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 2015  giugno 21 Domenica calendario

IL FATTO TOMTOM

Oggi voglio parlarvi delle novità che attendono tutti noi del Fatto Quotidiano a partire da martedì. Prima però apro una parentesi su un qualcosa di molto vecchio che ho trovato ieri sul Corriere della sera. La firma è sorprendente: quella del critico televisivo Aldo Grasso, che sa molto di tv ed è spesso discutibile, ma mai banale. Ieri invece ha scritto una frase che sembra uscita dalla bocca di un vecchio colonnello in pensione, di quelli con i mustacchi, i favoriti, il monocolo, il panciotto, l’orologio a cipolla nel taschino e la gamba di legno. Dovendosela prendere con Rosso di Sera e con Santoro, s’è scagliato contro tre donne di spettacolo che hanno preso parte alla serata di giovedì dalla piazza di Firenze: Sabrina Ferilli, Monica Guerritore e Alba Parietti: “Oh, ma queste tricoteuses del rosso di sera, a parte qualche peccatuccio di gioventù, avessero mai sposato un contadino, un operaio, un cassintegrato!”. Quindi, per essere di sinistra, una donna deve sposare un proletario. A parte il maschilismo un po’ grottesco che vi si nasconde (giudicare una donna dal suo uomo, e naturalmente mai viceversa), questo sragionamento si presta a ben più avvincenti sviluppi. D’ora in poi, a dar retta a Grasso, chi vuole difendere i diritti delle coppie gay, deve andare a letto almeno con un omosessuale. Chi vuole solidarizzare con un disoccupato, deve prima dimostrare di non aver mai lavorato un giorno in vita sua (il che restringe la platea ai soli politici). Chi vuole difendere la causa di un operaio che ha perso il lavoro, deve farsi licenziare in tronco. Chi vuole schierarsi dalla parte dei migranti, deve imbarcarsi su un gommone nel Mediterraneo e poi, giunto al largo, tuffarsi in acqua e annegare (o almeno fingere un po’). Chi è per la tolleranza verso tutte le religioni, dovrà diventare musulmano il venerdì, ebreo il sabato, cattolico la domenica, mormone il lunedì, testimone di Geova il martedì, buddista il mercoledì e avventista del Settimo Giorno il giovedì. E chi è favorevole al divorzio, deve cacciare di casa a pedate il proprio coniuge anche se ci va d’amore e d’accordo, per evitare che Grasso s’incazzi. Anche i cronisti sportivi prendano buona nota: se vogliono scrivere di calcio, devono saper tirare un rigore, e se vogliono recensire un concorso ippico devono aver fatto almeno una volta i fantini, ma l’ideale sarebbe che fossero proprio dei cavalli. Seguendo questa logica, Grasso si scaglierà presto contro le migliaia di preti, monsignori, vescovi e cardinali (per non dire dei papi) che discettano da mane a sera di matrimonio senz’averlo mai provato sulla propria pelle.
È un vero peccato che Giorgio Gaber non sia più fra noi, altrimenti – alla sua maniera – spiegherebbe a Grasso cosa significa essere di sinistra per un uomo che ha sposato una donna di sinistra e poi se la ritrova in Forza Italia.
Chiusa la parentesi, veniamo a noi. Martedì non perdetevi il Fatto Quotidiano. Alla prima occhiata, stenterete a riconoscerlo: abbiamo deciso di cambiare la grafica con un nuovo progetto del nostro Fabio Corsi, che mantiene lo spirito di quella disegnata in origine da Paolo Residori, ma la aggiorna ai tempi che cambiano e alle nuove esigenze che – nella ricerca di mercato e in tante lettere e email – voi lettori ci avete rappresentato. Ci avete chiesto un giornale meno urlato e più agile, ordinato, sintetico e leggibile (anche per le dimensioni dei caratteri). Il Fatto resta il Fatto, con i suoi principi ispiratori e le sue battaglie che il nostro primo direttore Antonio Padellaro ha incarnato alla perfezione e continua a rappresentare con la sua presenza quotidiana. L’intransigenza e lo stile critico e scanzonato insieme sono la nostra forza e non vi rinunceremo mai. Ma la politica è sempre meno centrale nella nostra vita e dobbiamo prenderne atto, uscendo sempre più dal Palazzo e aprendoci a ciò che di nuovo ci offre la società. Sperimentando – se ci riusciremo – un linguaggio meno gridato: per dire le stesse cose, con lo stesso rigore, ma in forma più serena. Per questo ci stiamo arricchendo di nuove firme e di nuove rubriche. Dedicheremo più spazio alla cronaca dalle città, alle analisi, ai commenti, ai confronti di idee, al costume, andando a cercare quei personaggi nuovi e positivi che incredibilmente ancora popolano quest’Italia ripiegata su se stessa. La politica sarà sempre al centro dell’attenzione, ma solo quando avrà un’incidenza sulla nostra vita: le chiacchiere politichesi e i finti retroscena (in un panorama dov’è sparita persino la scena) non fanno per noi. Le pagine dei commenti e delle lettere avanzeranno al centro del giornale, per dare più valore a quello che voi lettori avete da dirci e a quello che noi giornalisti vogliamo comunicarvi. I fatti saranno ancor meglio separati dalle opinioni, col ritorno del carattere corsivo e con altre soluzioni grafiche (e infografiche) che scoprirete strada facendo. Molti lettori, soprattutto quelli saltuari, ci chiedono di guidarli alla lettura, senza dare nulla per scontato e aiutando anche chi si accosta al Fatto per la prima volta a sentirsi a casa propria, per sapere e capire subito ciò che è importante, anzi indispensabile. Il nostro sarà un giornale-Tomtom, una specie di navigatore satellitare quotidiano per consentire a chi sale a bordo all’improvviso di trovare subito la strada. La nostra speranza è che quel gesto bellissimo ma sempre più problematico di uscire di casa e di andare in edicola a comprare il “nostro” giornale diventi contagioso: noi non ci rassegnamo a quella che troppo pigramente è stata definita “la crisi della carta”. I nuovi lettori andremo a cercarli uno per uno, anche con incontri nelle città, nelle scuole, nelle università, presso le tante associazioni che ravvivano l’Italia. E qualche vecchio lettore che s’è perso per strada magari ritroverà gli stimoli perduti per tornare a leggerci. Tra due giorni si parte: aiutateci a passare parola a tutti quelli che vogliono un’informazione libera (il nostro slogan è “L’indipendenza dà dipendenza”). Ma soprattutto scriveteci quello che vi piace e quello che non va. Il cantiere è aperto. A tutti.
Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 21/6/2015