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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

PERISCOPIO

In autunno uscirà la biografia di Berlusconi. Non trapelano anticipazioni, ma Gianni l’ha già Letta. Gianni Macheda.

La Resistenza. Svolgimento del tema: «Si tratta di quell’affare elettrico che mi fa usare lo smartphone». Jena. La Stampa.

Angelino Alfano: «Non posso rivelare il piano B sui migranti». Anche perché non gliel’hanno detto. Spinoza. Il Fatto.

Ségolèn Royal si scusa per la battuta sulla Nutella. Scuse accettate: nei primi giorni di dieta capita di sragionare. Il rompi-spread. MF.

«Renzi: incentivi a chi accoglie i migranti» (la Stampa, 9.6). «Renzi: premi ai sindaci che accolgono i migranti» (Corriere della Sera 9.6). Boschi: niente premi a chi accoglie migranti «Nel decreto enti locali non ci sono norme ad hoc che riguardano i Comuni che accolgono immigrati» dice il ministro Elena Boschi (Corriere della Sera 12.6). Oddio, non si parlano più? Avranno litigato? Marco Travaglio.

Al pubblico della presentazione romana del libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron sui Potenti al tempo di Renzi è quasi venuto un colpo. Fra la folla è sembrato spuntare Marcello Dell’Utri. Attimi di sgomento: che è successo? È evaso dal carcere? Lo hanno graziato? Poi qualcuno ha spiegato: non si tratta di Marcello, ma del fratello gemello Alberto, che davvero gli somiglia tantissimo anche nei modi. Con gli occhiali scuri e il sigaro in bocca sembrava davvero il più celebre Marcello. E chissà con chi ha pensato di parlare Gianfranco Rotondi quando lo ha avvicinato. Il fotografo della Roma cafona, Umberto Pizzi, però ha subito scattato una foto appena lo ha visto con il sigaro in bocca. E si è ricordato di avere già ritratto Alberto, che era «il fratello che stava nell’ombra». Franco Bechis. Libero.

«Su una cosa dovremmo riflettere: che stiamo perdendo una parte del nostro radicamento sociale». È una frase che dicono in tanti. Ma come la dice Cuperlo, nessuno. Lo so che è colpa mia, ma a sentirlo parlare, mi monta su ogni volta dalle viscere un sentimento brutto, come una voglia, lo confesso, di spiezzarlo in due. Urlo, bestemmio. Lo so che è colpa mia. Ma Cuperlo è qualcosa di unico nel sistema solare. Non s’arrabbia, ragiona. Non litiga, critica. Non rompe, inziga. Non guida, incanala. Non attacca, che Dio lo strafulmini, lui riflette. E lo so che è colpa mia. E lo stesso non capisco che altra funzione abbia, nel mondo, a parte quella di trasformare me in una bestia. Andrea Marcenaro. Il Foglio.

È inutile, sull’immigrazione, giocare alle anime belle, far appello solo e soltanto alla categoria della solidarietà. Certo, l’accoglienza è un dovere anche morale, ma la solidarietà è l’ultimo anello, viene in fondo, dopo una lunga catena di interventi fin qui tutti mancanti. Nessuna politica di partnership con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Anzi, interventi militari e bombardamenti, appoggiati dal nostro paese, che hanno reso la situazione ancora più esplosiva. Nessun tentativo di stringere rapporti sul posto per tentare di sgonfiare le ondate dei profughi. Nessuna capacità di selezionare gli ingressi nel nostro paese, anche perché di nuova forza lavoro l’Italia ha bisogno, vista la natalità a tasso zero. Niente di niente. Allora, prendersela solo con Maroni è fin troppo facile. Massimo Cacciari, Repubblica.

Per parlare di Leopardi. Corrado Augias invita una professoressa che è l’incarnazione perfetta delle professoresse democratiche che guardano solo Rai3. Aldo Grasso. Corsera.

Trionfa ovunque il museo a cielo aperto voluto dalla municipalità di Teheran (le gigantografie di opere d’arte di tutto il mondo, a costo di non rispettare il copyright) e la città, metropoli di 14 milioni di abitanti, è stata ribattezzata «Teherangeles» per i grattacieli, le lussuose vetrine e lo struscio di ragazze e ragazzi desiderosi di far «giardino», persiano va da sé. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore. Il Fatto.

Superati gli 80 anni, nel 2013, Ettore Scola annunciò, col suo fare sornione, la decisione di ritirarsi: «Ogni regista fa sempre un film di troppo. Per questo ho smesso al penultimo». Ma pochi mesi dopo a Venezia portò un filmato su Fellini, un fresco «amarcord». Esiste un’età creativa? Platone, Tiziano, Michelangelo, Goethe smentiscono che l’invecchiamento comporti un impoverimento intellettivo. Nella musica Stravinsky non è mai stato eguale a se stesso, seriale, neoclassico, ebbe punte jazz. Lo ricorda lo stesso Caine: «Disse tutto Stravinsky. Tuonarono i critici quando stava solamente riscoprendo il passato». Valerio Cappelli. Corsera.

Adoro dunque questi ultimi giorni di maggio, quando, per la prima volta, la terra scotta, e dai prati sale l’aspro elisir dell’erba appena falciata. Mi piace lasciarmi prendere, dall’aria di maggio, per il naso, e condurre in arcani splendenti sentieri. Avverto, in queste folate che mi incantano all’angolo di strade grigie, qualsiasi, qualcosa come una promessa indicibile. Di cosa? Non so, o forse sono cose che non si lasciano dire. È quasi come se, veramente, qualcosa mi fosse stato promesso, ma non so dove, e quando. In pegno, fugace, a un incrocio, quell’eco di feste nuziali, quel denso improvviso donarsi, in luoghi qualunque, di candidi fiori impazziti di luce. Davanti a un cartello sgraziato che avverte, banale: lavori in corso, traffico rallentato. Marina Corradi. Avvenire.

Vogliamo parlare della carbonara? Questa gloria locale, raffinatissima ricetta millenaria, vanto degli osti romani dice che è stata inventata nell’800 dai carbonari dell’Appennino che facevano il carbone con la legna e si portavano dietro uova e pecorino. Tutte cazzate. Basta leggere la bibbia della cucina romana, il libro di Ada Boni, datato 1930. Che cosa dice della carbonara? Niente, non dice niente. Perché non c’è la carbonara. E sapete perché? Perché la carbonara l’hanno portata gli americani, durante la guerra. E non c’era il guanciale, quel guanciale che se oggi non lo metti ti tolgono l’amicizia. Ma quale guanciale ci mettevano il bacon nella carbonara. La ricetta originale della carbonara prevede il bacon. Fatevene una ragione. Il bacon e le uova in polvere, liofilizzate, altro che le uova di Parisi. La razione K. La vostra amata carbonara è la razione K. Non vi rimane che la pajata Alessandro Trocino. Pièce: «Roma contro Roma».

Ieri mi sentivo una quercia. Oggi, un cipresso. E domani? Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/6/2015