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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

PISCINA E CENTRIFUGA, COSI’ SI FORMANO GLI ATLETI DELLO SPAZIO

«Sette, otto mesi di training e saremmo in grado anche io e lei», l’ingegnere aerospaziale Marcello Spagnuolo, amico di Samantha Cristoforetti e, fino a qualche tempo fa, legato all’Agenzia spaziale italiana, abbatte a sorpresa qualche mito sulle doti atletiche e psicologiche che servono per andare nello spazio. Ma basta un attimo per capire che l’impresa della prima astronauta italiana, che è anche la donna che più a lungo ha vissuto nella Iss, la Stazione spaziale internazionale, è tutt’altro che alla potenziale portata di (quasi) tutti: «Una cosa è addestrare il fisico a sopportare la microgravità e il ritorno alla gravità terrestre», chiarisce Spagnuolo, che in questi mesi ha continuato a scambiare messaggi con la Cristoforetti con il telefonino, «un’altra è passeggiare nello spazio per riparare qualche guasto o fare manutenzione: lì ci vogliono piloti superesperti e superaddestrati, proprio come Samantha». Naturale poi che in partenza vengano escluse dalle missioni tutte le persone che soffrono una serie di patologie.
fisico da... sarta Ma le doti fisiche bestiali? Valentina Tereshkova, la prima donna a sfidare lo spazio (nel 1963) era un’ex sarta, con la passione del paracadutismo, poi diventata ingegnere: era stata selezionata tra molte candidate ed era poi stata l’unica ad andare nello spazio tra le cinque colleghe che avevano superato tutti i test. I sovietici avevano verificato prima di tutto la sua tempra fisica e il perfetto autocontrollo. «Guardi, gli astronauti di oggi fanno più o meno gli stessi test di quelli che, negli anni Cinquanta e Sessanta, facevano Gagarin e la Tereshkova. Con due importanti differenze di cui tener conto: la prima è che allora non si aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito il fisico umano nello spazio e quindi per le missioni si cercavano persone davvero eccezionali. Oggi siamo un po’ più rilassati. Secondo allora si disponevano di limitati mezzi tecnologici per simulare che condizioni di gravità che gli astronauti avrebbero incontrato».
niente guerra fredda Spagnuolo, che ha firmato il libro Lo spazio oltre la terra. Viaggio verso il futuro , chiarisce: «Oggi ci sono diversi posti dove ci si prepara ai voli spaziali, ma ne esistono soltanto due per addestrarsi a vivere nella Iss: il Johnson Space Center, a Houston, e la Città delle stelle, a 32 chilometri da Mosca». La Cristoforetti, come tutti agli astronauti che hanno partecipato alla missione, si è formata in entrambi i centri, pur appartenendo all’Esa, ossia all’Ente spaziale europeo. «Forse questo si sa poco: ma in barba a guerre fredde e tensioni, la collaborazione tra stati per la stazione è sempre stata totale, in particolare tra Stati Uniti e Russia. A Houston si va per l’immensa piscina: gli astronauti vengono calati dentro i loro scafandri e si allenano, appunto, alla microgravità e alle passeggiate spaziali. A Mosca si usa un altro sistema, che può suonare curioso: vengono calati nelle loro tute e appesi, come marionette. Dopodiché a Mosca li aspetta anche la centrifuga, ovvero una sfera che ruota vorticosamente fino a far raggiungere loro un peso molto superiore a quello normale. Be’, quella sì che è una prova dura». In ogni caso i test sono standard, per russi e americani, e lo sono sempre stati, di fatto. Così come lo è il cibo della stazione spaziale: molto variato, gustoso, con pasta e verdure, non deperibile (c’è il forno ma non c’è un frigorifero), termoresistente e reidratabile, preparato a terra e concordato anche con più di nove mesi di anticipo. La dieta degli astronauti dev’essere così equilibrata e attenta che, come spiega il sito dell’Esa, si stanno usando le stesse indicazioni alimentari per un programma contro l’obesità infantile.
una volta nello spazio Standard sono pure gli esercizi che bisogna compiere a bordo ogni giorno per due ore per evitare la perdita di tono muscolare e proteggere le ossa. A dirla tutta la Nasa sta studiando una centrifuga da montare a bordo della stazione spaziale per sottrarli a questa palestra quotidiana, che fra l’altro ruba tempo agli esperimenti e alle altre attività, ma che potrebbe rivelarsi utile quando sia il turismo spaziale (ormai una realtà) sia l’idea di trasferire a lungo le persone nello spazio dovessero diventare la norma.
alla portata di tutti Vien da pensare che test e training siano segreti: «Non più di tanto. Sul sito della Nasa c’è moltissimo: per esempio si può seguire in tempo reale la vita nella Stazione spaziale (www.nasa.gov). Così come se quello dell’Esa ci sono i moduli per superare il test attitudinale. Il sito russo magari per noi è meno facile da navigare (http://zato-zvezdny.ru/)». Ma su quello dell’Esa le indicazioni per gli aspiranti astronauti sono chiarissime: bisogna avere una vista perfetta e un fisico sano e atletico. Ma i muscoli da superpalestrati possono essere un ostacolo perché è meglio pesare poco.