VARIE 18/6/2015, 18 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL PAPA E L’ENCICLICA VERDE
ANDREA TORNIELLI PER LA STAMPA
La terra, nostra casa comune, «protesta per il male che provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla». Serve una «conversione ecologica». La salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali di un’economia che persegue soltanto il profitto.
L’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco, 246 paragrafi divisi in sei capitoli, aggiunge un nuovo contributo alla dottrina sociale della Chiesa mettendo l’umanità di fronte alle sue responsabilità. È un testo articolato, in vari punti molto specifico, che attinge a piene mani dai documenti di molte conferenze episcopali e non si rivolge solo ai cristiani ma «a ogni persona che abita questo pianeta». Bergoglio, valorizza le parole dei predecessori e invita a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale» correggendo «i modelli di crescita» incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente.
Nel testo, dopo aver citato il contributo del «caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo», del suo invito «alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta» , il Papa propone il modello di san Francesco, dal quale si impara come siano «inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore». Francesco rivolge un appello alla «solidarietà universale», per «unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale».
La «nostra casa» inquinata
Il Papa affronta il tema dell’inquinamento: gli inquinanti atmosferici che «provocano milioni di morti premature» in particolare tra i più poveri; quello causato dai fumi dell’industria e dalle discariche, i pesticidi, l’inquinamento prodotto dai rifiuti. «La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia».
Francesco spiega che «esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico», dovuto per la maggior parte alla grande concentrazione di gas serra. L’umanità deve «prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento». Il Papa cita lo scioglimento dei ghiacci e la perdita di foreste tropicali. Gli impatti più pesanti «probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo» . «Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente».
Francesco affronta quindi la questione dell’esaurimento delle risorse naturali e dell’«impossibilità di sostenere l’attuale livello di consumo dei Paesi più sviluppati». Parla della «povertà di acqua pubblica che si ha specialmente in Africa». Di fronte alla tendenza «a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato», ricorda che «l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale». L’enciclica tratta quindi della perdita della biodiversità. Tra i luoghi che richiedono «una cura particolare, a motivo della loro enorme importanza per l’ecosistema mondiale», Francesco menziona «quei polmoni del pianeta colmi di biodiversità che sono l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai». Invita a non «ignorare gli enormi interessi economici internazionali che, con il pretesto di prendersene cura, possono mettere in pericolo le sovranità nazionali».
Il Papa parla del deterioramento della qualità della vita umana e della degradazione sociale, ad esempio nella «smisurata e disordinata crescita di molte città diventate invivibili» sia per l’inquinamento che per il caos urbano. Invitando a riflettere sulla «inequità planetaria», Francesco ricorda che «l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme» colpendo i più deboli. Problemi che «non trovano spazio sufficiente nelle agende del mondo». Per questo ricorda che «un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».
La soluzione, avverte il Papa non passa attraverso la «riduzione della natalità», che si vuole ottenere anche con «pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo». Esiste, aggiunge, un vero «debito ecologico» tra il Nord e il Sud: «Il riscaldamento causato dall’enorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi più poveri della terra». «È necessario che i Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere questo debito» ecologico, «limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai Paesi più bisognosi». Mentre i Paesi più poveri «hanno meno possibilità di adottare nuovi modelli di riduzione dell’impatto ambientale».
Queste situazioni richiedono un cambiamento di rotta, un «sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi». Francesco denuncia «la debolezza della reazione politica internazionale» e «molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti».
«I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria», oggi «qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta». Di fronte all’esaurimento di alcune risorse si va creando «uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni». La politica dovrebbe essere più attenta, ma «il potere collegato con la finanza» resiste a questi sforzi.
Il Papa riconosce che c’è diversità di opinioni sulla situazione e sulle possibili soluzioni. Cita due estremi: chi sostiene che «i problemi ecologici si risolveranno semplicemente con nuove applicazioni tecniche, senza considerazioni etiche né cambiamenti di fondo». E chi ritiene «che la specie umana, con qualunque suo intervento, può essere solo una minaccia e compromettere l’ecosistema mondiale, per cui conviene ridurre la sua presenza sul pianeta». La Chiesa su molte questioni concrete «non ha motivo di proporre una parola definitiva», «basta però guardare la realtà con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della nostra casa comune».
Il Vangelo della creazione
Nel secondo capitolo, Francesco invita a considerare l’insegnamento biblico sulla creazione e ricorda che «la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe» e che per risolvere i problemi è «necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità». La Bibbia «insegna che ogni essere umano è creato per amore, fatto ad immagine e somiglianza di Dio». «Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data», scrive Francesco, affermando che l’invito a «soggiogare la terra» contenuto nel Libro della Genesi non significa favorire lo «sfruttamento selvaggio» della natura. Siamo chiamati «a riconoscere che ogni «creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo». L’azione della Chiesa non solo cerca di ricordare il dovere di prendersi cura della natura, ma al tempo stesso «deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di sé stesso».
Il Papa invita a non «equiparare tutti gli esseri viventi» e a non «divinizzare» la terra. Francesco critica chi lotta «per le altre specie» ma non agisce allo stesso modo «per difendere la pari dignità tra gli esseri umani». «È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente».
Una crisi causata dall’uomo
Nel terzo capitolo dell’enciclica «Laudato si’» il Papa sottolinea la «radice umana» della crisi ecologica, concentrandosi sul «paradigma tecnocratico dominante». Scienza e Tecnologia «sono un prodotto meraviglioso della creatività umana», ma non possiamo «ignorare che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso DNA e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere». Anzi, «danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano». Ed è «terribilmente rischioso» che questo potere «risieda in una piccola parte dell’umanità».
«L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto... La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale. In alcuni circoli si sostiene che l’economia attuale e la tecnologia risolveranno tutti i problemi ambientali», allo stesso modo in cui si afferma che i problemi della fame «risolveranno semplicemente con la crescita del mercato». «Ma il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale».
Di fronte a tutto questo, la cultura ecologica «dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico». «Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale... Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo».
«Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso». E non è «neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto». La cultura del relativismo «è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto... È anche la logica interna di chi afferma: lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia». Se non ci sono verità oggettive e princìpi stabili, i programmi politici e le leggi non possono bastare per «evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente», perché «quando è la cultura che si corrompe», le leggi verranno intese solo come «imposizioni arbitrarie e come ostacoli da evitare».
Francesco tratta poi della necessità di «difendere il lavoro» umano, che non va sostituito con il progresso tecnologico. Il vero obiettivo nell’aiuto ai poveri «dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro». Il Papa ricorda che «le autorità hanno il diritto e la responsabilità di adottare misure di chiaro e fermo appoggio ai piccoli produttori e alla diversificazione» e perché vi sia vera libertà economica «a volte può essere necessario porre limiti a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario».
A proposito dell’innovazione biologica, sono prudenti i paragrafi dedicati agli OGM, sui quali «è difficile dare un giudizio generale». Il Papa ricorda che «le mutazioni genetiche sono state e sono prodotte molte volte dalla natura stessa. Nemmeno quelle provocate dall’essere umano sono un fenomeno moderno». Riconosce che l’utilizzo dei cereali transgenici, «in alcune regioni ha prodotto una crescita economica che ha contribuito a risolvere alcuni problemi», ma cita anche «significative difficoltà che non devono essere minimizzate», come «una concentrazione di terre produttive nella mani di pochi» e la tendenza «allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi». Occorre poi assicurare «un dibattito scientifico e sociale che sia responsabile e ampio, in grado di considerare tutta l’informazione disponibile». È inoltre «preoccupante», secondo Bergoglio, «il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica», ma allo stesso tempo giustifichino «esperimenti con embrioni umani vivi».
Per un’ecologia integrale
Nel quarto capitolo dell’enciclica Francesco ribadisce l’importanza di un approccio integrale «per combattere la povertà» e al contempo «prendersi cura della natura». «L’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa» . Il Papa parla di «ecologia sociale», ricordando che «diversi Paesi sono governati da un sistema istituzionale precario, a costo delle sofferenze della popolazione», e si «registrano con eccessiva frequenza comportamenti illegali». Anche dove esistono normative sull’ambiente, non sempre vengono applicate. Francesco cita quindi «l’ecologia culturale», e chiede attenzione per le culture locali. Invita a non «pretendere di risolvere tutte le difficoltà mediante normative uniformi», spiega la necessità di assumere la «prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture», perché «l’imposizione di uno stile egemonico di vita legato a un modo di produzione può essere tanto nocivo quanto l’alterazione degli ecosistemi».
Il Papa elogia poi «la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà». Fa esempi che riguardano le città: chi progetta edifici, quartieri e città dovrebbe servire «la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco» ascoltando il punto di vista degli abitanti del luogo. Francesco accenna al problema dei trasporti, all’inquinamento provocato dalle auto in città, alla priorità da dare ai trasporti pubblici che vanno però migliorati dato che in molte città si assiste a «un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza».
L’ecologia umana significa anche «apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità» e dunque «non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa». Dall’ecologia umana è inseparabile la nozione di «bene comune» che «presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili», tenendo conto dello sviluppo dei gruppi intermedi, a partire dalla famiglia.
Come agire
Nel quinto capitolo della «Laudato si’», Francesco definisce «indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia». Il Papa afferma che la «tecnologia basata sui combustibili fossili» deve «essere sostituita progressivamente senza indugio», osserva che «la politica e l’industria rispondono con lentezza» che i «vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative». I progressi sui cambiamenti climatici e la riduzione dei gas serra «sono deplorevolmente molto scarsi», anche «a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale». Il Papa mette in guardia da alcune strategie per combattere le emissioni di gas, che penalizzano i Paesi poveri con «pesanti impegni sulle riduzioni di emissioni», creando «nuova ingiustizia sotto il rivestimento della cura per l’ambiente».
Francesco accenna quindi alla «perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica» chiedendo «istituzioni internazionali più forti... con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra i governi nazionali e dotate del potere di sanzionare». Mentre ogni Stato deve vigilare nel suo territorio e incoraggiare le buone pratiche.
Francesco analizza la politica dei governi che rispondendo a interessi elettorali, «non si azzardano facilmente a irritare la popolazione con misure che possano intaccare il livello di consumo». E cita come esempio positivo lo sviluppo di «cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale», auspicando un ruolo maggiore delle organizzazioni e dei corpi intermedi della società. Il Papa scrive anche che è importante inserire lo studio sull’impatto ambientale «fin dall’inizio» in qualsiasi progetto o programma. Lasciando sempre «un posto privilegiato agli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli».
Bergoglio ricorda che «la politica non deve sottomettersi all’economia» e questa non deve sottomettersi alla tecnocrazia. A proposito della crisi finanziaria afferma: «Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza» che potrà solo generare nuove crisi. Francesco invita a «evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti». Di fronte «alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo», accettando «una certa decrescita in alcune parti del mondo», procurando risorse perché si possa crescere in modo sano da altre parti. Bergoglio osserva che «il principio della massimizzazione del profitto, che tende ad isolarsi da qualsiasi altra considerazione, è una distorsione concettuale dell’economia» e che «oggi alcuni settori economici esercitano più potere degli Stati stessi». Viene poi sottolineata «l’importanza dell’apporto delle religioni» nella soluzione dei problemi economici, sociali e ambientali.
Una spiritualità ecologica
Nell’ultimo capitolo dell’enciclica, Francesco invita a puntare su un altro stile di vita, per evitare che le persone finisca travolte dal «consumismo ossessivo» che «è il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico», nel quale si fa «credere a tutti che sono liberi finché conservano una pretesa libertà di consumare», mentre in realtà la libertà è solo di quella «minoranza che detiene il potere economico e finanziario». «L’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca».
Ma il Papa invita a guardare anche al positivo che già esiste, e alla possibilità per gli uomini di «ritornare a scegliere il bene». Ricordando che un cambio negli stili di vita può «esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale», come «accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione».
«La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini», ci troviamo davanti ad «una sfida educativa». E bisogna cominciare dalla piccole scelte quotidiane. Il Papa ricorda il ruolo educativo della famiglia alla cura per la vita e l’uso corretto delle cose. E se «alla politica e alle varie associazioni compete uno sforzo di formazione delle coscienze», questo compete anche alla Chiesa: Francesco spera che nei seminari e nelle case religiose di formazione «si educhi ad una austerità responsabile».
Il Papa chiede «una conversione ecologica», che riconosca il mondo «come dono ricevuto dall’amore del Padre». La spiritualità cristiana «incoraggia uno stile di vita... capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo». E «propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco». L’ecologia integrale richiede «un atteggiamento del cuore, che vive tutto con serena attenzione». Francesco suggerisce ad esempio di «fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti», invitando infine a saper contemplare il mistero «in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero». Qui è citato in nota, per la prima volta in un’enciclica papale, il maestro spirituale islamico sufi Ali Al-Khawwas. A conclusione della sua enciclica il Papa propone due preghiere, una «per la nostra terra» e un’altra «con il creato».
Nella nuova enciclica la vera rivoluzione è che per la prima volta un pontefice parla di ambiente e lo fa consigliando ai fedeli come comportarsi. Spegnere le luci, usare i mezzi pubblici e cucinare solo il cibo necessario per non buttarlo. Un’esortazione a quella "sobrietà necessaria" che fa bene sia ai cristiani che al pianeta
NOI NON SIAMO DIO LA TERRA CI È STATA DATA DOBBIAMO CUSTODIRLA
REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - Era stata anticipata (QUI IL TESTO INTEGRALE), ed era attesissima. Ma la presentazione ufficiale dell’Enciclica ’verde’ di Papa Bergoglio, Laudato Si’, si è tenuta solo oggi in Vaticano. Non c’era mai stata fino ad ora "un’intensa e prolungata attesa di un singolo documento. L’umanità ha dimostrato di aver desiderato questo documento", ha detto padre Lombardi, portavoce della sala stampa Vaticana.
Sono i ’comandamenti verdi’ di Francesco. E nell’Enciclica, l’ultimo capitolo stila un vademecum per educare al rispetto dell’ambiente. Tra gli esempi suggeriti dal Pontefice: "Evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quando ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico". Il Papa benedice perfino il ’car sharing’: "Condividere un medesimo veicolo tra varie persone". Tra i consigli ambientalisti anche quello di "piantare alberi e spegnere le luci inutili. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano".
RepTv News, Ansaldo: "Più bus e meno acqua, Francesco primo Papa verde"
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L’embargo era previsto alle 12, un’ora prima c’è stata la guida alla lettura alla presenza del metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas, il più grande teologo vivente dell’ortodossia, in rappresentanza del patriarca Bartolomeo. E’ il primo caso nella storia di un’enciclica del Papa di Roma presentata da un alto rappresentante di un’altra Chiesa cristiana. Francesco ha sempre riconosciuto infatti di essere stato ispirato per questa enciclica dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, autore di precedenti testi sulla cura del creato.
Enciclica, i comandamenti verdi di Francesco: "Popolo ha pagato per salvataggio banche"
Il metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas e il cardinale Peter Kodwo Appiah, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace
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Alla conferenza anche il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, e due specialisti della materia di fama mondiale: i professori John Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, e Carolyn Woo, presidente del Catholic Relief Services e già decano del Mendoza College of Business, University of Notre Dame, Usa. Nell’Aula del Sinodo c’erano poi una maestra romana, Valeria Martano, insegnante da vent’anni nelle periferie della Capitale, e due romani, Marco Francioni e Giovanna La Vecchia.
Durante la presentazione è apparsa anche Cristoforetti. Una fotografia dell’astronauta è stata è stata proietttata sul grande schermo, AstroSamantha che dalla sua missione, recentemente conclusa, mostra un cartello con sopra scritto: "Cambiate i cambiamenti climatici".
La nota scritta a mano. Un’introduzione, sei capitoli e due preghiere conclusive. E’ la prima Enciclica tutta di papa Francesco. "Il testo completo dell’Enciclica è stato inviato a tutti i vescovi del mondo due giorni fa, con una piccola nota scritta a mano dal Papa come segno della comunione ecclesiale", ha spiegato padre Lombardi. "Caro fratello - scrive Bergoglio nel biglietto autografo - nel vincolo della carità unita e pace in cui viviamo come vescovi ti invio la mia lettera accompagnata dalla mia benedizione, uniti nel Signore e per favore non dimenticarti di pregare per me".
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La divulgazione attraverso il web. "Il Papa ha voluto dare una particolare rilevanza ecclesiale a questa Enciclica - ha detto Lombardi -. Da circa un mese, approfittando del web, Francesco ha cominciato a preparare l’Enciclica con i Vescovi di tutto il mondo". Due giorni fa, poi, "ha inviato a tutti i Vescovi una mail con la quale ha consegnato l’Enciclica. Ognuno ha ricevuto una sua nota personale".
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L’obiettivo dell’Enciclica. Secondo il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, lo scopo del Laudato Si’, "Non è quello di intervenire" sul dibattito scientifico ma "nella prospettiva dell’Enciclica è sufficiente che l’attività umana sia uno dei fattori che spiegano i cambiamenti climatici perché ne derivi una responsabilità morale grave di fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre il nostro impatto e scongiurare gli effetti negativi sull’ambiente e sui poteri".
La speranza. "Papa Francesco riconosce che nel mondo si va diffondendo la sensibilità per l’ambiente e la preoccupazione per i danni che esso sta subendo. In base a questa constatazione, mantiene uno sguardo di fiduciosa speranza sulla possibilità di invertire la rotta" ha detto il cardinale Peter Turkson.
I tweet del Papa. Durante la presentazione in assenza di Francesco, su Twitter sono apparsi una serie di pensieri.
Popoli hanno pagato prezzo salvataggio banche. Già il "salvataggio a ogni costo delle banche è stato fatto pagare alla popolazione": Oggi non facciamo pagare ai popoli il prezzo della crescita ad ogni costo, "rallentiamo il passo", e puntiamo a uno "stile di vita" conciliabile con la difesa integrale dell’ambiente e della vita di tutti i popoli, scrive il Papa. "Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale". Francesco critica apertamente il laissez-faire che costituisce il caposaldo del liberismo economico quando bolla come "relativismo": "La finanza soffoca l’economia reale. Il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale".
Rischio di guerra con armi nucleari. "La guerra causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche" scrive Bergoglio in un passaggio diverso dalla bozza pubblicata recentemente su Internet. "Si richiede dalla politica una maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti", scrive francesco.
Controllo dell’acqua fonte di guerra. E’ "prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo" continua papa Francesco definendo l’accesso all’acqua potabile e sicura "un diritto umano essenziale, fondamentale e universale". La "povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa" e "un problema serio è quello della qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno".
Serve decrescita. "E’ arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti" continua Francesco. "Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita", scrive francesco. Il Papa precisa: "Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo e recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane".
Media e scienziati parlano comodi a casa loro. Il degrado ambientale che colpisce soprattutto gli "esclusi", sembra una "appendice", nelle discussioni di tanti "professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere" lontani dalle aree interessate, "senza contatto diretto coni loro problemi" afferma l’Enciclica.
Il futuro a rischio. "Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia" si legge nel Laudato si’. "Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi" spiega Bergoglio, "lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi".
Indispensabili istituzioni mondiali più forti. Invertire il degrado ambientale e creare sviluppo sostenibile rende "indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti e efficacemente organizzate", nell’enciclica il Papa ricorda la proposta di Ratzinger di una Autorità politica mondiale.
No cereali transgenici e vivisezione. "L’estendersi delle coltivazioni di cereali transgenici distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente o il futuro delle economie regionali" denuncia papa Francesco. Secondo Francesco, "qualsiasi uso e sperimentazione esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione". Per questo definisce "contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita".
Proprietà casa fondamentale. "La proprietà della casa ha molta importanza per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie. Si tratta di una questione centrale dell’ecologia umana". "La mancanza di alloggi è grave in molte parti del mondo - aggiunge Bergoglio -. Non soltanto i poveri, ma una gran parte della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria".
Scomparsa di cultura è più grave di estinzione specie. "E’ indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. Non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi".
Una rivoluzione ecologica. Il Papa chiede "una rivoluzione ecologica", nuovi stili di vita a apre anche alla possibilità di "esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale". "E’ questo - scrive Bergoglio - ciò che accade quando le scelte dei consumatori riescono a modificare il comportamento delle imprese".
Trasporto pubblico. Il trasporto pubblico è un "trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza" scrive papa Francesco in uno dei passaggi. "Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti".
REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - Papa Francesco sceglie una maestra che da vent’anni insegna in una periferia di Roma per presentare al mondo, in un’aula del Sinodo stracolma, la sua enciclica Laudato si’. Insieme a lei, anche un giovane e una donna finora sconosciuti ai media, chiamati a testimoniare il degrado ambientale e umano delle città e i "segni di speranza" legati all’impegno per il bene comune. I loro volti diventano l’emblema della missione lanciata dal Papa per quella che nell’enciclica viene definita "ecologia integrale": "È fondamentale - scrive Bergoglio - cercare soluzioni integrali che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e una sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale". E la maestra Valeria Martano ha coniugato questo monito nel contesto delle grandi metropoli che "stanno assumendo il volto di città polarizzate": "Anche l’ecologia urbana - ha detto - rappresenta una sfida per noi cristiani".
"Oggi la Terra, nostra sorella, maltrattata e saccheggiata, si lamenta e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti i poveri e di tutti gli ’scartati’ del mondo", ha affermato il cardinale Kodwo Appiah Turkson, il presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace che, per ammissione dello stesso Bergoglio, è stato uno degli ispiratori dell’enciclica e che ha introdotto il testo alla stampa sottolineando una "natura magisteriale, pastorale e spirituale, la cui portata, ampiezza e profondità non possono essere ridotte all’ambito delle sole politiche ambientali".
Laudato si’: l’enciclica di papa Francesco raccontata con le immagini
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Per la prima volta, a presentare un testo pontificio c’era anche un rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dopo che Bergoglio ha sottolineato in diverse occasioni di essersi ispirato nel suo lavoro alle parole del patriarca Bartolomeo, citato più volte nel testo: "Un segno di speranza, ma anche una responsabilità comune delle Chiese cristiane rispetto al tema della tutela del creato", lo ha definito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. John Zizioulas, metropolita di Pergamo, ha lodato il "significato sociale" dell’enciclica e ha auspicato l’istituzione di una giornata annuale che accomuni nella preghiera per il creato i cristiani di tutte le confessioni religiose: "Il peccato ecologico - ha detto - non è soltanto contro Dio ma contro il vicino e non solo contro gli altri del nostro tempo ma contro le future generazioni. Non chiediamo un ascetismo ecologico ma un atteggiamento realistico che porti a ridurre i consumi".
A chi ha contestato la presa di posizione di rappresentanti religiosi su temi di rilevanza scientifica ha replicato Turkson, chiamato in causa sull’intervento dei candidati repubblicani alle primarie Usa: "Hanno detto che non vogliono ascoltare il Papa? Possono farlo, c’è libertà. Ma se l’obiezione è sul fatto che il Papa non è un esperto, non ci risulta che nemmeno loro siano scienziati. La religione ha il solo ruolo di incoraggiare il dialogo tra fede e religione". E i dati scientifici a supporto delle tesi del Papa sono stati offerti dai professori John Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, e Carolyn Woo, presidente del Catholic Relief Services e già decano del Mendoza College of Business, dell’Università statunitense di Notre Dame.
Laudato si’: così hanno restaurato il manoscritto che ha ispirato il Papa
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"Il Papa ha elaborato l’enciclica personalmente ma non in solitudine", ha confermato padre Lombardi. Un’altra innovazione, in questo senso, è stata legata alla sinodalità telematica voluta da Francesco: dalle conferenze episcopali di tutto il mondo - dal Giappone al Brasile, dalla Nuova Zelanda al Paraguay - sono arrivati via mail contributi che il Papa ha valutato e in diversi casi citato. Sempre via mail, a due giorni dalla pubblicazione, Bergoglio ha voluto che il testo venisse inviato in anteprima a ciascuno dei vescovi ordinari di tutto il mondo, accompagnato da un biglietto che il pontefice aveva scritto a mano nelle diverse lingue e che si rivolge a ciascun presule chiamandolo "caro fratello". L’approccio telematico continua poi nel giorno dell’uscita dell’enciclica, con l’account @pontifex che per tutta la giornata è stato programmato per invadere i social network con un tweet.
ANDREA RICCARDI SULL’ENCICLICA
Alla notizia di un’enciclica sull’ecologia, qualcuno ha ironizzato sulla sortita verde del Papa in un campo opinabile. In realtà i testi pontifici su temi di attualità hanno sempre suscitato critiche. Di che s’immischia la Chiesa? — fu la reazione alla prima enciclica sociale nel 1891, la Rerum novarum , di Leone XIII (poi celebratissima). Nel 1967, molte critiche furono fatte alla Populorum progressio di Paolo VI. Perché il Papa discuteva di sviluppo? Infatti Montini, accusato di terzomondismo, aprì la questione degli ingiusti rapporti tra Nord e Sud del mondo. Papa Francesco, con Laudato si’, situa nell’alveo delle «encicliche sociali» dei predecessori (molto citati nel suo testo). Come loro, lancia un messaggio di responsabilità e speranza: «l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune». L’originalità è il tema ecologico. Anzi il Papa rivisita l’idea di «bene comune», cara ai cattolici: è la «casa comune», l’ecologia ambientale, culturale e umana.
C’è fretta! — dice. La velocità delle azioni umane sull’ambiente contrasta con «la naturale lentezza dell’evoluzione biologica». Politica, scienza e cultura non colgono l’urgenza, perché «la frammentazione del sapere... conduce a perdere il senso della totalità». Mancano visioni globali. Karol Wojtyla, che era un poeta, scriveva: «Io credo tuttavia che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di visione». Per Paolo VI, nella Populorum progressio , «il mondo soffre per mancanza di pensiero». Francesco propone una visione problematica del mondo globale: l’umanità trascinata da una invisible hand , in cui «diventa difficile fermarsi per recuperare la profondità della vita».
Il Papa chiama la politica ad agire «con una visione ampia» e un «nuovo approccio integrale». L’enciclica è anche un manifesto di buona e nuova politica. Il Papa «francescano» crede molto alla funzione della politica, non sottomessa «alla tecnologia o alla finanza». Anche se dice che alcuni settori economici sono più potenti degli Stati. E si cominciano ad avvertire le loro opposizioni alle idee del Papa. L’economia non deve governare a fronte di politiche e Stati indeboliti. È convinzione di Bergoglio, dagli anni argentini, che gli Stati debbano riprendere la loro funzione regolatrice. La politica però ha bisogno di visione: «non rinunciamo a farci domande sui fini e sul senso di ogni cosa» — conclude Francesco. L’enciclica propone un grande dibattito sul futuro del pianeta: «abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti...». È la nuova funzione del Papa: porre questioni alla coscienza contemporanea. La Chiesa, su molti problemi, non ha certo una parola definitiva scientificamente: «basta però guardare la realtà con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della nostra casa comune».
Si sente il peso della lunga esperienza umana e storica della Chiesa. È la legittimazione con cui Paolo VI si presentò all’Onu nel 1965: «Noi, quali esperti di umanità...». La Chiesa conosce il mondo nelle sue pieghe, le periferie inabitabili e i mondi agricoli degradati. Ascolta «i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta». Accanto a osservazioni sull’ambiente, l’enciclica è una vera invettiva contro chi pone sé e i propri interessi al centro. Francesco parla di «antropocentrismo assoluto e relativismo pratico». Da qui nasce la logica di chi afferma: «lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia...»? Il Papa guarda ai bambini sfruttati sessualmente e agli anziani abbandonati. Si chiede: «che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati o di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativista che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli... o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori?». Con l’autorità del Papa proclama: «Noi non siamo Dio. La terra ci precede.... E ammonisce: stiamo distruggendo la terra e creando una società violenta e conflittuale.
Ci vuole un nuovo «progetto comune». Un dibattito rinnovato sull’ecologia aiuterà. Ma bisogna andare alla radice umana della crisi. Gli abitanti della terra devono cambiare stile di vita. La Chiesa, con venti secoli di storia (e ritorna il tema dell’esperienza), è in grado di contribuire a una «spiritualità ecologica», rivalutando sobrietà e senso di responsabilità verso la terra e gli altri. Non basta parlare di ecosistemi, ma ci vogliono valori spirituali, come la «sana sobrietà» e la «felice umiltà». Il Papa osserva: «La scomparsa dell’umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto... può solo finire col nuocere alla società e all’ambiente». Ogni passo dell’uomo può migliorare o peggiorare la società e la terra, perché «abbiamo bisogno gli uni degli altri» — conclude Francesco. Così la prima enciclica di questo Papa passa «francescanamente» dal guardare all’ambiente a proporre la fraternità universale.
DALLA STAMPA DI STAMATTINA
L’abbraccio al Papa
in una piazza blindata
Anche i residenti dovranno mostrare i documenti di identità
Noemi Penna
Papa Francesco blinda piazza Vittorio. Il cuore della movida si sta trasformando per accogliere pellegrini e fedeli nel migliore dei modi, con non pochi disagi per i residenti. Per la prima volta a Torino, per la visita di un papa, per entrare a casa propria bisognerà esibire i documenti.
Otto varchi
L’altare dà le spalle alla Gran Madre e sarà abbracciato dal porticato più lungo d’Europa, sigillato per l’occasione. Domenica, per accedere alla piazza, bisognerà oltrepassare uno degli otto varchi presidiati dalle Forze dell’ordine: si trovano in via Bonafous, via della Rocca, via Plana, via Principe Amedeo, via Bava, via Vanchiglia, via Giulia di Barolo e via Po, all’altezza di via delle Rosine e via Sant’Ottavio. Le sbarre chiudono presto, intorno alle 6,30. Da quel momento, e solo fino alle 9, potranno entrare in piazza i fedeli e pellegrini con posto messa assegnato (il varco da cui accedere è riportato sull’invito), i residenti, i commercianti e i loro dipendenti, solo se muniti di pass. Bergoglio entrerà in piazza a bordo della papamobile per due volte: alle 10,30 per celebrare messa, che sarà seguita dall’Angelus; poi, alle 18 per incontrare i giovani.
Le regole
Chi abita in piazza Vittorio, o nel tratto di via Po rientrante nell’area rossa, ma non ha l’indirizzo riportato sulla carta d’identità, dovrà dimostrare ai varchi il proprio domicilio presentando l’atto di proprietà, il contratto d’affitto, una bolletta o un qualsiasi altro tipo di documento a proprio nome inerente l’abitazione. Anche gli ospiti potranno entrare prima delle ore 9, ma solo se accompagnati da un residente. Stesse modalità per l’incontro con i giovani del pomeriggio, con accesso consentito dalle 15 alle 17. I dipendenti dei locali potranno accedere sempre, esibendo il pass, in base al turno di lavoro. I disabili senza invito potranno usufruire delle due aree protette allestite sotto i maxischermi di piazza Castello. Sino alle 22, o comunque fino alla fine della pulizia della piazza, sarà consentita solo l’uscita pedonale. Chi deve assistere un parente o un disabile residente nella zona rossa, impossibilitato a recarsi al varco per accogliere l’ospite, dovrà presentare una delega, con carta d’identità e richiesta firmata.
Il traffico
La trasformazione di piazza Vittorio in realtà partirà da venerdì notte. Via i ventidue dehors, così come i bidoni dell’immondizia e ogni altro tipo di arredo. Sabato i tavolini potranno stare esclusivamente sotto i portici e ogni tipo di somministrazione dovrà essere sospesa a mezzanotte. I Murazzi saranno sigillati dalla mezzanotte di sabato alle 20 di domenica. Il parcheggio sotterraneo chiude alle 21 di sabato, così come il traffico: nessuna macchina potrà circolare in piazza Vittorio, via Po (l’attraversamento fra via Rossini e via Accademia Albertina rimane aperto sino alle 2), ponte Vittorio Emanuele I, corso Cairoli, lungo Po Diaz e Cadorna. I bus saranno deviati dalla notte fra venerdì e sabato: piazza Vittorio non sarà raggiunta dai Night Buster e, da inizio servizio, dalle linee 7, 13, 15, 16, 30, 53, 55, 56, 61, 70 e Star 2.
MASSIMO NUMA
Oltre mille agenti
schierati per la sicurezza
dell’imprevedibile Bergoglio
Massimo Numa
Sarà l’inizio di una giornata indimenticabile, quando l’aereo con a bordo papa Francesco atterrerà, alle 8 precise, nell’aeroporto «Sandro Pertini» di Caselle. Una giornata storica e interminabile, con migliaia e migliaia di torinesi e non solo, vicini al pontefice. Accolto dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, dal prefetto Paola Basilone e dal sindaco Piero Fassino. Dopo una serie infinita di riunioni-fiume in questura, il programma della visita è stato definito nei minimi dettagli. Ma i percorsi del corteo papale potranno variare in base alle situazioni che via via si creeranno per ragioni di sicurezza o per qualche fattore imprevisto che possa in qualche modo cambiare la scaletta. Il capo di gabinetto della questura, Rosanna Lavezzaro, ha ieri sera completato l’ordinanza finale, sotto la supervisione del questore Salvatore Longo. Polizia, carabinieri, Finanza e vigili urbani sono stati mobilitati per far sì che la visita di Francesco si svolga in un clima sereno. Resta l’incognita dell’imprevedibilità del papa, notoriamente incline a infrangere il protocollo per avvicinarsi ai fedeli o per una sosta fuori programma.
Oltre mille uomini
Il dispositivo conta su oltre mille uomini, anche se il numero reale è coperto dal segreto. Sui tetti e nelle zone scoperte, operano i reparti speciali, gli snipers, i tiratori scelti. Ingente anche il numero di personale in borghese, saranno confusi tra la gente. É una procedura standard, nel segno del massimo livello di prevenzione; senza in teoria escludere alcuna ipotesi, dall’attentato sino all’azione isolata di uno squilibrato. Gli agenti della gendarmeria vaticana, il team che segue sempre il papa durante i viaggi, affiancherà le forze dell’ordine in ogni istante. Gli analisti dei servizi segreti da mesi valutano gli scenari del tessuto sociale torinese, in relazione all’arrivo di Bergoglio, in contemporanea con l’Ostensione della Sindone. Gli elicotteri controlleranno dall’alto percorsi e spostamenti imprevisti. Aumentano i presidi e la sorveglianza delle stazioni ferroviarie, dell’aeroporto e delle vie di comunicazioni più importanti e cura della polizia ferroviaria e della Stradale.
Percorso e orari
Tanti i momenti in cui Bergoglio sarà a stretto contatto con la folla; il percorso del corteo papale sarà chiuso al traffico sino alla conclusione del programma; in piazza Rebaudengo, Francesco scenderà dalle blindate, sotto una scorta imponente e salirà a bordo della papa-mobile. Transenne e blocchi impediranno, in questa fase, un contatto diretto, rinviato alla sosta in Duomo e agli eventi successivi, cioè la messa in piazza Vittorio Veneto e la sfilata in centro, da piazza Castello, in via Roma, piazza San Carlo, poi di nuovo via Roma, via Po e piazza Vittorio.
Difficile stabilire orari precisi al secondo. L’esperienza insegna che Francesco sa come «guidare» le visite in base alla sua straordinaria sensibilità, sa come cogliere l’attimo in cui è necessario fermarsi, scendere magari, salutare le persone, i bambini, i malati, lontano dalle cautele e dai timori di chi ha il compito di proteggerlo e dai cerimoniali troppo rigidi. Alle 13 il pranzo in Arcivescovado con i detenuti del Ferrante Aporti poi la tappa alla Consolata, al Cottolengo e di nuovo in piazza Vittorio per un meeting dedicato ai giovani; gli uomini delle scorte seguiranno in parte anche a piedi il percorso del papa, circondato dalle comunità cattoliche di tutto il Piemonte.