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 2015  giugno 21 Domenica calendario

AGLI ITALIANI COSTA 7,6 MILIARDI MORA FINO AL 30% SE NON SALDI

Provate a non pagare un euro di tasse. Provateci soltanto. Tra Agenzia dell’Entrate, Equitalia (geograficamente declinata), agenti del fisco e Guardia di Finanza prima o poi vi beccano. E il conto sarà salatissimo. Così funziona per i comuni mortali. I Vip - pizzicati - si accordano e spuntano percentuali di favore. Poi ci sono i ministeri, le istituzioni e le banche. Letteralmente se ne infischiano. Tanto non sono i dipendenti di Montecitorio o del Viminale a pagare gli interessi di mora. Né i ministri. Li paghiamo noi in un perverso gioco al rimbalzo che serve soltanto a far lievitare le tasse che sborsiamo. E non si tratta di pochi spiccioli nel caso della “tassa sulla monnezza”. Dall’analisi dei bilanci consolidati dei Comuni elaborati dall’Istat, è stato stimato che il gettito complessivo della Tari per l’anno in corso si aggiri attorno ai 7,6 miliardi di euro. Il problema è che con il passaggio dalla Tarsu alla Tari tutto si è fatto tranne semplificare il pagamento di un’imposta. E neppure è semplicissimo effettuare il conteggio relativo degli oneri. E se poi il bollettino non arriva si può anche impazzire. Se infatti non vi è arrivato il bollettino dell’azienda comunale per lo smaltimento dei rifiuti per procedere il pagamento di una delle rate (possono essere anche 4), sarà inutile protestare una volta che vi sarà recapitata la cartella esattoriale con sanzione piena (fino al 30%). Se vi siete accorti di aver saltato da poco un pagamento (massimo 14 giorni) potete evitare aggravi maggiori - grazie al ravvedimento operoso - con una maggiorazione dell’0,2%. Prima di tutto però bisognerà desumere - sul sito del proprio comune - a quanto ammonta la tariffa a mq. Dal 2015 i ravvedimento operoso è diventato “lungo”, anche per evitare mazzate indebite nel passaggio definitivo dalla Tarsu alla Tari. E infatti dal 15esimo giorno al 30esimo dalla scadenza, si deve pagare 1/10 del 30%, ovvero il 3%. Dal 31esimo giorno al 30 settembre dell’anno successivo a quello in cui è stato omesso o ritardato il tributo 1/8 del 30% (vale a dire il 3,75%). E poi - entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui è stato omesso o ritardato il tributo 1/9 del 30% - vale a dire il 3,33%. Entro il 30 settembre del secondo anno successivo a quello in cui è stato commesso l’inadempimento 1/7 del 30% (4,28%). Oltre questa scadenza si pagherà 1/6 della sanzione piena, ovvero una maggiorazione del 5%. Comuni e municipalizzate sono consapevoli del pasticcio burocratico fiscale. Tanto più che spesso - come accade a Roma e nelle altre grandi metropoli - le società di raccolta rifiuti ammettono candidamente di non conoscere chi deve pagare e quanto. Questo per noi comuni mortali. Poi ci sono ministeri, banche e istituzioni. Che se ne infischiano. E magari spuntano anche una bella sanatoria. An. C.