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 2015  giugno 17 Mercoledì calendario

«Il flusso e riflusso quotidiano, che dava a Palazzo Venezia quella fittizia e apparente calorosa vita di “cuore” della nazione, era costituito dalle “udienze” de duce, delle quali io ero il continuo - mi si passi il termine - macchinista

«Il flusso e riflusso quotidiano, che dava a Palazzo Venezia quella fittizia e apparente calorosa vita di “cuore” della nazione, era costituito dalle “udienze” de duce, delle quali io ero il continuo - mi si passi il termine - macchinista. «Voglio dare un’idea di quale fosse la giornata-tipo del duce perché si possa capire quale fondamentale importanza avessero le “udienze” nella sua vita. Essendo, praticamente, egli solo il supremo e insindacabile capo dello Stato, doveva interessarsi, o almeno far finta, di ogni grande e minimo ingranaggio della Nazione; così come la Nazione, dal canto suo, pur magari procedendo al di fuori del fascismo in molti campi, doveva scrupolosamente sottoporre al dittatore anche la più insignificante decisione tecnica o burocratica. Io, quotidianamente, davanti al continuo e disparato materiale che veniva portato al duce, e davanti a quell’ininterrotto susseguirsi di tecnici, diplomatici, ministri, professionisti, generali, prelati, milionari, rappresentanti di ogni settore artistico, politico o industriale, avevo la netta sensazione - come forse nessun’altro italiano - di quanto grave fosse la situazione del paese, sottoposto ad una dittatura che non era soltanto dittatura politica, ideologica e militare, ma era anche la dittatura sui motori a scoppio, sul borace, sui cerchioni delle biciclette, sulle traduzioni dal latino, sulle macchine fotografiche, sulle ghiacciaie, sulle lampadine elettriche, sulle fabbriche di gazzose. aprivo e chiudevo meccanicamente la porta di un uomo solo ed isolato che cercava disperatamente, durante tutto il giorno, di stare a contatto con una Nazione che gli sfuggiva, con problemi che egli faceva finta di conoscere, con uomini che, il più delle volte, venivano ad ingannarlo o a farsi ingannare. «L’”udienza” - con relativa fotografia del gruppo sul giornale - era il mezzo con cui Mussolini e l’Italia volevano illudersi di andare c’accordo. Io aprivo e chiudevo la porta senza pensare”» (Quinto Navarra, Memorie del cameriere di Mussolini, Longanesi & C, Milano 1946)