Notizie tratte da: Giacomo e Paolina Leopardi. Il mondo non è bello se non veduto da lontano. Lettere 1812-1835 # Nottetempo Roma 2014 # a cura di Laura Barile e Antonio Prete, pp. 195, 14 euro., 22 giugno 2015
Biografia di Paolina Leopardi
Notizie tratte da: Giacomo e Paolina Leopardi. Il mondo non è bello se non veduto da lontano. Lettere 1812-1835, Nottetempo Roma 2014, a cura di Laura Barile e Antonio Prete, pp. 195, 14 euro.
• Nel gennaio del 1812, quando Paolina Leopardi aveva dodici anni, Giacomo quattordici e il fratello Carlo tredici.
• Paolina Leopardi, che Giacomo chiamava scherzosamente “Don Paolo” per l’abitudine della piccola di essere delegata a servir messa nei giochi dell’altarino con i fratelli, vestita di scuro e con i capelli corti.
• Paolina aveva copiato per Giacomo il suo Compendio di Logica.
• Nel 1813, a quindici anni, Giacomo iniziò lo studio del greco, e poi l’ebraico, il francese, lo spagnolo, l’inglese. Nel 1816, a diciotto, uscì nella milanese Biblioteca Italiana una sua lettera in favore del Classicismo, in risposta a quella di M.me de Staël sui romantici. Nel 1817, a diciannove, mandò la sua traduzione del secondo libro dell’Eneide a Pietro Giordani, noto letterato dell’età di suo padre, erudito e grecista.
• Nel 1817 Leopardi cominciò a scrivere poesia (l’elegia Il primo amore) e lo Zibaldone.
• Nel 1819 gli occhi di Leopardi si ammalarono e lui tentò la fuga dalla casa, dal paese, dall’isolamento. Lo stesso anno, gli austriaci e lo Stato Pontificio censurarono All’Italia e Ad Angelo Mai.
• Il 22 novembre 1822 Giacomo partì per Roma, ospite dello zio, il marchese Carlo Antici, alla ricerca di un impiego. La prima lettera è del dicembre di quell’anno: Paolina ha ventidue anni, Carlo ventitré, Giacomo ventiquattro.
• Dal 1820 Paolina iniziò a scrivere un suo “zibaldone”: trentasette quaderni rilegati in undici volumi tuttora conservati nel Palazzo Leopardi, che si fermano al 1833, con indicazioni e trascrizioni da duemila libri e da riviste.
• Il libro preferito di Paolina era Corinne ou de l’Italie, di M.me de Staël.
• Paolina, appassionata di libri di viaggio e di romanzi moderni. Non utilizzava però la biblioteca paterna, piena di libri che lei definiva «inutili, e che tanto volentieri cambierei con tanti tomettini in dodicesimo o anche in ottavo purchè fossero leggibili».
• Paolina scrisse a Giacomo il 1° dicembre del 1822, inserendosi in una lettera del fratello Carlo, com’era usanza all’epoca che impediva la riservatezza in famiglia e dove il padre e il fratello avevano sempre la precedenza.
• Carlo Leopardi, che sapeva suonare il piano.
• Il 3 dicembre del 1822, Giacomo scrisse personalmente alla sorella Paolina una lettera di risposta, con grande invidia del fratello Carlo, sulla città di Roma, descrivendola soprattutto come città di ampiezze spropositate: «La cupola l’ho veduta io, colla mia corta vista, a 5 miglia di distanza», i cui abitanti non sono migliori dei marchigiani.
• Paolina aveva letto tre volte le Lettere di M.me de Sévigné, considerandole massimo esempio di stile epistolare.
• Le date degli allontanamenti di Giacomo Leopardi da Recanati: la prima va dal dicembre 1822 all’aprile 1823, a Roma, l’epoca del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani e delle Operette morali. Si contano cinque lettere di Giacomo e sette di Paolina; la seconda fase va dall’agosto 1825 al maggio 1828 e conta ventiquattro lettere di Giacomo e trentuno di Paolina; la terza, e ultima, va dal maggio 1830 al 14 giugno 1837, giorno della sua morte, avvenuta a Napoli. In questo periodo sono trentuno le lettere di Giacomo e una di Paolina.
• Intorno al 1823 Paolina aveva due pretendenti, incerti entrambi per la sua magra dote. Uno dei due, Roccetti, le piaceva. Lo stesso Giacomo si era adoperato per un altro buon partito romano, ma i pretendenti sparirono.
• «Voi che siete sensibilissima, che sapete amare, che siete istruita al di sopra di quattro quinti delle vostre pari» (così Giacomo descriveva Paolina in una lettera del 19 marzo 1823).
• «Giacomuccio mio», così Paolina Leopardi si rivolgeva al fratello Giacomo nelle sue lettere. Carlo, invece, lo chiamava «Buccio mio». Giacomo si rivolgeva alla sorella come «Pilla».
• Tra il 1825 e il 1828 Leopardi incontrò prima l’editore Stella a Milano e poi andò a Bologna alla ricerca di un impiego, che il governo pontificio non gli concesse mai per le sue opinioni politiche. Trasferitosi a Firenze, alla fine del 1827 passò a Pisa, dove la salute migliorò. A fine novembre del 1828, alla morte del fratello Luigi, tornò a Recanati.
• Paolina, che era solita scrivere a Giacomo a mezzanotte o all’una.
• Intorno al 1826 Leopardi rifiutò una cattedra all’Università di Urbino. Questa la motivazione: «…una Cattedra veramente non fa per me, che ho poca o nessuna voglia di faticare. E poi, a dirtela così in confidenza, una cattedra di provincia non sarebbe di convenienza d’un letterato mio pari».
• Nel maggio del 1830 Giacomo lasciò Recanati per sempre. Prima andò a Firenze, dove conobbe Fanny Targioni Tozzetti (Aspasia). A settembre a Roma con Antonio Ranieri, letterato e storico liberale. Nel marzo del 1832 tornò a Firenze, a ottobre del 1833 a Napoli.
• Nel momento della morte, il 14 giugno 1837, a Napoli, Leopardi era assistito da Antonio Ranieri e dalla sorella di quest’ultimo, che si chiamava Paolina anche lei.
• Paolina Leopardi, negli ultimi anni, scrisse sempre meno al fratello Giacomo, tacendo della sua collaborazione alla rivista cattolica reazionaria fondata dal padre Monaldo nel maggio 1832, La Voce della Ragione, e della sua opera di maggior impegno, la traduzione uscita nel 1832 del Viaggio notturno intorno alla mia camera di Xavier de Maistre.
• In una lettera datata 18 maggio 1830, Leopardi esortò la sorella Paolina a diffondere il suo ritratto (l’incisione Guadagnini), anche se brutto: in questo modo i concittadini potevano vedere con i loro occhi che lui, conosciuto presso di loro come il “gobbo de Leopardi”, fuori Recanati era famoso.
• Leopardi, che dal 1831 si isolò sempre di più. Non mangiava neanche più regolarmente.
• I rapporti tra Paolina e Giacomo si incrinarono soprattutto a causa dell’ateismo, mai nominato, di lui.
• Paolina, appassionata di teatro in musica, che invidiava Giacomo per la possibilità che aveva di andare all’opera in altre città.
• Paolina, instancabile lettrice di riviste. Aveva copiato nel suo zibaldone, intorno al ’25, una recensione alla Vie de Rossini di Stendhal, autore da lei amatissimo, che Giacomo incontrò tramite Vieusseux, a Firenze, nell’autunno del ’27.
• Nell’inverno del 1868, superate le ristrettezze economiche, Paolina, a sessantotto anni, si trasferì a Pisa, memore del periodo trascorso lì dal fratello Giacomo. Ma una breve visita nella fredda Firenze la fece ammalare: morì a Pisa nel marzo 1869.
• A Roma, nel 1831, Leopardi alloggiava in via Carrozza, n. 63, 3° piano; poi in via dei Condotti, n. 81, ancora al 3° piano.
• La libreria del conte Monaldo Leopardi, composta da 20 mila volumi circa. L’aveva costituita nei primi anni del secolo, quando, passata l’ondata napoleonica, aveva acquistato in blocco i libri di conventi e monasteri requisiti fra i beni ecclesiastici, custoditi nello Stato Pontificio in un luogo sicuro.
• Monaldo Leopardi, nato nel 1776. Aveva sposato Adelaide dei marchesi Antici nel 1797. Nel 1802, in seguito a errori finanziari e perdite al gioco, dovette cedere l’amministrazione del patrimonio da lui dissestato alla rigida amministrazione della moglie.
• Carlo Antici, fratello di Adelaide, dopo il matrimonio con la principessa Marianna Mattei, si trasferì a Roma dove ebbe importanti cariche pubbliche e fu consigliere presso la Propaganda Fide.
• Carlo Leopardi, secondogenito di Monaldo e Adelaide, sposò nel 1828, contro il volere dei genitori, la cugina Paolina Mazzagalli. Rimasto presto vedovo, si risposò con Teresa Teja; morì nel 1878.
• Luigi Leopardi, nato nel 1804, morì di tisi nel 1828.
• Pierfrancesco Leopardi, nato nel 1813, fuggì con la figlia di una cuoca. Riacciuffato, sposò la contessa Cleofe Ferretti: fu l’unico tra i fratelli a proseguire la discendenza.