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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

IN SERIE A SENZA STRAFARE IL CT DEL CARPI È LOW COST


[Fabrizio Castori]

CARPI (Modena). Fabrizio Castori è un artigiano del calcio. Come quei falegnami che con tre pezzi di legno ti tirano fuori un’opera d’arte. Gli hanno dato trenta ragazzi senza nome e senza esperienza: Castori li ha trasformati in un gruppo che è stato capace di mettere in riga squadre ben più blasonate del piccolo grande Carpi. La promozione diretta dalla B alla serie A è stata il suo capolavoro. Un miracolo calcistico ed economico, dato che l’intera squadra è stata messa su con un budget (4,5 milioni di euro) che a malapena basterebbe a pagare l’ingaggio di un top player. E Castori è l’unico allenatore in Italia, tra i professionisti, ad avere uno stipendio che si avvicina alle cifre del mondo reale: 50 mila euro più i premi, quest’anno poco di più. «I soldi non sono così importanti. Il mio stipendio è rapportato alla realtà in cui lavoro. Sono felice così».
Tre figli, due nipoti, una passione sfrenata per le moto. A luglio Castori compirà 61 anni e anche per lui, marchigiano di San Severino Marche, da ragazzino tifosissimo dell’Ascoli di Mazzone, si tratterà dell’esordio assoluto in serie A. «Ma quale spaventato, non vedo l’ora di cominciare» e quasi grida nel dirlo. «Sono curioso di vedere i ragazzi come si comporteranno di fronte alle grandi». E dire che l’arrivo al Carpi non era neanche previsto: nel febbraio 2014 era in partenza per una panchina in Ucraina, poi la guerra fece saltare l’accordo. «Ma nessun rimpianto. E poi in futuro magari farò un’esperienza all’estero».
Per Castori il calcio è semplicità. Ci mette un attimo a far capire come gioca: «Ha presente il tiki-taka? Ecco, io non lo sopporto quel modo di giocare lì. Ai miei chiedo corsa e gioco verticale. Io voglio arrivare alla porta avversaria nel più breve tempo possibile. E per far questo bisogna correre tanto, aggredire gli avversari fino alle bandierine del calcio d’angolo». Carattere di ferro, a volte eccessivo: nel 2004 fu squalificato per una rissa in campo, a Lumezzane («Ma i miei errori li ho sempre pagati tutti e in contanti»). I ragazzi sono la sua scommessa. «Per loro devo essere una guida, un padre a volte, anche se mi danno sempre del lei. Certo, ora qualcuno potrebbe montarsi la testa, ma io li metto a lavorare. E con me si fatica, garantito».
Quanto merito c’è di Castori nel Carpi in serie A? «C’è la mia parte, ma non ci sono solo io». E la squadra per la A come sarà? «La politica del low cost ha pagato, non credo che il patron (Stefano Bonacini) la cambierà. Certo, qualcosa di più spenderemo, ma sempre pescando tra ragazzi sconosciuti, meglio se italiani». Ma lei, lo vorrebbe allenare un campione? «Ma no, figuriamoci...». Vuol dire che se il presidente le portasse, per dire, Higuaín lei rifiuterebbe? «No, sarei matto» e giù un’altra risata, «ma so che non succederà. Non possiamo permettercelo».