta in basso, a Sergio Corbucci che ne fece una diva trash assieme a Maurizio Micheli in Rimini Rimini. Glorificata poi da Giuseppe Patroni Griffi con un nudo spettacolare che rendeva piena grazia al suo corpo e da Luchino Visconti che ne fece l’eroina martoriata del suo ultimo film, L’innocente.
Anche se fu Salvatore Samperi, ragazzo discolo di una nouvelle vague post-bertolucciana già molto contaminata, a segnarla per sempre come Malizia nazionale e poi a riproporla addirittura nel suo ultimo, tragico film, quel Malizia 2000. Laura Antonelli, nata a Pola nel 1941, se ne va nel dolore di più generazioni che l’hanno molto amata e troppo desiderata, al punto di vederla vecchia e brutta nei servizi tv, nelle foto dei giornali scandalistici.
Lei, che esibiva in film come il geniale Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca un meraviglioso corpo artistico, l’unico in grado di competere con la perfezione del violoncello del suo protagonista bianciardiano. Un corpo, che come già aveva capito Samperi, non poteva che essere spiato al punto da mandarla fuori di testa. Unica risposta alla follia del desiderio maschile senza freni e senza inibizione.
CARLO VANZINA
Carlo Vanzina: "Laura era di una bellezza che intimidiva"
Parla il regista di "Viuuuulentemente...mia" la commedia che Antonelli girò insieme a Diego Abatantuono. Ma Vanzina la frequentò molto anche da amico durante la relazione dell’attrice con il regista Marco Risi. L’intervista di Chiara Ugolini
LINO BANFI
Addio a Laura Antonelli, Lino Banfi: ’’Diva fragile, tradita dagli adulatori’’
’’Sono uno dei pochi tra gli attori e i colleghi che continuava a vederla in questo ultimo periodo: lei si negava a tutti. E’ stata il sogno degli italiani’’. Così Lino Banfi - al Senato per un’iniziativa del garante per l’infanzia - ricorda Laura Antonelli, scomparsa a 74 anni
TATTI SANGUINETI
Il ricordo del critico cinematografico Tatti Sanguineti, autore del libro "Il cervello di Alberto Sordi", storia dello sceneggiatore Rodolfo Sonego. "Sonego raccontava che Laura Antonelli ripeteva sempre ’no me piase, no me interesa’, era sfuggente e insicura, appariva come una vittima indolente e inafferabile, disse no anche agli americani che la volevano a tutti i costi. Era l’emblema dell’eros e della sofferenza, brillò per un tempo molto breve ma indimenticabile, è stata una delle apparizioni più magiche, più segrete e inafferrabili del cinema degli anni ’70"
Moglie e amante
SONEGO
Il cervello di Alberto Sordi. Rodolfo Sonego e il suo cinema (Adelphi) di Tatti Sanguineti è un libro intelligente, commovente, divertente. E racconta alla perfezione che cosa è stato questo Paese, dal secondo dopoguerra alla fine del secolo. Le automobili, la televisione, le vacanze al mare, la morale sessuale, il matrimonio, le corna. La politica, il lavoro, il denaro. E lo fa attraverso la storia di Rodolfo Sonego, un partigiano vicentino venuto a Roma per fare il pittore e diventato appunto il "cervello" di Alberto Sordi, lo sceneggiatore di tutti i suoi film, l’unico di cui l’attore, spaventato anche dalla sua ombra, si fidava ciecamente.
Sonego conosceva tutti quelli che lavoravano nel cinema e sa descrivere la meraviglia e la miseria delle persone con due parole.
Un giorno gli portano a casa questa insegnante di ginnastica di diciassette anni "di una bellezza estremamente desiderabile e ingannevole. Avrebbe potuto far perdere la testa a qualsiasi uomo l’avesse incontrata". Chiusa e silenziosa diceva sempre: "No me piase. No me interesa". Era Laura Antonelli.
Quando il suo primo film, Mogliamante, uscì in America, il più potente agente di attori del mondo, "Five Calls" - soprannominato così perché con cinque telefonate era in grado di chiudere qualsiasi contratto - la vuole nella sua agenzia a tutti i costi. "Era un ebreo piccoletto: sulla scrivania aveva un pacco così di fazzoletti di carta. Se li mangiava a uno a uno, li masticava e poi li buttava nel cestino". Dal telefono di "Five Calls" Sonego chiama Laura Antonelli, ma lei risponde: "No me piase. No me interesa".
Qualche mese dopo la incontra a Roma, a Campo dè Fiori. La carriera di lei era ferma, non la voleva più nessuno e lei era ammaccata, piena di lividi e segni blu. Jean Paul Belmondo, il suo amante, la menava.
"Tu devi tenere conto che io sono pazza", le dice lei con calma guardandolo negli occhi. Poi, per essere sicura di essersi spiegata bene, gielo ripete: "Io sono pazza".
Rodolfo Sonego muore il 15 ottobre 2000. Con lui, un mondo.
Nata a Pola nel 1941, Antonelli aveva iniziato a lavorare come insegnante di educazione fisica, poi era passata ai fotoromanzi, mettendo da parte per sempre gli studi liceali fatti a Napoli. Nel 1972 fu scoperta dal regista francese Claude Chabrol che la volle in «Trappola per un lupo», accanto a Mia Farrow e a Jean Paul Belmondo. Con Bebel fu amore da copertina, da paparazzi impazziti pur di immortalare la coppia formata dallo sciupafemmine d’oltralpe e dalla diva italiana con le forme generose.
Nel 1974 Antonelli era in «Mio Dio come sono caduta in basso» di Luigi Comencini, travolta dalle passioni proibite dell’alta borghesia siciliana, nel 1976 la grande occasione. Luchino Visconti sceglie Laura Antonelli per interpretare la protagonista dell’«Innocente», partner Giancarlo Giannini. Diretta da Ettore Scola, in «Passione d’amore», l’attrice vince il David di Donatello, e, nell’86, è «La venexiana» per Mauro Bolognini. Intanto, sulla sua vita provata, si allunga l’ombra della droga, degli amori sbagliati, delle trappole mortali. Nel ‘91 viene arrestata, nella sua villa fuori Roma, con l’accusa di detenzione di stupefacenti (24 grammi di cocaina). Si capisce presto che lei non c’entra niente e che se, c’entra, è colpa dell’uomo sbagliato, di una fiducia sprecata.
Al termine di una lunga avventura giudiziaria, Antonelli viene assolta, ma la sua vita, ormai, e allo sbando. I rotocalchi che ne avevano immortalato la fragile bellezza, ora sbattono in prima pagina le foto dell’attrice resa irriconoscibile da botulino e interventi di chirurgia di plastica. I chili in più, sempre di più, completano il quadro, l’unica luce, nella vita della diva che ha percorso anzitempo il viale del tramonto, è una fede sbandierata, sopra le righe, talmente tanto da apparire più che altro una mania grottesca. Poi è venuto il tempo delle badanti, dell’assoluta indigenza, dei ricordi solitari, di una fine che fa tristezza, più delle altre, perchè Antonelli, più che leonessa dell’eros, è sempre apparsa gazzella del desiderio.
N el 2013 Simone Cristicchi le dedica una canzone dal titolo “Laura” spiegando che «la sua vicenda mi ha toccato molto. Una donna, peraltro scagionata da una sentenza che le ha levato di dosso le accuse, che ha patito mille sofferenze per colpa della morale comune che ci mette un secondo a metterti in croce».
CORRIERE.IT
morta Laura Antonelli. A trovarla senza vita nella sua casa di Ladispoli, dove da tempo si era ritirata, è stata la domestica al suo arrivo alle 8 di lunedì. Non è chiaro da quanto tempo l’attrice, che aveva 74 anni ed era nata a Pola, in Istria, oggi Croazia, era deceduta. Sul posto carabinieri e polizia. È stata proprio la badante, che l’aveva salutata venerdì, a chiamare i soccorsi. Laura Antonaz, questo il suo vero nome, è stata una delle protagoniste del cinema italiano.
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La morte di Laura Antonelli, sogno degli italiani negli anni Settanta
La morte di Laura Antonelli, sogno degli italiani negli anni Settanta
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La nuova vita
Nella casa di Ladispoli, due camere, cucina e bagno, l’attrice si era trasferita una decina d’anni fa. «È stata trovata nella camera da pranzo - ha spiegato l’assessore ai servizi sociali del Comune di Ladispoli Roberto Usai - dalla badante, poi è arrivato il 118 che ha constatato il decesso e poi i carabinieri. L’autorità giudiziaria ha stabilito che ci sarà soltanto l’esame autoptico e non l’autopsia». La morte, anche secondo uno dei legali dell’attrice, Lorenzo Contrada, è avvenuta per infarto: «L’ultima volta che l’ho sentita» racconta Contrada, è stato alcuni mesi fa. Era serena, anche se molto provata da questi ultimi anni di giudizi, accuse, condanne e assoluzioni». Il ricordo del legale, che l’aveva portata all’assoluzione in appello nel processo per droga e aveva ottenuto un risarcimento di oltre 100mila euro per l’iniqua durata del procedimento, è quello di una persona distante dall’icona sexy che era stata negli anni ‘70 e ‘80; che si era avvicinata alla fede e dedicava il proprio tempo alla preghiera.«Ripeteva spesso che non le interessava la vita terrena» dice il legale, «e che era certa che sarebbe stata premiata "dopo". Non si sentiva adatta a fare alcuni tipi di film e credeva che la sua vita fosse quella di questi ultimi anni: vivere in un bilocale con poco e con la dignità di una persona che sta a casa, va a fare la spesa, va in chiesa e non frequenta nessuno. Voleva vivere nella preghiera». Una devozione che l’aveva spinta a dare in beneficenza gran parte dell’indennizzo. «Aveva una fortissima dignità e un grandissimo orgoglio» ricorda ancora Contrada, «e aveva accettato con difficoltà che fosse nominato un tutore che l’ha aiutata e seguita e le forniva quello di cui aveva bisogno per il sostentamento».
Niente camera ardente
«Nel rispetto della volontà» della stessa Antonelli, i funerali si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Rosario e saranno celebrati dall’amico sacerdote don Alberto Mazzola. Lo fa sapere l’amministrazione comunale di Ladispoli (Roma), dove l’attrice abitava. «Per espressa volontà dell’attrice la camera ardente non verrà allestita - conclude il Comune di Ladispoli - La data dei funerali sarà stabilita in accordo con il fratello che attualmente si trova ancora in Canada»Niente camera ardente «Nel rispetto della volontà» della stessa Antonelli, i funerali si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Rosario e saranno celebrati dall’amico sacerdote don Alberto Mazzola. Lo fa sapere l’amministrazione comunale di Ladispoli (Roma), dove l’attrice abitava. «Per espressa volontà dell’attrice la camera ardente non verrà allestita - conclude il Comune di Ladispoli - La data dei funerali sarà stabilita in accordo con il fratello».
In un biglietto l’attrice ha chiesto che, in caso di morte, venissero chiamati solo gli ultimi amici della sua vita: don Claudio, uno dei parroci di Ladispoli, l’attore Lino Banfi e l’ex attrice Claudia Koll. Lo ha raccontato l’assessore ai servizi sociali di Ladispoli Roberto Ussia ed «ora - spiega - stiamo cercando di rintracciare il fratello che vive in Canada».
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Laura, Edwige, Barbara, Gloria e le altre: le regine della commedia sexy all’italiana
Laura, Edwige, Barbara, Gloria e le altre: le regine della commedia sexy all’italiana
Laura, Edwige, Barbara, Gloria e le altre: le regine della commedia sexy all?italiana
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Icona erotica
Era stata una delle icone del cinema erotico italiano degli anni Settanta e Ottanta, regina di film d’autore e della commedia sexy all’italiana, a lungo considerata una delle «bellissime quattro» dalmato-istriane insieme a Sylva Koscina, Femi Benussi, e Alida Valli. Nata il 28 novembre 1941 a Pola, allora città dell’Istria, dopo gli studi a Napoli si trasferisce a Roma con i genitori, dove insegna ginnastica, girando al tempo stesso alcune pubblicità per «Coca Cola», e diventando modella di fotoromanzi. L’esordio sul grande schermo avviene nel 1964 nella pellicola di Antonio Pietrangeli «Il magnifico cornuto», in cui interpreta però una piccolissima parte, e in «Le sedicenni» di Luigi Petrini, l’anno successivo. Qualche anno più tardi, nel 1969, le viene offerto il ruolo da protagonista per «Venere in pelliccia» di Massimo Dallamano, ma la censura blocca il film, che uscirà solo nel 1975 con il titolo «Le malizie di Venere».
La notorietà non tarda ad arrivare con il film «Il merlo maschio» di Pasquale Festa Campanile, dove veste i panni di Costanza Vivaldi, moglie del violoncellista Niccolò Vivaldi, interpretato da Lando Buzzanca. Famosa la scena in cui l’attrice suona nuda il violoncello durante la rappresentazione dell’«Aida». È nel 1973, tuttavia, che l’attrice irrompe nell’immaginario erotico degli italiani con il film di Salvatore Samperi «Malizia», in cui veste i panni di una cameriera sexy. Il film le vale un Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista, e un Globo d’Oro come miglior attrice rivelazione.
Commedia all’italiana
Antonelli non gira solo commedie sexy, ma abbraccia anche il filone delle pellicole d’autore, come «Trappola per un lupo» di Claude Chabrol, al fianco dell’attore francese Jean-Paul Belmondo, che diventerà suo partner anche fuori dal set per nove turbolenti anni, durante i quali i due non si sposarono né ebbero figli. L’attrice continua poi sulla scia di film erotici girando «Mio Dio, come sono caduta in basso!» di Luigi Comencini, «Sessomatto» di Dino Risi (1973), film a episodi in cui interpreta una suora sexy, cui seguono i ruoli da protagonista in «Peccato veniale» di Samperi, e il suo primo nudo integrale nella pellicola di Giuseppe Patroni Griffi «Divina creatura» del 1975. L’anno successivo si dedica principalmente ai film d’autore, vestendo i panni di Giuliana Hermil, moglie docile di un aristocratico in «L’innocente» di Luchino Visconti, mentre nel 1977 gira «Gran bollito» di Mauro Bolognini e nel 1981 è in «Passione d’amore» di Ettore Scola. Gira poi con Alberto Sordi «Il Malato immaginario» e «L’Avaro», entrambi di Tonino Cervi, proseguendo al tempo stesso la sua carriera nel cinema erotico in «Casta e pura» (1981), con Samperi ancora una volta dietro la macchina da presa. Gli ‘80 sono gli anni della commedia sexy all’italiana, come «Grandi magazzini» di Castellano e Pipolo, «La Venexiana», al fianco di Monica Guerritore, e del debutto in televisione, dove appare in «Gli indifferenti» (1988) e in «Disperatamente Giulia» (1989), diretta rispettivamente da Mauro Bolognini ed Enrico Maria Salerno. Tuttavia, l’ascesa nel mondo del cinema si arresta improvvisamente nel 1991, quando nella sua villa di Cerveteri viene ritrovato un quantitativo di 36 grammi di cocaina.
La droga e l’inferno
Arrestata, e dopo qualche giorno di domiciliari, Antonelli viene condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti. Sarà poi assolta nel 2000 dalla Corte d’appello di Roma, con il proscioglimento di ogni accusa. Samperi, che l’aveva diretta precedentemente in Malizia, decide di chiamarla a interpretare di nuovo la sexy cameriera in «Malizia 2000» nel seguito del 1991, ma il film non ottiene lo stesso successo del precedente e l’attrice decide di dire addio al mondo dello spettacolo.
ALESSANDRO CAPPONI 26/11/2011
ROMA - Ci sono momenti brevi nei quali Laura Antonelli sembra una bambina: «Cosa voglio per il mio compleanno? Una torta». Dovrebbe essere un dolce grande, perché le candeline sono settanta: una vita generosa e crudele, la sua, magnifica e triste. L’ultima diva adesso è stanca, quasi rassegnata: «La vita terrena non mi interessa più». Ma al mondo importa ancora di lei: c’è un sito amatoriale, divinacreatura.com, nel quale le scrivono da ogni parte del mondo: Australia, Stati Uniti, Inghilterra, Canada. Ovviamente, dall’Italia. Ammiratori che parlano di «amore infinito». Nello studio del suo avvocato è arrivato un mazzo di fiori spedito da un uomo calabrese. Una donna, da Ginevra, le ha inviato un assegno di mille euro. E tutti, tutti, le dicono che era la «migliore, la più brava, l’unica». Luchino Visconti la guardò e disse che era «la più bella donna dell’universo». Robert Altman e Michelangelo Antonioni la volevano a tutti i costi. Jean Paul Belmondo la amò per nove anni, e fu una storia pazzesca, sfrenata, piena di eccessi e tenerezze. Poi finì, come tutta quella vita, quei tempi, quei sogni. E cominciò la realtà.
Laura , dai cult movie al processo per dro [Esplora il significato del termine: ROMA - Ci sono momenti brevi nei quali Laura Antonelli sembra una bambina: «Cosa voglio per il mio compleanno? Una torta». Dovrebbe essere un dolce grande, perché le candeline sono settanta: una vita generosa e crudele, la sua, magnifica e triste. L’ultima diva adesso è stanca, quasi rassegnata: «La vita terrena non mi interessa più». Ma al mondo importa ancora di lei: c’è un sito amatoriale, divinacreatura.com, nel quale le scrivono da ogni parte del mondo: Australia, Stati Uniti, Inghilterra, Canada. Ovviamente, dall’Italia. Ammiratori che parlano di «amore infinito». Nello studio del suo avvocato è arrivato un mazzo di fiori spedito da un uomo calabrese. Una donna, da Ginevra, le ha inviato un assegno di mille euro. E tutti, tutti, le dicono che era la «migliore, la più brava, l’unica». Luchino Visconti la guardò e disse che era «la più bella donna dell’universo». Robert Altman e Michelangelo Antonioni la volevano a tutti i costi. Jean Paul Belmondo la amò per nove anni, e fu una storia pazzesca, sfrenata, piena di eccessi e tenerezze. Poi finì, come tutta quella vita, quei tempi, quei sogni. E cominciò la realtà. Laura , dai cult movie al processo per dro] ga Laura , dai cult movie al processo per droga Laura , dai cult movie al processo per droga Laura , dai cult movie al processo per droga Laura , dai cult movie al processo per droga Laura , dai cult movie al processo per droga
Le è capitato un po’ di tutto, dopo il successo, dopo tutti quei film, a cominciare da Malizia , nel 1973. Come se la vita volesse tutto indietro, ma a interessi da capogiro. La cocaina, l’arresto nel 1991, la condanna per spaccio, la detenzione ingiusta: e finalmente l’assoluzione che la indicava come consumatrice di polvere, non spacciatrice. Per stabilire questa verità, ci vollero undici anni. Le capitò altro, anche: un lifting le procurò una reazione allergica. Le deturpò i lineamenti. E di colpo sembrò impossibile che quel volto fosse lo stesso che aveva fatto sognare, e fremere, gli italiani: «Un viso d’angelo su un corpo da peccatrice», scrivevano all’epoca i giornali. Lei minimizzava, sorridendo in quel modo lì, che dentro ci potevi immaginare altro: «Sono bassina, tondetta e con le gambe un po’ corte. Chissà perché piaccio?». Altri tempi. Anzi, un’altra vita. In quella successiva, ha scoperto il dolore. Ha imparato ad usarlo «come una spugna - disse lei stessa - e così un po’ alla volta cancello le persone che mi hanno fatto soffrire». Chissà se ha smesso, se ha cancellato tutti.
Vive in una cittadina di quarantamila persone, Ladispoli, a quaranta chilometri da Roma. Sul litorale, sul mare, in una palazzina anonima. Ha una badante, non vede nessun’altro. «Neanche Lino Banfi, che pure è mio amico. Si è interessato a me nel 2010. Poi più niente, è sparito, mi ha abbandonato». L’avvocato Lorenzo Contrada, che le sottopone le domande del Corriere , e che da anni la difende con successo nelle aule di tribunale, giura che «rideva: vuole bene a Lino Banfi, sono amici». «Spero che Lino mi chiami lunedì», dice l’attrice. Ma è chiaro che rispetto allo scorso anno, quando il Corriere raccontò dell’impegno preso dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, per Laura Antonelli non è cambiato molto: e l’assegno della legge Bacchelli, semplicemente, non è mai arrivato. Ma sarebbe sbagliato farne solamente una questione di soldi, perché c’è di più: «Bondi disse pubblicamente che mi avrebbe fatto avere il contributo riservato alle personalità dell’arte e della cultura che versano in condizioni di necessità. Invece, la pratica al ministero non è stata neanche avviata: si è trattato solo di parole». Certo il denaro le farebbe comodo, visto che «il compenso per il film sulla mia vita, trentamila euro, è sparito in un giorno: per coprire i debiti accumulati». «Speriamo che adesso mi aiuti Mario Monti...». Di certo così sola, così irriconoscibile, così in difficoltà da tanto tempo, Laura Antonelli come regalo per i suoi settant’anni avrebbe avuto bisogno di tutto: tranne che di una promessa non mantenuta. Al telefono, l’ex ministro prende tempo: «Verificherò con i tecnici del ministero, richiamo più tardi». Ma non lo fa.
Laura Antonelli ha cancellato fama e bellezza, la dignità no: non chiede. «Adesso sto abbastanza bene - confida all’avvocato - di certo non vedo nessuno, neanche le mie amiche di Roma». Per la detenzione sbagliata, lo Stato le riconobbe centocinquantamila euro di risarcimento. Sparirono in pochi mesi. Andarono via in rivoli di generosità che la spingevano ad aiutare chiunque. È nello stesso modo che finiscono i soldi della vendita della villa di Cerveteri. E anche gli altri, tutti quanti. Ora riceve «qualche centinaio di euro di pensione» e il Tribunale ha stabilito che non può occuparsi direttamente dei suoi affari. Non ha automobile, telefonino, computer. Alle pareti, non ha neanche una foto. Prega, tanto. E a volte sorride, ma si tratta di momenti brevi.