Daniele Castellani Perelli, il venerdì 19/6/2015, 19 giugno 2015
ANCHE LA STORIA DELL’OCCIDENTE È PIENA DI VANDALISMI
[Franco Cardini]
C’è stato un tempo in cui l’Is eravamo noi. «E forse quel tempo non è neanche mai finito» sostiene lo storico Franco Cardini, autore di molti libri non soltanto sul Medioevo: «I racconti sulle distruzioni e le crudeltà commesse dallo Stato islamico non possono sorprendere uno storico. Anche l’Occidente se ne è sempre reso protagonista».
Quali esempi le vengono in mente?
«Per noi oggi la vita umana e le opere d’arte si rispettano, almeno a parole. Ma ricordiamoci che il passaggio dal paganesimo al cristianesimo non è stata una gran festa. Poi, certo, i vincitori scrivono la storia e sono sempre innocenti, ma sono stati distrutti templi e uccisi uomini, e la morte della filosofa Ipazia è solo la punta dell’iceberg. Se poi i cattolici hanno compiuto la strage della Notte di San Bartolomeo, i calvinisti ugonotti non erano da meno, distruggevano i monasteri con le monache dentro. Le decapitazioni e i roghi sono sempre esistiti, da fiorentino ho sempre in mente il bellissimo Perseo di Benvenuto Cellini, che è un monumento al boia. Il Duca Cosimo lo volle come ammonizione contro la libertà, ovvero le discordie che sono rappresentate dai serpenti della testa della Medusa, che si mordono l’un l’altro».
Poi però c’è stato l’Illuminismo.
«Sì, ma anch’esso ha prodotto a suo modo le distruzioni delle opere medievali e le ghigliottine della rivoluzione francese. Per fortuna è arrivato Napoleone, uomo intelligente, che ha capito che i quadri e le statue era meglio rubarli che farli a pezzi. Quanto agli anni più recenti, si citano sempre i roghi dei nazisti, ma anche i razzisti americani e i bolscevichi sono stati dei bei vandali».
Ma oggi l’Occidente è diverso da ieri, non crede?
«Le uccisioni di massa e i sistemi tirannici sono andati scomparendo, ma mi chiedo se non siano stati sostituiti da forme di barbarie più pulite e educate, per così dire. L’Is sarà più cruento, ma anche certi capitalisti provocano miseria e guerre. Eppure con un tagliagole non andremmo mai a cena, e con un finanziere senza scrupoli sì».
Le devastazioni dell’Is sono di natura politica o religiosa?
«Sono atti politici, che sfruttano il linguaggio religioso, così come facevano, secondo Gramsci, gli antigiacobini di Francia. L’Is fa leva sull’ingiustizia del mondo, il disagio dei poveri, la battaglia tra sciiti e sunniti. È facile per i media occidentali spiegare tutto con passepartout banali come fanatismo o barbarie. C’è invece del metodo nella follia dell’Is. Le distruzioni servono per educare alla propria verità e intimidire, come già facevano Gengis Khan o gli americani in Vietnam, e poi per mostrare alla comunità dei fedeli che i sostenitori dell’Is sono i veri protettori dell’Islam. E non mi stupirei se tra questi, così come tra i tedeschi che applaudivano Hitler, ci fossero persone moralmente oneste. Insomma l’Is è una cosa seria, io stesso l’avevo sottovalutato. Se si espande così velocemente dei motivi ci saranno, fa comodo a tanti, anche a molti suoi nemici. Basta vedere che la Turchia non si muove, e l’Arabia Saudita e l’Egitto preferiscono fare la guerra agli sciiti dello Yemen».