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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

DAL 1950 A OGGI LA POPOLAZIONE EUROPEA È PASSATA DA 549 MLN A 743 MENTRE QUELLA AFRICANA DA 224 A 1167 MLN. IL PROBLEMA È TUTTO QUI

Sulla questione dei cosiddetti migranti e sull’economia greca, l’Unione Europea si sta definitivamente suicidando, con il valido aiuto dei vari stati che la compongono, oltre che, si intende, del Fondo monetario internazionale per quanto riguarda la Grecia. Nei giorni scorsi ItaliaOggi ha pubblicato un articolo sul crollo della fiducia nell’Ue, ma è un percorso che inizia da lontano, se solo si pensa che nel 2009, sempre sui dati di Eurobarometro, solo il 15% degli italiani si aspettava un miglioramento della situazione economica personale, contro il 24% di quegli illusi dei greci, mentre la fiducia nella Ue era, complessivamente al 48%, salvo gli italiani, al 52%, sempre nella vana speranza che l’Unione li salvasse dall’Italia, e il 48% degli interpellati era convinto che, conservando la propria moneta nazionale, avrebbe resistito meglio alla crisi economica.
Quindi diciamo che l’UE già non se la passava molto bene. Ma, sempre dalla Ue e sempre da Eurostat, nel marzo 2014 ci arriva un documento sulle statistiche demografiche di cui val la pena di riportare un brano molto significativo: «L’incidenza delle variazioni demografiche nell’Unione europea (Ue) avrà probabilmente una considerevole importanza nei prossimi decenni: la grande maggioranza dei modelli per le future tendenze demografiche suggerisce infatti che i tassi di [fecondità] costantemente bassi e la sempre maggiore longevità determineranno un continuo invecchiamento della popolazione della Ue. Nonostante svolga un ruolo importante nelle dinamiche demografiche dei paesi europei, il saldo migratorio da solo quasi certamente non invertirà l’attuale tendenza attuale all’invecchiamento della popolazione registrata in varie aree della Ue. Le conseguenze sociali ed economiche associate all’invecchiamento della popolazione sono destinate ad avere notevoli ripercussioni in Europa, a livello sia nazionale che regionale. Per esempio, i bassi tassi di fecondità determineranno una riduzione del numero degli studenti e delle persone in età lavorativa rispetto al resto della popolazione, nonché un aumento della percentuale di anziani, alcuni dei quali necessiteranno di ulteriori infrastrutture, servizi di assistenza sanitaria e abitazioni adeguate. Queste variazioni strutturali della popolazione potrebbero ripercuotersi sulla capacità dei governi di aumentare le entrate fiscali, far quadrare i propri bilanci o fornire pensioni e servizi di assistenza sanitaria adeguati».
Dal che se ne deduce che, senza nuovi lavoratori e nuovi contribuenti le sempre più anziane e poco prolifiche popolazioni europee hanno un futuro, per noi in realtà un presente, di supertartassati. È evidente che alla globalizzazione delle economie e delle finanze, che non molto si cura degli esseri umani, bisognerebbe associare la «globalizzazione delle popolazioni», considerando anche che nel 1950 l’intera popolazione africana ammontava a 224 milioni, quella europea a 549 milioni, mentre attualmente gli europei (tutti) sono 743 milioni, senza prospettive di crescita significativa nelle proiezioni demografiche, e gli africani 1 miliardo 167 milioni.
E tuttavia, l’operazione Mare nostrum è stata in sé una scelta demenziale, in quanto alimenta le casse di loschi figuri, quando non di islamisti guerreggianti, per cui, avviare un trasporto programmato con legalissimi traghetti, dando la precedenza ai rifugiati da guerre e dosando gli altri ingressi, ma soprattutto organizzando una decente accoglienza ed una conferenza europea sull’immigrazione, visto che gli stessi documenti Ue sembrano ritenerla necessaria, avrebbe avuto probabilmente sia un senso politico che quell’afflato umanitario che tutti lodano, ma che dovrebbe essere collegato ad un sano principio di realtà. E quindi, o meglio i nostri buonisti e imprevidenti politici, hanno dato inizio allo sfascio, continuato, nel più totale e irragionevole «spontaneismo» con Frontex, per cui l’accoglienza nazionale è indecorosa e quella dei fraterni Paesi UE è altrettanto imprevidentemente inesistente.
Tanto, basta guardare i numeri, non li fermeremo, ma almeno potremmo non renderceli nemici dopo averli «salvati» perché, a questo punto, la loro rabbia è giusta e dovrebbe far riflettere gli egoisti nazionali e sovranazionali. Ma l’Europa, come l’Italia, vive ormai sul carpe diem, mentre i greci sono ormai alle loro moderne Termopili e, giustamente, dal loro punto di vista, rifiutano di sottostare ad un salasso che sarebbe mortale. Ed è anche vero che abbiamo sin qui pagato tutti per salvare la Grecia, salvando in realtà le banche tedesche in primis, ma ci pesa di più questo bilancio o la perdita di svariati miliardi di euro in mancate esportazioni di prodotti italiani in Russia per far piacere a Obama che sta iniziando una sua nuova personale guerra fredda, del tutto ignaro della storia dell’Ucraina e del tutto incurante del suo governo, nato dalla deposizione di un primo ministro regolarmente eletto, ma troppo amico dei russi e poco convinto delle magnifiche sorti e progressive che l’Europa avrebbe garantito?
L’Europa, o riesce ad operare una miracolosa e rapidissima rinascita di ideali (non di idealismi d’accatto politicamente corretti e filoamericani) e di senso pratico, o tra breve esploderà. In fondo i greci delle nuove Termopili ci faranno, pur se devastati, una figura migliore nei futuri libri di storia.
Serena Gana Cavallo, ItaliaOggi 19/6/2015