varie, 19 giugno 2015
NUMERO 1 «I
compagni di squadra li cambio spesso alle corse perché so che con me non è facile correre. Io quando ho un numero sulla schiena voglio vincere. Sempre» (Alberto Contador).
IMPOSSIBILE «Io aspetto, senza più l’ansia di dover rincorrere qualcosa, anche se professionalmente sto rosicando. Non cerco un progetto, ma una sfida: forte, pure impossibile» (Cesare Prandelli).
OCCASIONI «Io le grandi squadre le ho avute in Serie B e C: Palermo e Ravenna erano superiori alle altre, e in entrambi i casi ho vinto il campionato. E comunque due volte sono stato chiamato dal Napoli e due volte ho detto no per restare a Udine. Quindi, le occasioni le ho avute, ma ho fatto le mie scelte. Speravo che fossero apprezzate di più dal mio club» (Francesco Guidolin, in cerca di un club da allenare la prossima stagione).
SE «Se bucano le gomme i primi tre, se mettete un po’ d’olio alla curva quattro e io passo esterno con un colpo di culo magari riesco ad arrivare nei primi 5-6» (Max Biaggi, tornato a gareggiare in Superbike con l’Aprilia).
PERFETTO «In Canada, se fossi partito davanti e non avessi dovuto rimontare nel traffico, avrei potuto estrarre di più dalla macchina. Non voglio rassegnarmi all’idea che vinca una Mercedes, perché quest’anno ho un’auto competitiva. Noi dobbiamo avere un fine settimana perfetto, soprattutto al sabato in qualifica, e sperare che loro abbiano magari qualche problema» (Sebastian Vettel e il GP d’Austria).
CARATTERE «I miei colleghi non sono pazzi o autolesionisti: se vedono che un giovane vale, lo lanciano. Occorre quindi maggiore impegno e una certa intraprendenza da parte dei ragazzi. A volte faticano a tirare fuori il carattere» (Gigi Di Biagio, c.t dell’Under 21).
RIBELLE «Diego è un ribelle per natura. Lui è contro il potere costituito. Io incarnavo le regole, quelle che lui non sempre voleva e sapeva rispettare. E tra di noi i rapporti sono sempre stati un po’ turbolenti» (Corrado Ferlaino ricordando quando era il presidente di Maradona).
LIBRI «Avevo sempre un libro in mano prima di ogni partita. E che dovevo fare? Arrivavamo allo stadio un’ora e mezza prima della partita, leggere era un modo utile per passare il tempo. Romanzi? No, quasi sempre saggistica. Volevo essere informato sull’attualità, capire il mondo» (Hidetoshi Nakata).