Paolo Ottolina, Style 17/6/2015, 17 giugno 2015
NOMOFOBIA
Intanto il nuovo vocabolo. Che i più hanno ormai inserito nel loro lessico personale: la nomofobia. No-mo-fo-bia: una tecno-nevrosi figlia del XXI secolo. In parole povere: l’ossessione del cellulare, l’impossibilità di vivere lontano dalla connessione a internet e al continuo afflusso di notiziole, post, tweet e messaggio assortiti. E se uno vuol provare a guarire? Può tirare fuori dal cassetto il vecchio Nokia 3310. O comprare il NoPhone: sembra un modello minimalista ma è un blocco di plastica che non fa assolutamente nulla. Neppure telefonare.
Ma siamo realistici: per gli smartphone-addicted queste sono idee impraticabili. Quelle più efficaci, in un paradosso perverso, sono le nuove app. Cioè: per disintossicarsi dallo smartphone ci vuole uno smartphone. Su cui siano installate le nuove app per la purificazione digitale.
Dalla più soft iDont che stoppa le notifiche invasive per un tempo limitato, alla drastica Digital Detox che disabilita del tutto lo smartphone, anche per più giorni. Prima di lanciarvi magari fate un test di quanto grave è la situazione: Moment registra quanti minuti usate ogni giorno iPhone e iPad. Anche in versione familiare: per monitorare figli e consorte. Se il cazzeggio compulsivo su internet ha ammazzato la vostra produttività installate Freedom (per Mac, Windows e Android): vi tiene offline finché non lo disattivate. Se è Facebook la vostra droga, provate Anti-Social (per pc, Mac e Linux). Ma ci sono anche Offtime, Flipd, Digital Detach, App Detox e Breakfree. C’è un app per tutto, come si dice. Tranne per il capo che manda una mail, un whatsapp dopo cinque minuti («hai visto la mail?») e dopo altri cinque vi chiama: «Ti ho mandato una mail e un whatsapp, non li hai letti?».