Paolo Siepi, ItaliaOggi 18/6/2015, 18 giugno 2015
PERISCOPIO
Presidenziali americane, Jeb Bush pronto a sfidare Hillary Clinton. Tutta gente che ha un futuro alle spalle. Gianni Macheda.
Renzi: «Fossi in Marino non sarei tranquillo». Bei tempi quando li cacciava con serenità. Il rompi-spread. MF.
«I profughi malati di scabbia tra i mosaici del mezzanino» (il Giornale, 12, 6). Già avvistati alcuni mosaici che si grattavano. Marco Travaglio. Il Fatto.
Casson è un senatore della Repubblica, ha fatto una legittima battaglia dentro il Pd con le primarie ma non aveva il phisique. Glielo ho detto mille volte: lascia perdere, facciamo i padri nobili. È il momento di facce nuove, di gente che rappresenti il rinnovamento, estranea a tutte le puntate precedenti. Ma Casson niente. Ha deciso che il rinnovamento era lui, non avrai altro rinnovamento che me. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia. La Repubblica.
Bersani. Non possiamo presentarci come ti presenti tu. Ti faccio un esempio: ’sto sigaro che tieni in bocca... quando vai per televisione, ma lo vuoi buttare questo sigaro? Vincenzo De Luca, neopresidente della Regione Campania.
I Buzzi e i Gramazio, i Coratti e gli Odevaine sono qui, a un passo, quasi anonimi nella folla anonima. Non hanno né il carisma né la visibilità dei loro padri nobili, la loro fedeltà a una parte politica, la loro facciata. Non hanno più la faccia. «Quello viene dalla strada!» dice Carminati di Tredicine, «lui è serio, e poi è uno che è poco chiacchierato, nonostante faccia un milione di impicci... è uno che è poco chiacchierato e questo è importante... lui chiacchiere poche... vuol dire che è serio». È questa «serietà», di cui pochi chiacchierano e nessuno si stupisce, la forza di corrotti e corruttori. Il vero vantaggio di chi, anche mentre Gramazio e soci sono in carcere, continua «a magnasse» Roma. L’inchiesta giudiziaria rischia di travolgere il sindaco di Roma, Marino, non perché colluso, ma perché debole. Francesco Rutelli e Walter Veltroni hanno sfidato Silvio Berlusconi; hanno perso, però avevano la stoffa per entrare a palazzo Chigi. Nessuno lo direbbe dell’ex chirurgo, primo cittadino situazionista. Stefano Cingolani. Il Foglio.
Il popolo iraniano è stato devastato da un conflitto neppure troppo remoto. Non c’è famiglia che non pianga un caduto di quella guerra consumatasi dall’estate 1980 all’agosto 1988 e tutto quel dolore - coi ragazzini che si lanciavano all’assalto brandendo le chiavi del Paradiso (di plastica, prodotte in Cina) - non è diventato odio perché gli iracheni oggi non sono considerati nemici ma fratelli della grande alleanza sciita. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore. Il Fatto.
Ieri in un archivio notarile ormai abbandonato mi sono imbattuto in un vecchio documento. Era un foglio matricolare di un soldato del 1850 che veniva congedato per «Pallore minchiale». Mi sono incuriosito da questa motivazione. Ho trovato un trattato di igiene e sanità del 1875 dove c’era un capitolo breve (ma bello) dedicato al pallore dei coglioni. Che interessava l’1 per cento degli iscritti alle liste di leva. Dovuto a una carenza di vitamina T, la vitamina che non esiste. Per cui era un disturbo di causa ignota. All’inizio del Novecento tanti con il pallore dei coglioni poterono esibirsi nei circhi. Alcuni non avendo questa caratteristica se li dipingevano di bianco. Ecco, il pezzo di oggi della mia rubrica è questo. Maurizio Milani, scrittore satirico. il Foglio.
Dublino. La Coca-Cola al pub ha il buon sapore della birra scura. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori, 1987.
Nonostante le prescrizioni del Concilio di Trento, ancora alla fine del Cinquecento, la città di Novara poteva a buon diritto vantarsi d’avere il clero più gaudente e spensierato d’Europa: i frati più intriganti, le monache più mondane, i canonici più grassi, gli abati più felici, i parroci più ricchi. Sebastiano Vassalli, La chimera. Rizzoli, 2014.
Adoro Milano e l’Italia a tal punto da aver scelto per i miei figli maschi i nomi italianissimi di Fabio e Matteo (la femmina invece si chiama Charlotte). Mi piacciono il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele, la moda e il design, ma pure il risotto alla milanese, la polenta con l’ossobuco in umido e la pizza del ristorante Paper Moon. Corono il mio catalogo culinario con carbonara e cannòli siciliani. Jonas Kufmann, tenore bavarese. (Enrico Parola). Corsera.
Le vie di comunicazione cancellate, i ponti abbattuti, i porti vuoti di navi, le strade vuote di macchine che non fossero quelle dei tedeschi o del potere sempre più incattivito, mano a mano che ci si avviava a concludere. Alla fine delle guerra ero un uomo nuovo, avevo compreso il valore della democrazia, avevo imparato a godere più delle cose semplici dell’esistenza. Alcuni giorni trascorsi come prigioniero dei tedeschi, con gravi imputazioni, erano stati come la ciliegia sulla torta. Da allora, la nostra religione fu di cercare di impedire che l’Italia potesse ricadere nelle mani di coloro che l’aveva crocefissa per tanto tempo. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.
Nel bassopiave i servitori e i servitori dei sottoservitori si affidano massicciamente al superenalotto grattaevinci e videpoker. Più aumenta il capitale monetario nella campagna, più aumenta esponenzialmente l’insopportabile piagnisteo giornaliero della campagna, così da far apparire incredibilmente pezzente, chi pezzente non è, o almeno non in senso materiale. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.
Quando Alessia, la nostra colf, ci disse che non se la sentiva più di venire d’inverno in bicicletta, le proponemmo subito la soluzione «cinquecento», ma lei non voleva saperne di imparare a guidare e allora noi, che eravamo molto affezionati a questa brava donna, facemmo una cosa molto semplice. Presi da un raptus, andammo ad abitare dalle sue parti. Luca Goldoni, È gradito l’abito scuro. Mondadori, 1972.
Se il dito indica la Luna, la Luna che cosa indica? E se l’indice indica un altro indice, il medio che cosa indica? Massimo Bucchi, scrittore satirico. ilvenerdì.
Mio fratello Leo, che aveva otto anni, partecipava a queste esercitazioni; lo vidi marciare lungo il campo di tennis con un Panzerfaust sulla spalla, la faccia seria come la può avere soltanto un bambino. Heinrich Böll, Opinioni di un clown. Mondadori.
L’egoista, in fondo, è uno che si fida solo di se stesso. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 18/6/2015