Nicola Lombardozzi, la Repubblica 19/6/2015, 19 giugno 2015
PETROLIO, RUBLO E RISPARMI: QUATTORDICI MESI DI CRISI. SALATO ANCJE IL CONTO DI MOSCA
Come resistere alle sanzioni occidentali, appena confermate per altri sei mesi, e come tenere a galla l’economia russa già fortemente danneggiata? Vladimir Putin se lo chiede tra i candidi stand allineati sulle rive del Baltico per ospitare il Forum economico internazionale, ormai da 18 anni appuntamento fisso per gli investitori di tutto il mondo. Due giorni decisivi per il presidente russo che ieri sera si è portato a cena i rappresentanti di 27 fondi di investimento da 16 paesi e che nel suo atteso discorso di oggi pomeriggio annuncerà imminenti riforme strutturali che possano mantenere in vita e incentivare gli investimenti stranieri.
Nessuno è ancora riuscito a quantificare con precisione il danno subito in 14 mesi di sanzioni dall’annessione della Crimea a oggi. Il ministero delle Finanze russo, che non intende certo seminare il panico, parla di una perdita netta di 40 miliardi di dollari cui vanno aggiunti altri 100 miliardi volati via per colpa del repentino ribasso del prezzo del petrolio: un colpo letale per un’economia come quella russa legata per quasi il 60% alla vendita degli idrocarburi. Molti a Mosca pensano che anche il crollo del petrolio sia frutto di un complotto politico e non a caso si tanno riprendendo rapporti congelati da anni con l’Arabia Saudita per tentare di trovare una soluzione. Inviato personalmente da Putin il re saudita ha già annunciato una visita in Russia.
La crisi comunque è molto più grande di quanto possano dire le cifre. Il sanzionamento di aziende, banche, manager e politici sta creando un fenomeno molto perico-loso: gli istituti di credito russi hanno perso la possibilità di ottenere prestiti dalle banche occidentali; il blocco delle tecnologie americane ed europee per le trivellazioni particolarmente difficili sta limitando le capacità estrattive dell’industria energetica; la sparizione di componenti elettroniche mette in seria difficoltà l’industria, in particolare quella bellica. E i cittadini ne pagano le conseguenze in modo sempre più pesante. La svalutazione del rublo ha dimezzato il valore dei risparmi, lo Stato è stato costretto ad aumentare i prezzi di farmaci e dell’assistenza sanitaria. Per non parlare della borsa della spesa: la sparizione dei prodotti agricoli e caseari dei “paesi ostili” ha costretto ad aumentare la produzione locale che però non riesce ad essere all’altezza della richiesta né per qualità né per quantità, con il risultato dell’aumento di quasi il doppio dei prezzi nel giro degli ultimi sei mesi. E, al di là delle dichiarazioni ufficiali, Putin è ben consapevole del problema ma sente anche che non tutto il Partito delle sanzioni è compatto contro la Russia. Oggi, per esempio, incontrerà Alexis Tsipras, unico leader europeo che si espresso per l’abolizione delle sanzioni, forse in cambio di aiuti formalmente smentiti dal Cremlino. E seguirà le mosse della folta delegazione italiana, guidata dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, e dai vertici del meglio delle aziende italiane impegnate in Russia dalla Pirelli, a Finmeccanica, Eni, Enel, Intesa. Tutti impegnati insieme a Romano Prodi e all’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, in un forum dal titolo che non lascia dubbi: «Russia-Italia, legami storici troppo forti per essere recisi».